"Nuovi media e comunicazione sociale" convegno a Perugia per la formazione dei giornalisti

(ASI) Grande opportunità di crescita oggi a Palazzo Cesaroni a Perugia per i molti aspiranti giornalisti che hanno partecipato. Il convegno di questa mattina è stato tenuto da due illustri esponenti del settore che hanno, ognuno nel proprio ambito, guidato e consigliato i giovani "quasi" giornalisti per la loro formazione dando loro anche l'opportunità di intervenire e domandare qualunque cosa.

Inizia Pino Bruno giornalista Rai e autore di libri di divulgazione digitale, ponendo in essere fin da subito il fatto che molte realtà stanno cambiando e che fare il giornalista sta diventando sempre più difficile. Molti sono a favore, altri contro una tecnologia che si sta espandendo a macchia d'olio rendendo l'accesso alle informazioni sempre più semplice e veloce, tuttavia c'è chi considera questa espansione del web un bene e chi invece la ritiene un pericolo per il mondo dei giornalisti. Pino Bruno in una slide illustra una frase " la tecnologia in se non è buona, né cattiva, tantomeno è neutra", ovvero la tecnologia è solo ed unicamente uno strumento che senza l'ausilio di intelligenza e preparazione professionale non fa di un uomo un giornalista, per tanto essa deve fungere come un mezzo che agevoli la velocità informativa, ma sta poi al giornalista alzarsi dalla sedia e andare a verificare le informazioni scendendo nel dettaglio degli eventi e scavando a fondo per dare a chi legge la verità ma soprattutto la precisione descrittiva dell'evento. Continua spiegando anche che spesso tutti noi andiamo in rete non per avere informazioni gratis ma per avere informazioni aggiornate in tempo reale, cosa che ovviamente non è possibile per la carta stampata, prosegue facendo anche un esempio significativo, ovvero il fatto che prima alle società quotate in borsa a Wall Street , non era concesso postare informazioni importanti su twitter o facebook, ora la Consob statunitense ha dato il via libera a tale metodo informativo, smentisce poi chi afferma che i giornalisti non servono più , dicendo che dai social network vanno estratte le informazioni per poi fare un lavoro di ricerca incrociata a supporto della veridicità di quest'ultime, nonchè un lavoro di approfondimento. Supporta inoltre l'utilizzo di twitter come mezzo per informare i follower, ma soprattutto lo considera un modo per esprimere al meglio la propria professionalità. Tutto passa per il web insomma, ma sottolinea, bisogna fare attenzione alle "bufale" che traggono molto spesso in inganno, come falsi profili di personaggi illustri che pubblicano sciocchezze, quindi raccomanda l'utilizzo nel web degli stessi standard di verifica che si adotterebbero per qualsiasi altra fonte. Si avvia poi alla conclusione, esponendo il significato di due termini gate keeping, che vale a dire, la selezione e rielaborazione di notizie "precotte" che arrivano in redazione attraverso la rete a svantaggio del lavoro di news gathering, cioè quell'attività di ricerca di notizie sul campo; per finire elabora il concetto di crowdsourcing, ovvero la possibilità di raccogliere informazioni dal basso aggregando i cittadini, rendendo il lettore non un soggetto passivo ma un soggetto partecipe attivamente all'interno dell'articolo, specificando che anche se può sembrare un modo per fare marketing in realtà è solo un vantaggio per diffondere in modo più esteso le notizie.

Subentra poi Don Vinicio Albanesi presidente dell' Agenzia Redattore Sociale, parlando in particolar modo di "comunicazione sociale", esordisce con una frase in particolare; " non è necessario fare, è necessario comunicare" e specifica che il fatto che conosciamo la storia è dovuto ad un processo di comunicazione che già nelle epoche passate si era instaurato nelle varie civiltà. Continua bocciando l'accezione che l'informazione è indipendente, spiegandone le motivazioni, ovvero sottolineando l'importanza di alcuni fattori quali quello sociale, politico ma soprattutto il punto di vista e le emozioni che si provano quando si scrive, la formazione del giornalista; tutti fattori questi che vanno ad incidere nel modo di scrivere. Sottolinea più e più volte quella che a suo avviso è la fondamentale per la formazione e il valore di ciò che si scrive, ovvero la necessità da parte del giornalista di conoscere la realtà di cui si va a scrivere, dunque la cultura altrui e farla propria, conclude dicendo che un bravo giornalista diventa tale se vive ciò che scrive, se lo fa suo, se riesce a imprimere in chi legge la visione veritiera e sentita della situazione della quale scrive.

Erika Cesari - Agenzia Stampa Italia

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