(ASI) Doha, 9 settembre 2025 — Un drone israeliano ha colpito un edificio nel cuore della capitale del Qatar, uccidendo diversi membri di Hamas e ferendo civili. L’attacco, definito da Tel Aviv come “operazione mirata contro il terrorismo”, ha scatenato una tempesta diplomatica internazionale, segnando un nuovo capitolo nell’espansione militare israeliana ben oltre i confini storici del conflitto israelo-palestinese.
L'attacco su Doha è un attacco alla sovranità del Qatar
Secondo fonti israeliane, l’obiettivo era un presunto quartier generale di Hamas. Il leader Khalil al-Hayya sarebbe stato tra i bersagli, anche se Hamas ha smentito la sua morte. Il Qatar ha reagito con fermezza, definendo l’attacco “una flagrante violazione del diritto internazionale” e “un atto codardo contro uno Stato sovrano”⁽¹⁾.
L’operazione ha avuto luogo mentre il Qatar stava mediando un cessate il fuoco tra Israele e Hamas, rendendo l’attacco non solo militare, ma anche diplomaticamente provocatorio.
Le reazioni della diplomazia internazionale
La comunità internazionale ha risposto con indignazione:
- ONU: Il Segretario Generale ha condannato l’attacco come “una violazione della Carta delle Nazioni Unite”.
- Unione Europea: Bruxelles ha chiesto un’indagine indipendente e ha convocato l’ambasciatore israeliano.
- Turchia: Il presidente Erdoğan ha parlato di “aggressione imperialista” e ha minacciato ritorsioni diplomatiche.
- Iran: Ha definito l’attacco “una dichiarazione di guerra contro l’intero mondo musulmano”.
- Stati Uniti: Il presidente Trump ha difeso Israele, ma ha invitato alla “moderazione e al rispetto della sovranità”.
I fronti di guerra: dove Israele ha colpito
Il raid su Doha non è un caso isolato. Negli ultimi 20 mesi, Israele ha condotto oltre 35.000 attacchi in almeno sei Paesi:
Obiettivi dichiarati; Palestina (Gaza e Cisgiordania) Hamas, Jihad Islamica. Libano, Hezbollah, infrastrutture militari Siria. Depositi di armi, milizie iraniane Iran iti nucleari, basi militari Yemen, Milizie Houthi Qatar (confermata)Hamas, leadership politica.Questi attacchi hanno spesso superato i 1.500 km di raggio, grazie all’uso di droni e caccia F-35 stealth forniti dagli Stati Uniti⁽.
Una strategia espansionista?
L’azione militare israeliana sembra seguire una logica di “prevenzione extraterritoriale”, ma molti analisti la definiscono una strategia di destabilizzazione regionale. Il ministro della Difesa israeliano ha parlato di “sette fronti attivi”: Gaza, Libano, Siria, Cisgiordania, Iraq, Yemen e Iran⁽³⁾. L’aggiunta del Qatar segna un’ulteriore espansione.
Commento: Israele e la fine del limite
L’attacco al Qatar rappresenta un punto di rottura. Non si tratta più di autodifesa, ma di una proiezione militare che ignora confini, trattati e mediazioni. Israele ha colpito Stati sovrani — Iran, Yemen, Siria, Libano, Cisgiordania e ora Qatar — senza dichiarazioni di guerra né mandato internazionale. Questo comportamento mina le fondamenta del diritto internazionale e rischia di trasformare il Medio Oriente in un’arena di guerra permanente.
La giustificazione della lotta al terrorismo non può legittimare incursioni unilaterali in Stati terzi. Se ogni Paese adottasse la stessa dottrina, il mondo sarebbe governato dalla legge del più forte. Israele, con il sostegno di Washington, sta ridefinendo i confini della guerra moderna, ma a quale costo?

