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Italia. L’arresto del Pussy Riot nostrano fa poco notizia
(ASI) Nel cuore di Roma, sabato scorso, si è consumata una scena di vera e propria follia. Protagonista un trentenne, V.D.P., già noto alle forze dell’ordine in quanto appartenente al gruppo di figuranti “centurioni” che affolla i pressi del Colosseo per farsi fotografare abusivamente dai visitatori in cambio di denaro.
L’uomo ha dapprima aggredito alcune turiste, per poi dirigersi dentro la chiesa di Santa Francesca Romana durante una messa, dove ha urlato improperi, ha devastato vasi, colonnine e balaustre. Entrato nella storica chiesa che sovrasta i Fori distruggendo la porta lignea d’ingresso, egli ha iniziato a insultare i sacramenti e gli officianti, dopo di che si è scagliato con violenza verso le strutture e gli arredi sacri.

I danni che la sua follia ha causato sono ingenti, dal punto di vista artistico incalcolabili. Prima del provvidenziale intervento dei vigili, chiamati dal parroco della chiesa, aveva già rovinato alcune sedie da cerimonia, lesionato un inginocchiatoio posto all’ingresso della basilica e divelto il cancelletto che porta all’altare. Infine, ha frantumato una parte della settecentesca Balaustra della Confessione, in marmo policromo, attribuita al Bernini. Tre colonnine marmoree abrase e spaccate.

I vigili intervenuti per ammanettare l’invasato sono dovuti ricorrere all’uso di spray urticante in dotazione. Confermato l’arresto da parte del magistrato. Le accuse alle quali il “centurione mascherato” dovrà rispondere sono - oltre a danneggiamento aggravato della cosa pubblica, minacce, resistenza, violenza e lesioni a pubblico ufficiale - interruzione della funzione religiosa, offesa al culto e alla religione.

Nei mesi scorsi, per accuse simili (teppismo e incitamento all’odio religioso) la magistratura russa ha arrestato tre esponenti del gruppo musicale punk-rock Pussy Riot, così generando lo sdegno da parte di molti media occidentali, i quali accusavano la Russia di esercitare un potere dispotico e condizionato dall’influenza confessionale della Chiesa Ortodossa. Per loro si era mobilitata anche l’Unione europea, assegnando alle tre condannate un riconoscimento per la libertà di pensiero. Almeno finora, a difesa del “Pussy Riot de’ noantri” non si registra nessuna alzata di scudi simile.

Federico Cenci – Agenzia Stampa Italia

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