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Italia. “Società e Chiesa stanche, l'Europa sta tramontando”. E il cardinale Scola auspica una “nuova sintesi”
(ASI) Un bagno di realismo e una breccia di speranza. Questi gli effetti delle parole pronunciate dal cardinale Scola, arcivescovo di Milano, al quotidiano “La Stampa” a proposito di rapporto con l’Islam, libertà religiosa, laicità dello Stato e ruolo dell’Europa, definita «affaticata e stanca».

«Siamo affaticati, vecchi, sia come società civile che come Chiese - afferma il presule -. E lo si può capire: da secoli ci portiamo sulle spalle vicende e questioni assai complesse». Non esita, poi, ad evocare il rischio che la civiltà europea, proseguendo sulla china intrapresa, possa estinguersi: «Non ci piace ammetterlo ma l’Europa sembra quasi al tramonto. Serve una nuova sintesi».

«L'uomo europeo - avverte - deve ripensare la materia complessa della finanza in rapporto con la produzione. Abbiamo affrontato il rapporto tra etica e politica, meno quello tra economia e politica. Subiamo il mercato come se fosse una necessità naturale e non un fatto di cultura».

Le sue considerazioni non si sciolgono tuttavia nell’amarezza, bensì confidano nella «Provvidenza», la quale - ha proseguito il cardinale Scola - «ci sta dando una sferzata con il nuovo Papa che propone di ricominciare dall’esperienza elementare, comune a ogni uomo. Le Chiese europee devono avere il coraggio di partire da qui».

Inoltre, in merito alla “Fondazione Oasis”, centro studi da lui creato nel 2004, atto a promuovere la reciproca conoscenza tra cristiani e musulmani, afferma: «Il più bel risultato è stato riunire un centinaio di personalità - cristiani e musulmani - che hanno imparato a conoscersi, stimarsi e ragionare insieme. Senza semplificare i problemi o annullare le diversità, abbiamo capito che dobbiamo guardare gli uni agli altri creando un patrimonio comune».

Patrimonio comune che risponde al nome di “diritto naturale”, oggi minacciato dal proliferare di leggi contro la famiglia. «Se io sono convinto - afferma il cardinale - che la famiglia fondata sul matrimonio tra un uomo ed una donna, aperta alla vita, sia un bene per la società e non metto in comune questa mia visione, tolgo qualcosa alla società stessa. Questo è capitale, ma non è capito». «E i tentativi di neutralizzare certi principi irrinunciabili per i cristiani mostrano di non comprendere il dinamismo della società plurale - ha concluso l’arcivescovo della città meneghina -, ove per legiferare adeguatamente è necessario un confronto pacato ma serrato».

Federico Cenci – Agenzia Stampa Italia

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