(ASI) L’Istat rileva, a maggio, una “lieve” risalita del tasso di inflazione dopo sette presunti rallentamenti consecutivi che, né il nostro Osservatorio, né i cittadini hanno mai percepito. Il tasso di inflazione su base annua si attesterebbe, secondo l’Istituto di Statistica, all’1,2%, per non parlare dei prezzi relativi al cosiddetto carrello della spesa, in crescita secondo l’Istat di appena l’1,5%.
Dati fortemente sottostimati che, comunque, comporteranno ricadute di +533 Euro annui per una famiglia di 3 componenti.
È evidente come tale andamento contribuisca in maniera determinante al peggioramento delle condizioni economiche del nostro Paese.
Infatti, in questo modo, si determina un abbattimento sempre più marcato della domanda di mercato, con ricadute sul malessere della famiglie e sulla caduta della produzione industriale, alimentando così CIG e licenziamenti.
Lo testimoniano anche i drammatici dati sulla disoccupazione, il cui tasso ha superato anche le previsioni più negative, attestandosi nel primo trimestre al 12,8%.
Per questo, da anni, ribadiamo l’urgenza di avviare una ripresa dell’economia che parta proprio dal rilancio della domanda di mercato e da un controllo più attento sulla crescita dei prezzi e delle tariffe, che risulta ingiustificata proprio alla luce della contrazione dei consumi.
È fondamentale, inoltre, avviare un serio piano per la ripresa dell’occupazione e degli investimenti per lo sviluppo tecnologico e la ricerca, indispensabili per imprimere una svolta decisiva alla situazione economica del Paese, facendola uscire dal pericolosissimo circolo vizioso in cui è piombata.
In tal senso è necessario, prima di tutto, eliminare il demenziale aumento dell’IVA previsto da luglio: in assenza di questo provvedimento le famiglie subiranno ricadute medie di 207 Euro, si accentuerà la caduta dei consumi e le imprese continueranno a fallire a causa della forte contrazione della domanda.
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