Breve sintesi storica su morale naturale e morale cristiana. Sesta Parte.

morales(ASI)  Proseguendo l’excursus nel mondo ellenico possiamo sottolineare come dovere morale primario del cittadino diventa, aquesto punto, l’obbedienza alle leggi della Polis,integrale ed incondizionata.

Com’é noto, Socrate porterà all’estrema esasperazionequesto principio d’obbedienza, con il proprio esempio.

Il pensiero di Platone, troppo vasto per essere espresso in queste pagine, può trovare una sintesi in questa frase di Montesquieu: “E’ un principiomirabile di Platone che le leggi sono fatte perannunziare gli ordini della Ragione (notare la Rmaiuscola) a coloro che non possono riceverli direttamente daessa”.

Per Platone, infatti, il sapiente non ha bisognodi leggi scritte, considerata la collocazione cheegli riserva al sapiente nella società.

In ciò risiede il principio dell’ambivalenza dellalegge morale intesa come principio che funziona in egual modo per gli uomini e per lo stato, inquanto deriva direttamente da Dio, nel quale risiedeil Principio di Giustizia: “Dio è il Principio, il Mezzo ed il fine di ogni essere; egli muove semprein linea retta, conforme alla Sua natura, nel tempostesso che abbraccia il mondo. Sempre lo segue laGiustizia, che vendica le infrazioni fatte allalegge divina. Chiunque vuol essere felice, deve attaccarsi alla giustizia, camminando umilmente emodestamente sui suoi passi” (Le leggi IV, 715—716).

Aristotele, a tal proposito afferma:“Noi siamo naturalmente predisposti ad acquistare levirtù a condizione di perfezionarle con l’abitudine” (Politica l).

Inclinazione naturale e attività di pensiero, quindi,per divenire moralmente perfetti e realizzare unavita bella e buona, secondo l’ideale ellenico.

Questa visione della natura nel suo duplice aspettosoggettivo ed oggettivo, propria di Aristotele, implica quella più mirabile e vasta per cui la leggenaturale discende dalla natura dell’uomo e della materia (mondo).

Per questo la suprema legge della moralità è la realizzazione dell’essenza della natura; per cui è morale ciò che è naturale e l’essenza è immutabile.

Da ciò la conclusione finale che il dominio della legge è il dominio stesso della ragione, della moralità e della natura; in una visione d’insieme nellaquale ogni elemento acquista significato, solo nell’intimo collegamento con gli altri. Fine.

Francesco Maiorca – Agenzia Stampa Italia

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