Analogamente il tasso annuo di uscita aumenta da 136,0 cessazioni per 1.000 dipendenti nel 2005 a 148,8 nel 2007 per poi ridursi nettamente nel 2009 (124,8), ed evidenziare una ulteriore, lieve, diminuzione (122,6) nel 2010.
Le assunzioni con contratti a tempo determinato rappresentano in media circa il 71,5% degli ingressi, senza rilevanti variazioni nel tempo: la relativa quota oscilla tra un valore minimo del 69,9% nel 2005 e un massimo del 73,0% nel 2006.
Nel periodo considerato, annualmente sono interessati dal turnover (in media) circa 330 operai ogni mille e circa 227 impiegati ogni mille.
Tra i flussi in uscita, le cause di cessazione vedono un'incidenza delle scadenze dei termini contrattuali per quasi il 50% dei casi, quota sostanzialmente stabile nel periodo considerato; la seconda causa di uscita è data dalle cessazioni spontanee, la cui incidenza tende a diminuire, passando dal 32,0% del 2005 al 27,1% del 2010; seguono le uscite incentivate, con una quota del 12,1% a fine periodo, in forte crescita negli ultimi anni; i licenziamenti pesano per il 7,5% delle uscite nel 2010, con una tendenza alla crescita nel corso del periodo considerato.