Siria. Immigrazione e ipocrisia

(ASI) Dopo la ventata di buonismo e carità pelosa che aveva pervaso i governi di molti Paesi della UE, dall'Austria alla Germania, dalla Croazia alla Slovenia, e, per contro, aveva fatto sì da bollare l'Ungheria e la Repubblica Ceca con il

marchio della crudeltà e del razzismo, di fronte alla realtà costituita dalla marea umana di centinaia di migliaia (per ora) di profughi provenenti dalla Siria, i medesimi Stati hanno fatto precipitosamente marcia indietro chiudendo le proprie frontiere, ed anche Francia e Regno Unito frenano sull'argomento. L'Italia invece rimane il paese dei balocchi (o degli allocchi) che accoglie tutti indiscriminatamente, rifugiati (i soli che ne avrebbero veramente diritto, in quanto rischiano di essere perseguitati e ammazzati nel loro Paese d'origine, ma compatibilmente con le effettive capacità territoriali), profughi e migranti cosiddetti "economici", con la benedizione della Presidente della Camera Boldrini. L'Europa e l'Occidente tutto si dovrebbero interrogare su quanto sia stato opportuno l'atteggiamento di vassallaggio (se non di colonizzati) nei confronti degli U.S.A., appoggiandone tutte le sporche guerre lontane migliaia di km dai suoi confini, scatenate dalla metà del secolo scorso in poi, con il pretesto di esportare "democrazia" ma con nemmeno tanto celate mire di espansionismo economico. Ecco allora che, una volta contrassegnato come "canaglia" uno Stato Sovrano che non si pieghi ai desiderata americani, cominciano i bombardamenti e i colpi di Stato: è successo in Cile, a Panama, in Vietnam, in Congo, in Serbia, in Afganistan, in Iraq, in Libia, solo per fare qualche esempio di una lista molto lunga. Adesso c'è una pericolosa situazione di stallo in Siria ove, dopo aver appoggiato e finanziato i ribelli contro Bashar Al Assad, organizzatisi poi nel sanguinario e famigerato I.S.I.S.,gli U.S.A. non sanno più come uscirne fuori e, tutto sommato, è un problema che coinvolge più gli Stati confinanti e l'Europa che non il Nord-America. I problemi e i mali vanno affrontati alle radici, così come la povertà del terzo e quarto mondo va combattuta con aiuti e sostegni economici nei paesi d'origine. Cui prodest?

Roberto Bevilacqua 

 

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