Caro refezione a Napoli, il Comune “taglia i viveri” ai bambini con rincari anche del +70% sulle mense scolastiche

(ASI) Napoli - Un duro esposto-denuncia contro le discriminazioni dei bambini italiani rispetto agli stranieri, che non pagano la refezione, ma soprattutto per contestare gli aumenti delle tariffe per la mensa scolastica in violazione degli articoli 3, 31 e 34 della Costituzione, è stato rivolto questa mattina al Garante del contribuente.

In prima fila tra i leader della protesta contro il caro-mensa c’è l’avvocato Angelo Pisani, presidente dell’Associazione Noi Consumatori, che esprime solidarietà ai suoi concittadini tartassati e, insieme all’avvocato Lorenza Perna, assiste tanti genitori disperati perché, dopo i rincari decisi a luglio dal Comune, le difficili condizioni economiche non consentono più di assicurare la refezione scolastica ai figli.

«Con la presente - leggiamo nell’esposto - si vanno a denunciare gli aumenti delle tariffe della mensa scolastica decisi con delibera del Comune di Napoli del 26/9/14. Questi aumenti (anche del 70% in più rispetto alle tariffe in vigore fino al giugno 2014) colpiscono le famiglie numerose poiché prevedono che tutti i figli frequentanti il medesimo istituto paghino quota intera, ammettendo lo sconto del solo 30% sul solo primo figlio, a fronte della precedente normativa che stabiliva lo sconto del 50% su ogni figlio successivo al primo». «Ciò collide – prosegue il documento - con il disposto costituzionale che prevede che la Repubblica debba agevolare con misure economiche e altre provvidenze la formazione della famiglia e l’adempimento dei compiti relativi, con particolare riguardo alle famiglie numerose, con conseguente compromissione del diritto allo studio e dell’uguaglianza sociale». E ancora: «L’aumento stabilito per le fasce medio-alte è assolutamente spropositato, indiscriminato e ben al sopra del normale e fisiologico adeguamento in base agli indici Istat». Infine, «tale aumento è stato deciso con delibera del 26/9/14 alterando unilateralmente il disposto contrattuale stabilito nel mese di gennaio di ogni anno all’atto dell’iscrizione per l’intero ciclo scolastico, ovvero alla riconferma annuale». «Ne deriva – è la conclusione della denuncia al Garante - che la modifica imposta dal Comune elassi i termini del contratto scolastico è assolutamente iniqua oltre che incostituzionale per i motivi sopra esposti e va a vessare tutte le famiglie di fascia economica media, in particolar modo quelle numerose».

«L’Associazione Noi Consumatori – dichiara Angelo Pisani, che ha firmato l’esposto insieme a Lorenza Perna, avvocato e rappresentante dei genitori – sarà al fianco delle famiglie che intendono sottoscrivere questa giusta rivendicazione dei più elementari diritti per i loro figli, perché gli aumenti colpiscono proprio mentre la crisi continua a bruciare risorse, speranze e posti di lavoro». 

«Il Comune – conclude Pisani – ritiri subito questa delibera, se non vuol mostrare di aver fatto ricadere ancora una volta sulle famiglie napoletane il peso della recessione e di scelte istituzionali sbagliate, discriminando per giunta i nostri figli rispetto ai bambini Rom, per i quali non è previsto alcun costo della refezione scolastica».


Redazione Agenzia Stampa Italia

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