Federcontribuenti: Job act? Yes, but, where is the job...  Piano del Lavoro, sì ma dove sono le opportunità?
(ASI) Invece di stritolare gli ultimi contribuenti sopravvissuti, a quando la creazione di nuovi posti di lavoro, oppure lo Stato, nei prossimi anni e per fare cassa, pensa di iniziare a svaligiare blindati? Tra le elezioni europee prossime e campagne elettorali varie, con il perdurare della precarietà politica e di governo, ci preme sottolineare che ogni giorno una carretta di ben mille disoccupati finisce in strada. Vorremmo conoscere il nome del titolato a risolvere questo rebus: dar respiro alle casse pubbliche, creare nuovi posti di lavoro, ricostruire il tessuto produttivo italiano. Tutti i Paesi che, come noi, hanno un emergenza lavoro da risolvere hanno adottato misure opposte alle nostre.

Abbiamo in ogni città 3 cose: disoccupati; aree industriali abbandonateconti pubblici in rosso.

I disoccupati vanno in qualche modo assistiti, le aree industriali abbandonate necessitano di interventi di manutenzione, i conti pubblici in rosso non possono né sostenere il disoccupato, né occuparsi delle aree abbandonate. Perchè, quindi, non dare in affitto a canone zero un capannone o area ad un aspirante calzolaio, sarto, agricoltore, falegname ect? Creeremo posti di lavoro tornando a produrre, certamente aiutandoli con 5 anni di tasse zero, sia sulla produzione che sulle assunzioni e noi avremo aree abbandonate riqualificate e in men che non si dica l'Erario avrà nuove entrate.

La prima fase del ripristino del tessuto industriale deve vedere lo Stato lontano dalle pretese fiscali, le aree vanno date a quei cittadini che hanno perduto il lavoro o si son visti portar via le aziende, vanno preferiti fra tutti gli artigiani e gli agricoltori, a loro vanno realizzate corsie referenziali nei centri commerciali. Passati i 5 anni, nei quali avremo rivisto le norme fiscali sulle piccole imprese, queste nuove realtà produttive inizieranno a versare le tasse come è giusto che sia. La precarietà e la flessibilità non faranno più paura perchè, perduto o concluso un contratto non sarà più impossibile trovare un nuovo impiego e inoltre torneremmo a produrre le nostre eccellenze artigianali: oggi non produciamo più nulla, dalle scarpe al mobilio. E la pensione? La sicurezza sul lavoro? Domande e alibi che nuocciono gravemente alla creazione di nuovi posti di lavoro, ognuno deve essere responsabile per sé a questo servono le varie forme di assicurazione che partono da 10 euro al mese. Ricordiamo che da noi il costo del lavoro, conteggiando le imposte dirette e la mancanza di detrazioni normali negli altri Paesi, tocca punte del 70%. Il carico fiscale è dovuto anche all'incertezza di chi ci governa e della sua incapacità di tagliare i costi dello Stato. Parlare di politica, sognare di cambiarla, di veder fatta pulizia ad ogni livello di veder brillare la giustizia per dimenticare cos'è la speculazione, la corruzione, la mafia è tutto ciò che chiediamo, ma non dobbiamo allontanarci dal presente, dall'occuparci dell'oggi e oggi esiste una sola grande emergenza, il lavoro.

Redazione Agenzia Stampa Italia

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