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(ASI) L’Agenzia statunitense di rating Standard&Poor’s ha declassato l’Italia, la Francia, l’Austria, la Spagna, il Portogallo e poi anche Cipro, Malta, Slovacchia e Slovenia e, se avesse potuto giocare sui numeri, avrebbe declassato anche la Germania ma, non certamente la fidata Inghilterra, che ha il compito di remare contro l’Euro e l’Europa.

Perché, se è vero che tali declassamenti sono indubbiamente conseguenza della grave crisi mondiale, crisi partita però proprio dagli Usa, è altrettanto vero che siamo in presenza di un preciso attacco all’Euro e all’Europa e quindi anche all’Italia.
E’ la guerra finanziaria per mantenere la supremazia del dollaro e, attraverso la moneta, la supremazia economico-politico-militare degli Usa nel mondo e per impedire la costruzione di quella unità europea che farebbe del Vecchio Continente un temibile concorrente nello scacchiere mondiale.
Certo, un’Europa che sarà unita veramente solo quando avrà raggiunto l’unità politica, economica, militare, sociale, ma che oggi ha nella moneta comune dell’Euro il suo primo caposaldo, la sua prima trincea, rotta la quale ben difficilmente si potrà tornare a parlare di unità europea per molti anni.
Siamo convinti che la vecchia Europa (e l’Italia con lei), forte delle sue millenarie tradizioni e della sua Storia, saprà superare questa prova, malgrado gli euroscettici ed i nostalgici della gloriosa “lira” che vorrebbero resuscitare per farle fare l’ingloriosa fine della carta straccia.

 

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