L’economia del Belpaese ristagna, ma da Bankitalia arrivano le soluzioni

(ASI) L’Economia del Belpaese ristagnerà per tre anni: una fotografia macabra quella del numero 1 di Bankitalia Fabio Panetta che in alternativa allo status quo da la sua cura al Sistema Paese. Innanzitutto è necessario un “reshoring” delle nostre aziende, ha tuonato Panetta, andando incontro a quelle che sono già emerse essere le considerazioni dell’esecutivo Meloni.

Ma la cosa che ha fatto più scalpore è stato sicuramente il suo appello, niente affatto velato, a fare molto più affidamento sul Sud del Paese. La modesta crescita del Paese è figlia di tante variabili, compreso un modello di crescita non più aggiornato ai tempi, e a cui mancano anche le variabili belliche come stiamo assistendo da qualche anno. A margine della sua prima uscita ufficiale, Panetta ha rimarcato: “Prevediamo che il 2023 si sia chiuso con una crescita del Pil dell'Italia intorno allo 0,6-0,7%, che la crescita sia al di sotto dell'1% per il 2024 e intorno all'1% per il 2025.  “Riteniamo per questo che gli investimenti, che sono il motore dell'economia, rimarranno deboli, per cui la fase è inevitabilmente quella di rallentamento”. In pratica per Panetta la fase di debolezza è cronica in un Paese con un debito pubblico al 140% e che non ha una grossa credibilità sulla strategia per la crescita. Le note positive in questo grigiore sono sicuramente la spinta dei consumi, trainati dalla crescita dell’occupazione, e l’inflazione, tornata sotto controllo e sotto il 2%. La cura a questa situazione Panetta la individua nella rilocalizzazione, cioè il rientro di quelle imprese che mediante la delocalizzazione, sono andate a produrre fuori dai confini nazionali. E’ un po la stessa formula della ‘volontary disclousure’ per quanto riguarda i capitali, i questo caso al posto dei soldi fisici ci sono le industrie che rappresentano, per dirla alla Yankee, la slot-machine dell’economia. Sul rientro delle produzioni tricolori dall’estero il governo Meloni ha puntato buona parte dei suoi interventi, anche in considerazione del fatto che un'operazione di tale portata permetterebbe al Mezzogiorno, mediante la Zes, di avere un ruolo primario.

Maddalena Auriemma - Agenzia Stampa Italia

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