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(ASI) Dal caotico susseguirsi di proiezioni e dati ufficiali parziali usciti ieri, a margine del voto, emerge qualche dichiarazione evidentemente troppo affrettata da parte dei politici. Il vice-segretario del Pd, Enrico Letta, per esempio, affermava dopo aver appreso che i risultati non consentono alla sua coalizione di avere una solida maggioranza in Senato: "Se questo fosse lo scenario, temo che si cambia la legge elettorale e si va a votare immediatamente". Ipotesi evocata anche da Stefano Fassina, responsabile del settore Economia e Lavoro del Pd.

Costituzione italiana alla mano, l'avverbio immediatamente appare però usato in modo poco cauto. Vi è, del resto, un ostacolo insormontabile che impedisce al presidente della Repubblica di sciogliere le Camere e indire nuove elezioni. L'ostacolo ha un nome, "semestre bianco", che origina dall'articolo 88 della Costituzione. Il quale spiega chiaramente che il Capo dello Stato, negli ultimi sei mesi del suo mandato (nel "semestre bianco", appunto), non può sciogliere le Camere, a meno che il semestre coincida in tutto o in parte con la fine naturale della legislatura.

Morale della favola: l'idea di ritornare "immediatamente" alle urne è inattuabile, poiché Napolitano in questa fase del suo mandato non ha i poteri per sciogliere le Camere che andranno formandosi dal voto. Sarà il nuovo Parlamento, invece, a dover far fronte sin da subito a preminenti decisioni. Su tutte, proprio quella di dover individuare (insieme ai rappresentanti delle Regioni) il successore di Napolitano. Prima ancora tuttavia, avrà un compito altrettanto cruciale, ossia eleggere i due nuovi presidenti di Camera e Senato.

E qui viene il bello. Chi saranno coloro i quali che verranno nominati a svolgere le tre più alte cariche dello Stato? Considerata l'eterogenea mappa che esce dalle urne, appare oltremodo ostico rispondere a questa domanda. La cospicua presenza di grillini all'interno di Camera e Senato, una novità assoluta, rende difficilissimo formulare ipotesi. Di quasi nessuno di loro si conoscono i volti, i retroterra culturali, le aspirazioni di vita e neanche le debolezze. Elementi personali, questi ultimi tre, che determinano la visione del mondo e le scelte (anche politiche). Quel che si sa è soltanto che essi condividono quei sentimenti diffusi intercettati da Grillo, ossia tanta insofferenza anti-casta e qualche proposta di dubbia applicabilità e di dubbio beneficio sociale. Molto poco per prevedere a chi vorranno affidare il compito di rappresentarci nelle tre più alte cariche dello Stato.

Esclusa dunque l’ipotesi di un ritorno immediato alle urne, non ci resta che assistere, come sempre impotenti, all’evoluzione di questo quanto mai frastagliato quadro politico.

Federico Cenci – Agenzia Stampa Italia

 

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