Il Papa e l’Unicef condannano le mutilazioni genitali femminili.
Entro il 2030, se non si attueranno strategie di contrasto e di educazione, si prevede che saranno 68 milioni le donne e le bambine a rischio. Ogni anno nel mondo sono 3 milioni le bambine a rischio, e la società civile non può stare a guardare: il 20 dicembre 2012 l’Assemblea generale dell’Onu ha infatti approvato la risoluzione sulla messa al bando universale delle mutilazioni genitali femminili. Queste sono vietate praticamente in tutto il mondo, Italia compresa.

Secondo l’Unicef, milioni di ragazze sono esposte a maggiori rischi di mutilazioni genitali a causa della pandemia da Covid-19. La chiusura delle scuole, i lockdown e l’interruzione dei servizi di protezione delle ragazze da questa pratica dannosa si traducono in ulteriori 2 milioni di casi che potrebbero verificarsi nei prossimi dieci anni.

L’Unicef osserva: “In alcuni Paesi le mutilazioni genitali femminili sono ancora quasi universali, con circa il 90% delle ragazze in Gibuti, Guinea, Mali e Somalia colpite. In circa la metà dei Paesi, le mutilazioni genitali femminili sono eseguite in età sempre più giovane, riducendo le possibilità di intervenire. Per esempio, in Kenya, l’età media in cui ci si sottopone alla pratica è scesa da 12 a 9 anni negli ultimi tre decenni”.

“Sono circa tre milioni le ragazze che ogni anno subiscono tale intervento spesso in condizioni molto pericolose per la loro salute. Questa pratica, purtroppo diffusa in diverse regioni del mondo, umilia la dignità della donna e attenta gravemente alla sua integrità fisica“. Lo ha detto Papa Francesco al termine dell’Angelus dei giorni scorsi in Piazza San Pietro.

Foad Aodi - Agenzia Stampa Italia

 

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