Cassa integrazione in deroga: anche Confcommercio Umbria lancia l'allarme per la mancata copertura finanziaria

(ASI) Confcommercio Umbria aggiunge il proprio grido di allarme a quello dei sindacati dei lavoratori per il mancato rifinanziamento della Cassa integrazione in deroga, a causa del quale migliaia di lavoratori del commercio, turismo e servizi, oltre che di altri settori, sono da circa 6 mesi senza alcun ammortizzatore sociale.

La prima tranche di finanziamenti è servita infatti a coprire gli ultimi mesi del 2013 e solo circa 550 domande delle oltre 5.000 pervenute nel 2014, non ancora autorizzate per mancanza di copertura. E anche per le 550 domande autorizzate le risorse hanno permesso di coprire solo il mese di gennaio 2014, il che vuol dire che 11.500 lavoratori in cassa integrazione in deroga, di cui quasi 3.400 a zero ore, non hanno percepito un euro da febbraio.

Una situazione pesantissima – denuncia l'organizzazione – sulla quale il Governo è chiamato a dare risposte immediate, che non possono attendere la preannunciata riforma degli ammortizzatori sociali.
Questa emergenza tra l'altro si aggiunge alla riduzione del periodo di concessione della CIG in deroga da 12 a 8 mesi, per cui per le imprese che l'hanno chiesta a gennaio il termine di scadenza passa da fine dicembre a fine agosto, mentre quelle che hanno chiesto la cassa integrazione successivamente non sanno ancora la durata del beneficio (sono attesi chiarimenti in merito entro fine agosto).

In questa battaglia – spiega Confcommercio – le imprese sono a fianco dei propri lavoratori, che per attività in cui la componente di servizio è essenziale rappresentano un capitale fondamentale. La CIG in deroga per le imprese del terziario è stata una conquista che avrebbe dovuto attenuare le conseguenze della crisi occupazionale che ha investito pesantemente anche commercio, turismo e servizi, colpite dal crollo dei consumi. Il venire meno nei fatti di questo ammortizzatore – conclude Confcommercio Umbria - ha non solo effetti diretti sui lavoratori, ma mette le aziende nelle condizioni di non poter resistere ulteriormente perché da un lato sono costrette a rinunciare a professionalità consolidate, dall'altro vedono diminuire continuamente la clientela.


Redazione Agenzia Stampa Italia

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