Quello che la storia ufficiale non dice sugli Inglesi e sul coraggio degli Italiani
(ASI) Chieti - Vizio del provincialismo di questa Italia contemporanea è quella di considerare l'erba del vicino sempre più verde e di sottovalutare le nostre qualità.                                                                                                              
A tal proposito, a chi ha provato grande emozione e coinvolgimento per la morte della Regina Elisabetta II di Gran Bretagna come se fosse un fatto di casa nostra, come se fosse un nostro sovrano, ricordo con tutto il rispetto per la regina defunta che in Europa sono solitamente sempre stati proprio gli Inglesi che ci hanno guardati più di tutti con una superiorità peraltro non giustificata. 
Gli Inglesi, nella Seconda Guerra Mondiale,  hanno fatto i peggiori e più terrificanti bombardamenti in Italia portando la morte nella nostre case, come mi raccontava mia nonna Leonarda "A Foggia i bombardieri a Raf si abbassavano per essere certi di uccidere i civili a piedi e nelle auto"; sono stati sempre i Britannici a trattare in condizioni disumane i nostri prigionieri e anche di questo posso parlare per testimonianza diretta in quanto mio nonno Ettore era un sottotenente che comandava un isolotto nell'Egeo, fatto prigioniero e deportato con inganno in Egitto e Palestina dagli Inglesi che erano da poco diventati cobelligeranti, mentendo che "saremo tornati in Italia a fare servizi di polizia" .
Dulcis in fundo, il governo britannico nel 1982, durante la guerra Italo - argentina per le Isole Malvinas, ha offeso gli Italiani dicendo che la sconfitta degli Argentini era dovuta al sangue italiano di molti soldati dell'esercito di Buenos Aires.
 Ma, evidentemente, gli Inglesi hanno la memoria corta, o fanno finta di non ricordare le cocenti umiliazioni e sconfitte patite per mano delle forze armate italiane nella Seconda Guerra Mondiale, nonostante la disparità di uomini e mezzi che ci hanno portato alla resa solo per l'entrata degli Usa in guerra. Basti ricordare il coraggio degli Italiani ad El Alamein che hanno fermato i carri armati del Commonwealth praticamente a mani nude, solo con delle molotov, l'onore delle armi concesso alle truppe del Duca d'Aosta in Etiopia, alla vittoria nel porto di Alessandra in fiamme dei Mas italiani, e della vittoria col sacrificio  della cavalleria italiana al grido di "Caricat" contro mitragliatrici e carri in Russia e in Africa Orientale, dove il Capitano Amedeo Gillet ha continuato la resistenza italiana dopo il ritiro delle  truppe italiane regolari dal Corno d'Africa. 
Oggi le scuole possono insegnare quello che vogliono anche delle notizie inesatte ai nostri ragazzi perché la storia è scritta dal vincitore, ma chi ha avuto un nonno reduce come me conosce quella verità che i libri non dicono.
 
 
Cristiano Vignali -Agenzia Stampa Italia
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