(ASI) La zona di Pechino, scelta per celebrare il settantesimo anniversario della fondazione della Repubblica Popolare, ha certamente un alto valore simbolico.

Piazza Tienanmen, ricordata nei libri di storia per l’imponente manifestazione realizzata nel 1989 volta a domandare al governo di allora maggiori libertà individuali ed economiche, è stata allestita nelle ultime ore per lanciare un messaggio ben preciso. La coreografia della parata non è passata inosservata, in quanto le autorità hanno mostrato, per la prima volta, missili in grado di colpire il territorio americano in un’ora. I rapporti col paese, al di là dell’Atlantico, non sono proprio ottimi a causa della politica di contenimento, dell’influenza regionale del gigante asiatico, attuata sempre più dalla Casa Bianca con la giustificazione di garantire il rispetto della libertà di navigazione. Tutto ciò si aggiunge alla guerra commerciale in atto, tra le due superpotenze, caratterizzata da una serie di dazi reciproci che pongono rischi alla crescita della ricchezza globale. Ci sono poi le aspirazioni indipendentiste di alcuni territori fomentate, secondo molti, da ingerenze illegittime di Washington. Xi Jinping ha scandito, nel suo discorso tenuto durante la celebrazione odierna, che “nessuna forza può fermare il popolo e la nazione cinese”, richiamando così l’impegno relativo alla riunificazione nazionale pacifica. Ha citato quindi il consueto schema “un paese, due sistemi”, in riferimento ai nodi di Taiwan, Macao e Hong Kong, dove il Capo dello Stato ha rafforzato la propria presenza militare che potrebbe intervenire se necessario, nonostante la contrarietà dell’omologo Donald Trump e dei suoi alleati, per riportare l’ordine pubblico. L’intensificazione della minaccia, nei confronti dell’ex colonia britannica, non ha placato gli animi. Dimostranti pro - democrazia hanno partecipato, a modo loro in loco, alla ricorrenza della madrepatria non rispettando il divieto di manifestare sancito dalla governatrice Carrie Lam. La scelta di ignorare la prescrizione ha generato pesanti scontri con la polizia che è stata costretta a lanciare lacrimogeni e a sparare colpi di avvertimento. Un attivista è stato colpito al petto e il parlamento evacuato per “motivi di sicurezza”. Segnalati in centro cortei, composti da persone vestite di nero, che hanno scandito slogan contro il Partito Comunista Cinese. Fonti sanitarie hanno riferito, al South China Morning Post, che il numero dei feriti è salito a 15 di cui uno, la persona colpita al torace, si trova in ospedale a causa delle precarie condizioni cliniche seguite al tragico evento.

Marco Paganelli – Agenzia Stampa Italia

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