Iran, Zucchini (I-Pars): Vogliamo promuovere il Made in Italy e tutelare l'interesse di Imola

4 min(ASI) Nelle ultime settimane, il territorio di Imola è diventato teatro di un'intensa polemica politica nata dopo la firma, da parte dell'Amministrazione locale, di un patto di collaborazione con Ardakan, città situata nel cuore dell'Iran, all'interno della provincia di Yazd. Tra i promotori dell'accordo c'è Andrea Zucchini, imolese e presidente di I-Pars, società di consulenza da anni attiva nel supporto alle imprese italiane ed europee interessate ad interfacciarsi con l'Iran ed altri Paesi del Medio Oriente e dell'Est Europa. Lo abbiamo raggiunto per saperne di più.

 

Presidente Zucchini, benvenuto su Agenzia Stampa Italia. Nelle ultime settimane, l'accordo di collaborazione promosso dalla Vostra società e fatto proprio dal Comune di Imola è stato pesantemente messo in discussione in Consiglio Comunale. Cosa è successo? Come nasce la diatriba?

Il patto di collaborazione tra la mia Città natale, Imola (70.000 abitanti), e Ardakan (120.000 abitanti) in Iran nasce nel 2019: l’idea era quella di avvicinare due cittadine e due popoli per sviluppare idee e progetti comuni su alcuni temi molto importanti come cultura, economia, sostenibilità, formazione e turismo.

Il patto fu firmato dall’allora Sindaca di Imola Manuela Sangiorgi con l’approvazione dei due Ministeri degli Esteri e delle rispettive diplomazie, sostenuto dal tessuto imprenditoriale locale. L’attuale Sindaco di Imola, Marco Panieri, ha deciso di confermare tale scelta, proprio perché penso ne riconosca il valore inclusivo ed intraveda numerose potenzialità di sviluppo economico, e non solo, per il nostro territorio, da sempre molto attivo negli scambi con l’Antica Persia.

Dal 2009 ad oggi abbiamo ricevuto riscontri molto positivi; da qualche settimana invece qualche politico e commissione locale si sono svegliati per contestare questo patto per motivi politici e religiosi, senza entrare nel merito della questione, inviando decine di comunicati stampa e dando il via ad un’intensa contestazione sui social.

 

In un comunicato piuttosto diretto nei giorni scorsi, Lei ha risposto con decisione a chi ritiene l'Iran un Paese con cui l'Italia, e nello specifico il Comune di Imola, non dovrebbe avere a che fare. Per altro, Imola guida un'unione, quella del Nuovo Circondario Imolese, che raccoglie altri nove comuni posizionati lungo la convergenza tra l'Emilia e la Romagna, in un territorio estremamente produttivo e competitivo sul piano sia industriale che logistico. Quali sono i potenziali vantaggi dell'accordo con Ardakan per il comprensorio?

Sono stato in silenzio per settimane poi, continuando a leggere quotidianamente e pubblicamente una serie lunghissima di errori, bugie, falsità e cattiverie contro un popolo millenario ed amico dell’Italia come è quello persiano, non ho più resistito.

Chiunque sia stato in Iran, per lavoro o per turismo, sa quanto gli iraniani amino noi italiani. I vantaggi per una Città come Imola sono numerosi e riguardano lo sviluppo economico (può incentivare l’esportazione verso l’Iran di macchinari e tecnologia italiani e l’importazione di prodotti e materie prime), progetti di sostenibilità (anche con l’aiuto dei fondi europei) mettendo al centro il nostro autodromo, la formazione (in vista dell’ampliamento dell’offerta formativa dell’Università di Bologna a Imola) ed il turismo.

 

La questione risente di un'evidente sovrapposizione, spesso dannosa, tra motivi pratici locali e motivi ideologici nazionali. Sull'Iran pendono ancora forti critiche e pregiudizi che, nel comunicato diffuso nei giorni scorsi, Lei attribuisce all'ignoranza. Se fosse chiamato a difendere questo accordo di fronte al Consiglio Comunale, cosa spiegherebbe agli amministratori imolesi?

Nei prossimi giorni il tema del patto di collaborazione tra Imola ed Ardakan sarà discusso in Consiglio comunale e la notizia è già stata ripresa da tutti i media locali e non solo. Penso che il Consiglio comunale saprà considerare separatamente le questioni politiche ed ideologiche nazionali, che chiaramente non vengono analizzate in questo patto, da quelle di sviluppo locale.

L’Amministrazione comunale ed i Consiglieri sono chiamati ad esprimersi sulla loro idea di Città e soprattutto dovranno difendere gli interessi di Imola, dei cittadini imolesi e delle nostre imprese.

Il patto di collaborazione è un patto positivo di sviluppo che può portare solamente vantaggi alla nostra Città e, a giudicare dalle centinaia di messaggi e commenti sia in pubblico che in privato che abbiamo ricevuto, penso che i cittadini lo abbiano capito molto bene.

È solamente una parte politica che fatica a comprenderlo e preferisce andare avanti sulla strada della critica senza fare alcun tipo di proposta alternativa, forse sono solamente in cerca di un po’ di visibilità.

 

La Vostra società è finita in questi giorni al centro delle attenzioni della stampa locale. Eppure siete attivi da diversi anni nel supporto all'internazionalizzazione, non soltanto verso l'Iran. Quali sono sin qui i risultati raggiunti e quali prospettive intravvede per le imprese italiane nella regione del Golfo in questa fase ancora incerta di ripresa post-pandemica?

Siamo attivi da quasi sei anni e ci impegniamo quotidianamente per avvicinare realtà che sembrano lontane e diverse ma che in realtà sono molto simili. Lavoriamo in Medio Oriente ed Est Europa, dove aiutiamo le aziende italiane ad esportare macchinari e tecnologia e le assistiamo per importare prodotti e materie prime.

Lavoriamo in diversi settori in collaborazione con il settore pubblico e privato, le diplomazie e le principali associazioni industriali. Per le nostre imprese, l’export è di fondamentale importanza così com'è fondamentale sviluppare e mantenere rapporti commerciali con i tanti Paesi che apprezzano il Made in Italy: l’Iran, con 80 milioni di abitanti ed un mercato da 400 milioni di consumatori potenziali, è uno di questi.

È quindi necessario mantenere un presidio italiano all’estero per evitare che alcuni Paesi emergenti, molto competitivi, aumentino le loro quote di mercato a discapito dei nostri prodotti e delle nostre tecnologie, da sempre considerati concorrenziali ed all’avanguardia in tutte le nazioni dove operiamo. Il risultato maggiore e che ci rende più fieri è stato quello di avere contribuito a dimostrare che lavorare in Iran è ancora possibile, nonostante le sanzioni americane.

 

Redazione - Agenzia Stampa Italia

 

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