(ASI) Nei giorni scorsi, una lettera redatta dal presidente della Bce Jean Claude Trichet e da Mario Draghi, suo prossimo successore, è stata recapitata al governo italiano.
Il gesto è avvenuto immediatamente a seguito dell'annunciato acquisto, da parte della Bce, di titoli di Stato italiani, e suona, stando ai contenuti della missiva, come un ricatto: vi aiutiamo sostenendo i titoli di debito del Tesoro, a patto che voi adottiate misure economiche congeniali all'alta finanza.
Per l'esattezza, si suggerisce a Berlusconi di "procedere per decreto sulle liberalizzazioni in tutta la struttura dell’economia".. Altrettanta urgenza – si legge ancora – emerge sul tema delle privatizzazioni: si parla di cessioni anche per le società pubbliche locali e si chiede di avanzare il più rapidamente possibile. Ma il tema che forse più d'altri ha fatto discutere è quello relativo al mercato del lavoro. Trichet e Draghi chiedono all'Italia meno rigidità nelle norme sui licenziamenti dei contratti a tempo indeterminato, interventi sul pubblico impiego, superamento del modello attuale imperniato sull’estrema flessibilità dei giovani e precari e sulla totale protezione degli altri.
La discussione intorno a questa lettera ha animato il mondo politico. Umberto Bossi ha ventilato l'ipotesi che "la lettera inviata dalla Bce sia stata fatta a Roma", interpretandola come "un tentativo per far cadere il governo" ordito non dall'Europa ma da avversari interni, in quanto "Draghida qui è andato in Europa ma è sempre a Roma". Il leader Idv Di Pietro ha invitato il geverno a presentare in Parlamento i contenuti della lettera, mentre il leader del Pd Bersani ha tagliato corto: "La lettera se la sono scritta loro, Pdl e Lega, che hanno governato otto degli ultimi dieci anni. Se la sono cercata loro, non cerchino il complotto".
Infine Tremonti, durante la conferenza stampa di oggi, è entrato nel merito della lettera, asserendo: "In quella lettera ci sono anche suggerimenti che riguardano le pensioni di anzianità, le donne nel settore privato, e si formula anche l’ipotesi di tagliare gli stipendi dei dipendenti pubblici”. Ma, puntualizza Tremonti, “anche questo, non è detto che debba essere oggetto dell’attività del governo italiano".
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