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All’ospedale di Perugia arriva “OSNA”, apparecchiatura d’avanguardia per la chirurgia del tumore al seno

(ASI) E’ un’apparecchiatura d’avanguardia nella chirurgia del tumore al seno. Si chiama OSNA, acronimo  inglese che significa “amplificazione del DNA in una volta sola”. E’ stata presentata all’Ospedale Santa Maria della Misericordia in un partecipato incontro con il commissario Straordinario Walter Orlandi, il Preside della Facoltà di Medicina dell’Università di Perugia, Luciano Binaglia, ed il dottor Antonio Rulli, Responsabile della Breast Unit della struttura Complessa di Chirurgia generale ed Oncologica.

L’iniziativa è stata organizzata non a caso a ottobre, mese della prevenzione delle malattie del seno in tutto il mondo. In Umbria, per il terzo anno, è la Presidente della Regione, Catiuscia Marini, ad essere la madrina dell’iniziativa. Il dottor Rulli che abbiamo intervistato nell’occasione, tiene a sottolineare che l’incontro di oggi è utile anche per  ricordare che all’Ospedale di Perugia è stato tributato anche per il 2012 il massimo riconoscimento, i “tre bollini rosa”, con i quali l’Osservatorio Nazionale sulla Salute della Donna  (O.N.Da)  premia le Strutture Ospedaliere di eccellenza nella cura delle patologie femminili.

- Dr. Rulli, può riassumerci quali miglioramenti porta l’OSNA all’attività chirurgica del tumore femminile?

“Anzitutto, un vantaggio di tipo umanitario  perché  l’OSNA, per l’accuratezza della diagnosi che consente, evita di sottoporre una seconda volta ad intervento chirurgico le donne con linfonodo sentinella positivo, cioè il primo linfonodo o gruppo di linfonodi che drena la linfa dl tumore e, perciò, avvisa subito della presenza della patologia. Dal 1999 ad oggi, nella nostra Struttura ospedaliera, si è dovuti procedere al secondo intervento chirurgico nel 23% dei  casi. Una donna su quattro doveva sottoporsi al calvario di tornare in sala operatoria perché, finora, l’analisi intraoperatoria con metodi isopatologici, permetteva di analizzare solo una piccola porzione del linfonodo. La letteratura in materia, infatti, indica che con i metodi tradizionali, c’è una percentuale di falsi negativi tra il 5 ed il 45%: tutti casi che possono essere identificati solo dopo l’intervento con il successivo, completo esame post operatorio”.

- E invece con  l’OSNA?..

“Il nuovo macchinario in dotazione all’Ospedale di Perugia è basato su principi di biologia molecolare, quindi sulla genetica. Realizza un’amplificazione genetica che  permette di analizzare l’intero linfonodo sentinella, cioè macrometastasi, micrometastasi o linfonodo negativo. In appena trenta minuti, durante l’intervento, si ha una risposta precisa e attendibile, per cui il chirurgo può incidere sulla reale e intera entità del tumore e non rischia di dover reintervenire dopo poco tempo”.

-Vi sono, a suo avviso, altri aspetti positivi che si possono riconoscere all’impiego del sistema OSMA oltre al minor impatto psicologico sulle pazienti e alla miglior qualità di trattamento?

Certamente, l’eliminazione del secondo ricovero ha conseguenze positive sul contenimento dei costi ospedalieri, il che, in tempi di tagli della spesa, non è proprio secondario. E c’è anche un altro vantaggio su un aspetto di cui spesso si sente parlare criticamente  in sanità: la riduzione dei ricoveri comporta anche una diminuzione dei tempi delle liste d’attesa per le altre pazienti che si rivolgono alla struttura. Da ultimo, migliora anche il timing delle terapie adiuvanti postoperatorie”

Daniele Orlandi – Agenzia Stampa Italia

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