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Il futuro del nucleare nord coreano
(ASI) Mentre la discussione sul nucleare iraniano tiene banco, con gli usraeliani che minacciano di scatenare la terza guerra mondiali per impedire ad altri di porsi al loro stesso livello, dietro le quinte torna ad affacciarsi quello nord coreano. Un paio di settimane fa infatti a Ginevra si sono svolti i colloqui tra la Corea del Nord e gli Usa per riavviare i "six-party talks", ovvero il dialogo multilaterali su Pyongyang, cui solitamente sono coinvolti anche la Cina, il Giappone, la Russia e la Corea del sud.

L’incontro ha seguito di circa tre mesi il precedente tenutosi a New York, che aveva riavvicinato le parti dopo la rottura del 2009.

I dialoghi tra queste sei nazioni hanno preso l’avvio nell’agosto del 2003 toccando il loro apice nel 2005 quando Pyongyang sottoscrisse un documento nel quale si impegnava a rinunciare al suo programma nucleare in cambio di scorte alimentari e ed assistenza in campo energetico.

Da quel momento però la Corea del nord ha tenuto un atteggiamento ondivago, alternando aperture ad atteggiamenti molto più ostili, come ad esempio alcuni test missilistici.

Il 12 luglio 2009 scese in campo anche l’Onu che con la Risoluzione 1874 condannò le attività nord coreane, dopo che nell’aprile precedente la Corea aveva abbandonato ogni negoziato annunciando la ripresa del proprio programma di arricchimento dell’uranio.

Nel marzo 2010 si è anche sfiorato un vero e proprio conflitto armato tra le due Coree dopo l’affondamento della corvetta sudcoreana Cheonan da parte di un sottomarino midget di Pyongyang, seguito da uno scambio di artiglieria nell’isola di Yeonpeyong nel novembre successivo.

Nel corso degli anni i signori di Pyongyang hanno sempre sostenuto che il loro programma nucleare è rivolto a scopi pacifici anche se la comunità internazionale ha sempre contestato questa versione. Ora la Corea del nord ha spinto per riavviare i negoziati anche per garantirsi il fabbisogno energetico e alimentare nazionale; appare infatti evidente che i progressi compiuti dal programma nucleare coreano in questi anni abbia dato una maggiore forza contrattuale a Pyongyang.

In questo contesto, il 20 ottobre è stato reso noto un accordo tra Washington e Pyongyang che, a partire dal prossimo anno, permetterà a team americani di condurre operazioni di ricerca dei corpi di circa 2.000 soldati USA presumibilmente scomparsi in Corea del Nord durante il conflitto dei primi anni ’50.

Durante il vertice di Ginevra, la Corea del nord si è preoccupata di fornire assicurazioni a Seul e Tokyo, con vantaggi anche per gli Usa che hanno mostrato una rinnovata e particolare attenzione alle attività militari e nucleari nord coreane, mossa con la quale probabilmente il presidente Obama sperava di risalire nei suoi fallimentari sondaggi.

Washington infatti pone come condizione fondamentale per raggiungere un accordo sul tema del nucleare con Pyongyang una distensione nei rapporti tra le due Coree, magari su posizioni filo statunitensi che indebolirebbero l’influenza cinese nell’area con evidenti ritorni vantaggiosi per la Casa bianca.

A complicare i piani cinesi e nord coreani la nuova intesa economica tra Mosca e Seul, solo lo scorso anno il commercio bilaterale è incrementato dell’82,2% attestandosi intorno agli 11miliardi di dollari, un rapporto che a lungo andare potrebbe spostare i già fragili equilibri tra i sei negoziatori.

La partita è ancora tutta da giocare ma sicuramente l’evolversi della questione relativa la nucleare iraniano avrà ripercussioni pesanti anche in questa.

 

Fabrizio Di Ernesto

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