Negli Stati Uniti arriva la “Visa Integrity Fee”: tra sicurezza, rimborso e impatto sul turismo internazionale

(ASI) A partire dai prossimi mesi, i viaggiatori internazionali diretti negli Stati Uniti dovranno fare i conti con una nuova imposta obbligatoria, la cosiddetta “visa integrity fee”, il cui importo minimo sarà di 250 dollari, aggiuntivo rispetto ai costi già previsti per i visti.

La misura è stata introdotta come parte del recente Domestic Policy Bill promulgato dall’amministrazione Trump, con l’obiettivo dichiarato di rafforzare l’applicazione delle normative sull’immigrazione, scoraggiare i casi di overstays e finanziare la sicurezza ai confini.

La tassa interesserà tutti coloro che necessitano di un visto non immigrante per entrare negli Stati Uniti, includendo così un’ampia gamma di viaggiatori: turisti, uomini d’affari, studenti internazionali e visitatori temporanei.

Solo i cittadini di paesi aderenti al Visa Waiver Program, tra cui Australia e molte nazioni europee, non saranno soggetti alla nuova tassa se il soggiorno non supera i 90 giorni; in questi casi, le autorizzazioni di viaggio elettroniche (ESTA) subiranno comunque un aumento dei costi, previsti a un minimo di 40 dollari, quasi il doppio dell’attuale tariffa.

Secondo i dati del Dipartimento di Stato statunitense, nell’anno fiscale 2024 sono stati rilasciati quasi 11 milioni di visti non immigranti. L’introduzione della “visa integrity fee” rappresenta dunque un cambiamento significativo nei costi di accesso al paese e un nuovo parametro da considerare nella pianificazione dei viaggi internazionali.

Il pagamento della tassa sarà richiesto al momento dell’emissione del visto, senza possibilità di esenzioni. Tuttavia, il provvedimento prevede che i viaggiatori che rispettano le condizioni del visto possano ottenere il rimborso della somma versata al termine del soggiorno, anche se i dettagli operativi su come richiedere tale restituzione non sono ancora stati chiariti dalle autorità.

Il Dipartimento per la Sicurezza Interna (DHS), responsabile dell’introduzione della nuova tassa, ha spiegato che l’implementazione richiederà coordinamento inter-agenzia e che ulteriori dettagli saranno forniti attraverso la pubblicazione ufficiale in Federal Register e sul sito informativo dei visti del Dipartimento di Stato.

La tassa iniziale per l’anno fiscale 2025 sarà pari al maggiore tra 250 dollari o l’importo che il Segretario per la Sicurezza Interna stabilirà con regolamento. Inoltre, l’importo sarà soggetto ad adeguamenti annuali in base all’inflazione.

Il provvedimento ha sollevato perplessità nel settore del turismo: l’U.S. Travel Association, organizzazione no-profit nazionale che promuove i viaggi negli Stati Uniti, ha definito la tassa come “un gigantesco passo indietro”, pur lodando altre parti del Domestic Policy Bill dedicate alla modernizzazione di dogane e controllo del traffico aereo.

Erik Hansen, senior vice president della associazione, sottolinea che l’aggiunta di un costo minimo di 250 dollari alle tariffe già esistenti potrebbe aumentare del 144% i costi iniziali di un viaggio negli Stati Uniti, scoraggiando potenzialmente molti visitatori. Hansen aggiunge inoltre che la validità di molti visti, spesso decennale, rende complesso percepire la tassa come temporanea e complica l’implementazione del rimborso.

Tommaso Maiorca – Agenzia Stampa Italia

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