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Con Lucia Cirillo viaggio tra gli adolescenti prima di facebook
(ASI) Ci sono storie che meritano di essere raccontate, libri che più di altri meritano di essere letti anche se non sono best sellers internazionali. Perché, come insegnava la Volpe al Piccolo Principe, l'essenziale non è visibile agli occhi e, aggiungiamo noi, una bella copertina, una recensione di una penna di fama, una campagna pubblicitaria imponente non bastano a delineare il valore di un'opera perché, come scriveva Emerson, il buon lettore fa il buon libro.

Le poche righe appena scritte basterebbero già a presentare I Segreti di Manila (Ed. Graf, collana Nasiallinsù, 2012) ai nostri di lettori e a definire i contorni stilistici della sua giovane autrice Lucia Cirillo, giornalista napoletana laureata in giurisprudenza.

Ma Manila e Lucia sono qualcosa di più e meritano maggiori attenzione e pazienza. L'autrice alla cultura giuridica affianca una preparazione di carattere psicologico ed una predisposizione alla riflessione e all'analisi, caratteristiche che cadono a cascata in un romanzo che segue passo passo la crescita di una ragazzina di quattordici anni in viaggio dall'adolescenza all'età adulta.

Una trama semplice ma non superficiale quella de I Segreti di Manila che, più che dalla prima pagina, comincia dalla tastiera di una Lettera 32 color petrolio...

 

Lucia quando hai iniziato a scrivere?

Da bambina. Amavo comporre testi perché vivevo la cosa sia come gioco sia come modo per vivere la vita due volte o addirittura come modo per cambiarla. La scrittura è una bacchetta magica che permette di viaggiare con la fantasia. Poi a metà dei Novanta leggo, non ricordo dove, che una scrittrice non è tale senza la sua macchina.

Quella con la M...

Esatto. E mio nonno decide di regalarmene una, per l'esattezza una Lettera 32 color petrolio e mi dice: Lucia soltanto ora puoi diventare scrittrice. Inizio con il mio racconto e, come ricordavi prima, mi accorgo di una M bloccata. M come Manila, nome che peraltro mi piaceva.

Hai cominciato il tuo romanzo a 9 anni?

Sì. Ma presto quelle righe finirono chiuse in un cassetto.

Che poi hai deciso di riaprire...

Due anni fa la mia insegnante di psicologia e di pedagogia mi invita a fare una serie di interviste ai giovani. Utilizziamo il test del 'chi sono io' e gli schemi logici. Anche quelli vanno nel dimenticatoio, una volta iscritta a giurisprudenza. Qualche anno dopo inizio a scrivere per alcuni giornali e mi viene l 'idea di fare le stesse interviste, insieme ad una psicologa e ad una pedagogista.

Test che tornano utili al fine dell'opera?

Direi: i test raccolti dimostrano l'assenza negli intervistati della telemachia, il processo pedagogico che dall' infanzia ti conduce, attraverso il ponte dell' adolescenza, all' eta adulta. Inizio a lavorarci scavo nel cassetto e l'unico racconto con una protagonista femminile è Manila; lo modifico, lo adatto a diario adolescenziale, stando attenta a non citare l'elemento informatico o Facebook con lo scopo di presentare ai ragazzi come eravamo prima del bombardamento mediatico post moderno.

E cosa ne è uscito?

Cento pagine scritte in modo semplice; un'opera dedicata agli adolescenti. In due parole I segreti di Manila.

Marco Petrelli – Agenzia Stampa Italia

 

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