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Un intervista da tre punti con Charlie Yelverton,  Incontro con uno degli allenatori dell’Italian Basket Jazz Camp
(ASI) PERUGIA – Lo vedi aggirarsi per la palestra con la classica camminata da giocatore di basket, un po’ ciondolante, con quelle braccia lunghissime a descrivere armonici movimenti e quelle mani che chissà quanti palloni hanno stoppato per poi separarsene nuovamente. È Charles W. “Charlie” Yelverton, ex cestista e allenatore di pallacanestro statunitense, professionista nella NBA, in Italia e Svizzera, è in questi giorni a Perugia come coach dell’edizione 2012 dell’Italian Basket Jazz Camp, la redazione di Agenzia Stampa Italia e Tifogrifo lo ha avvicinato per fargli qualche domanda.
La carriera professionistica negli Stati Uniti fu breve, negli anni Settanta durante la protesta dei cittadini di colore contro le discriminazioni, si rifiutò di alzarsi in piedi per l’inno nazionale prima di una partita, fu così costretto ad allontanarsi dai campi da gioco per adattarsi ad altri tipi di lavoro, prima di riprendere a giocare proprio in Italia.
“Sono arrivato in Italia trentasei anni fa – dice Yelverton -, e di qui mi piacciono tutte quelle cose che fanno del vostro un paese bellissimo: il cibo prima di tutto. E poi in questi giorni di Umbria Jazz mi piace tantissimo la musica e lo spirito internazionale che si respira”. Yelverton, che da giocatore ricopriva i ruoli di guardia e ala piccola, è anche un apprezzato sassofonista jazz, ma in questi giorni a Perugia si concentra sull’attività di allenatore e cerca di trasmettere ai ragazzi del camp: “La fratellanza fra di loro, e io vorrei quasi diventare un padre. È fondamentale instaurare questo rapporto di fiducia reciproca in campo”. “Inoltre – aggiunge – vorrei insegnargli come migliorare il loro comportamento in campo, essere rispettosi delle scelte dell’arbitro e dell’allenatore”. Se il fair play e l’educazione sono due fondamentali al pari del palleggio e del rimbalzo, a Yelverton piace allenare tutti e due allo stesso modo; lo sviluppo individuale dei giocatori è un suo pallino e al camp di Perugia ha trovato giocatori pronti a seguirlo. “Mi stupisce la loro costanza negli allenamenti – confessa-, hanno una tenacia e un impegno senza uguali. Vogliono riuscire a emergere e questo è stimolante per tutti”. Se gli si chiede però quale giocatore lo ha maggiormente impressionato in questi primi giorni di camp, risponde: “Lo saprò alla fine”. E allora buon lavoro coach, speriamo riesca a trovare il tempo per il suo sassofono.

Chiara Scardazza –Agenzia Stampa Italia

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