(ASI) Cade oggi il 72esimo anniversario della Nakba, la “Catastrofe” che nel 1948 portò alla distruzione di 531 villaggi palestinesi e all’esilio forzato di almeno 800.000 profughi.

Per ricordare il loro Diritto al Ritorno, sancito dalle Nazioni Unite ma calpestato da Israele, l’Ambasciata di Palestina in Italia ha voluto issare una bandiera nera accanto a quella palestinese che sventola nella sede di Roma.

Sembra incredibile ed è senz’altro disumano trascorrere tutta la vita in uno stato di emergenza permanente, senza una prospettiva di miglioramento nemmeno per le generazioni future. E’ questo tuttavia il caso dei rifugiati palestinesi, che non solo non sono ancora riusciti a tornare nella propria terra, ma sono stati più volte costretti a fuggire dai luoghi dove avevano trovato riparo, prima a causa dell’occupazione israeliana della Cisgiordania, di Gaza e di Gerusalemme Est; poi per il susseguirsi di conflitti nei Paesi che li ospitano.

In questi giorni, con un’amministrazione statunitense che nega apertamente la questione dei rifugiati palestinesi privando l'UNRWA di risorse fondamentali, l’emergenza Coronavirus trova i profughi in una situazione disperata, resa ancor più intollerabile dalle irruzioni che Israele organizza puntualmente nei loro campi e dalla politica fuori legge con cui la potenza occupante impedisce sistematicamente le cure di cui hanno bisogno.

La Nakba continua e 6 milioni di palestinesi rivendicano giustamente il proprio Diritto al Ritorno. Come ha detto il Presidente Abu Mazen, “la loro testardaggine prevarrà su qualsiasi cospirazione ai loro danni”.

L’Ambasciata di Palestina in Italia

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