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Festival del Giornalismo 2013, caso Sanchez. I veri contro rivoluzionari sono i militanti comunisti

(ASI) Una manifestazione di filo castristi italiani è quanto di più raro si possa oggi immaginare. Non che manchino i sodali e i sostenitori del Lider Maximo nel nostro Paese poiché, come noto, in Italia non ci facciamo mai mancare nulla. Singolare, tuttavia, come una reporter cubana possa essere attaccata così apertamente sul tema della libertà, come accaduto ieri a Perugia, nel corso dell' ultimo giorno del Festival del Giornalismo 2013.

"Anche noi vorremmo poter protestare nel nostro paese come hanno fatto loro" ha commentato Yoani Sanchez, obiettivo dei cori di protesta sollevati da ragazzi dei centri sociali e del gruppo Militant nei suoi confronti.

Una risposta secca, a tono alla quale sarebbe molto difficile ribattere: poche parole che riassumono il clima di intolleranza politica che regna su un'isola falso mito di libertà per molti ragazzi occidentali. Dal suo blog, Generazione Y (tra i più visitati al mondo), Yoani permette agli utenti della rete di aprire una finestra virtuale sulla vera faccia della Repubblica Popolare Cubana, sulle sue privazione e su un regime nel quale, nel Terzo Millennio, il potere non è concesso da libere elezioni bensì trasmesso in formula ereditaria, come in una monarchia assoluta.

Le argomentazioni dei filo castristi devono essere da subito sembrate molto vaghe e assolutamente labili dal pubblico di IJF, fondate più su un culto dell'ideologia comunista che non su una reale percezione delle cose. “Il criminale embargo americano” contestato dai giovani ne è emblematico esempio: l'isola, pur non avendo rapporti con gli USA, intrattiene relazioni commerciali e politiche con buona parte dell'Occidente industrializzato, a partire dal Canada, paese vicinissimo agli 'odiati' States e nel quale i prodotti made in Cuba sono assolutamente legali.

Il mito della rivoluzione del Che e di Castro contro la corruzione dei governanti filo americani si è incrinato da un pezzo, ovvero da quando il 'paradiso caraibico' è diventato preda di un turismo di massa che ha fatto di Cuba un Paese dei Balocchi per i turisti italiani, tedeschi, spagnoli che al sole dei tropici cercano belle donne e divertimento a basso costo. Insomma, quanto di più lontano dagli ideali che avevano animato la guerra a Fulgencio Batista.

Corruzione, miseria, prostituzione, mercato nero: questa è la 'bella Cuba' difesa dai castristi italiani, una nazione nella quale il capitalismo convive con un sistema marxista auto ridottosi ad essere solo strumento di oppressione del popolo.

Ma tutto ciò è ignaro a chi, alla disciplina dello studio e dell'informazione, ha preferito l'isolazionismo mentale e culturale, preferendo obbedire a vecchi schemi politici, già ampiamente sperimentati durante le rivolte di Budapest e di Praga, piuttosto che cercare di aprire una finestra sul mondo e di analizzare con senso critico ciò che accade attorno a noi.

Ignoranza. Un male che, anche nell'epoca digitale, è difficile da debellare.

Nulla è più terribile dell’ignoranza attiva sosteneva Goethe. Chi ieri ha tentato di gettare discredito su Yoani Sanchez e il suo lavoro di divulgazione della verità è un contro rivoluzionario. E lo è molto di più di Batista e delle armate bianche dell'ammiraglio Kolcak.

Marco Petrelli - Agenzia Stampa Italia

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