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Il Napoli tra presente e futuro.  In un mercato difficile come quello di gennaio serve competenza e lungimiranza. La parola d’ordine è crescere
(ASI) Il gol del redivivo Rolando Bianchi al 91’ di Bologna-Napoli, che ha sancito il 2-2 finale al Dall’Ara, ha fatto da indiscutibile spartiacque tra un inizio di campionato fatto di sogni e grandi aspettative ed un presente che, se non nebuloso, si tinge delle vesti in chiaro-scuro dell’incertezza, in una stagione in cui la Juve dei record sembra aver chiuso definitivamente il discorso scudetto quando mancano ancora 18 partite alla fine del campionato.

 

Il risultato di Bologna lascia strascichi pesanti perché gli azzurri di Benitez, oltre ad aver perso quasi definitivamente il treno scudetto, vedono allontanarsi ulteriormente il secondo posto, che vorrebbe dire accesso diretto alla Champions e che rimane ancora appannaggio di una Roma che si sta dimostrando squadra solida e di personalità, con una difesa che sta facendo la differenza per gli uomini di Garcia.

E che dire poi del ritorno della Fiorentina di Montella che si è stagliata solinga al 4° posto e sembra aver messo il fiato sul collo della squadra partenopea?

Insomma, sono tante le nubi che si addensano all’orizzonte proprio nel momento in cui si entra nel vivo di un mercato di riparazione che, con un po’ di intuito e di fortuna, potrebbe definitivamente colmare quelle congenite e ataviche lacune di organico di cui soffre la squadra di Benitez.

Ma si sa che il mercato di gennaio non offre il meglio e bisogna essere attenti a non dissipare quel tesoretto che forse, un po’ colpevolmente, De Laurentiis non ha investito nel corso della campagna acquisti estiva, lasciando la coperta un po’ troppo corta.

Urgono giocatori di qualità a centrocampo ed in difesa, perché è là che il Napoli ha dimostrato di avere il proprio tallone di Achille, soprattutto nella fase di non possesso e di costruzione del gioco nella zona nevralgica del campo.

Il solo Jorgihno non può essere la panacea di tutti i mali poiché l’italo brasiliano, seppure bravo e di prospettiva, dovrà essere testato sotto il profilo caratteriale, dimostrando di sapere reggere le pressioni di una piazza che è ben diversa da quella di Verona.

Capoue, M’Vila e Vermalen sono nomi che allo stato non scaldano la piazza ma che almeno trovano la loro ragion d’essere in una logica portata avanti dallo stesso Benitez, artefice e mentore di un mercato difficile e che, comunque vada, dovrà essere finalizzato al rafforzamento tecnico ed alla ulteriore crescita di una squadra che rimane in fieri e che è ancora lontana dal disegno tecnico-tattico che ha in mente il tecnico spagnolo.

Non è il momento dei grandi nomi perché i campioni giocano nelle grandi squadre e difficilmente queste ultime lasciano andare le proprie bandiere, ma la certezza è che Benitez e Bigon già in questa fase stiano gettando le basi per la prossima stagione, che dovrà vedere per forza di cose un Napoli protagonista nella lotta scudetto più di quanto fatto in questo torneo.

Una squadra che va completata e che se non costruita con le spese folli, in nome del rispetto del fair play finanziario imposto dall’Uefa, dovrà essere frutto della competenza di Benitez e dello scouting azzurro, nell’ambito di un progetto di ulteriore crescita che l’addio improvviso di Mazzarri sembrava aver interrotto bruscamente.

Il punto fermo di questo Napoli si chiama Rafa Benitez, è in lui che i tifosi hanno riposto la propria fiducia ed è lui che dovrà indicare alla società il cammino da seguire per costruire un Napoli di altro profilo e che sia vincente in Italia ed in Europa.

Per quanto riguarda la stagione in corso, rimane l’obiettivo secondo posto e già dal prossimo impegno casalingo contro il Chievo dell’ex Eugenio Corini i partenopei dovranno dimostrare che il gol di Rolando Bianchi è stato solo un brutto episodio lungo la strada della crescita e della consacrazione definitiva nel gotha del calcio che conta. Benitez lo vuole, i tifosi azzurri lo meritano.

Fernando Cerrato – Agenzia Stampa Italia

 

 

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