Cina. Ambasciatore Li ad ASI: Innovazione e ambiente centrali, cresce cooperazione culturale

69A1152 e1587462179607(ASI) Alla fine di Ottobre, il quinto plenum del 19° Comitato Centrale del Partito Comunista Cinese ha discusso e stabilito l'orientamento del 14° Piano Quinquennale (2021-2025), chiamato a guidare lo sviluppo economico e sociale del Paese nel prossimo lustro, e gli obiettivi di lungo termine al 2035.

In un anno difficile, caratterizzato dalla pandemia e da tante tensioni internazionali, la Cina, come alcune altre economie della regione Asia-Pacifico, ha saputo riprendersi, tornando a crescere, dopo aver rallentato e limitato la diffusione del contagio nella prima fase di emergenza tra gennaio e marzo. Abbiamo contattato l'Ambasciatore della Repubblica Popolare Cinese in Italia, S.E. Li Junhua, per saperne di più. 

 

S.E. Li Junhua, benvenuto su Agenzia Stampa Italia. Alla fine dello scorso Ottobre, il quinto plenum del 19° Comitato Centrale del Partito Comunista Cinese ha delineato le direttrici dello sviluppo socio-economico del Paese per i prossimi cinque anni (2021-2025) e gli obiettivi di lungo termine dei prossimi quindici (2035). Quali sono le decisioni prese? Cosa cambierà per l'economia cinese con il concetto di "doppia circolazione"?

La quinta sessione plenaria del Comitato Centrale del 19° Congresso del PCC ha approvato un documento molto importante, cioè la Proposta per il 14° Piano Quinquennale per lo Sviluppo Socio-Economico del Paese e gli Obiettivi di Lungo Periodo per il 2035. Lo scopo fondamentale di questo documento è quello di permettere agli 1,4 miliardi di cinesi di vivere una vita di tenore migliore, felice e sicura ed al contempo rappresenta le linee-guida per lo sviluppo socio-economico della Cina sia per i prossimi cinque anni che per il lungo periodo; costituisce inoltre una chiave di lettura importante dello sviluppo cinese per la comunità internazionale.

La "Proposta" indica che la Cina ha completato la costruzione di una società con un livello di benessere diffuso e che sta entrando in una nuova fase di sviluppo. Una nuova fase in cui la Cina continuerà a sostenere fermamente uno sviluppo basato su innovazione, coordinamento, ecologia, apertura e condivisione; accelererà la costruzione di un nuovo modello di sviluppo che ha come perno la crescita nazionale e al contempo crea una sinergia di reciproca promozione tra il “ciclo dello sviluppo nazionale e quello internazionale”.

Tutto questo rappresenta un enorme miglioramento a livello di strategia e di percorso dello sviluppo economico cinese. Questo modello “a doppio ciclo” è alla base del nuovo assetto di sviluppo che la Cina ha stabilito concretamente. Non vogliamo chiuderci e creare un nostro “ciclo di sviluppo”, al contrario vogliamo sfruttare il potenziale di sviluppo della domanda interna e far sì che il mercato interno cinese e quello internazionale siano meglio collegati e si possa dare vita ad uno sviluppo più forte e sostenibile. Tutto ciò avrà un impatto profondo e importante sulla realizzazione di uno sviluppo di alta qualità per la Cina e sulla promozione della prosperità economica mondiale.

 

Durante il 13° Piano Quinquennale (2016-2020), la Cina ha raggiunto una serie di traguardi impensabili fino a venti o trent'anni fa, soprattutto in tema di innovazione e salvaguardia dell'ambiente. Questi due pilastri resteranno centrali anche nei prossimi anni. Già da tempo, le immagini che arrivano da Pechino, Shanghai, Shenzhen, Qingdao ed altre importanti metropoli cinesi stanno mostrando una rivoluzione nelle tecnologie e nei trasporti. Cosa dobbiamo aspettarci per il futuro?

Come avete ricordato, nel periodo del 13° Piano Quinquennale, la Cina ha investito moltissimo nell'ambito dell'innovazione e della tutela ambientale, raggiungendo risultati incredibili.

Nel 2019, la Cina si è attestata al 14° posto a livello mondiale per indice di innovazione, con una spesa per ricerca e sviluppo pari a 2.200 miliardi di yuan (circa 320 miliardi di dollari); ogni 10.000 abitanti si registra in media il possesso di 13,3 brevetti per invenzioni. Nel 2015, invece, la Cina era al 29° posto, la spesa era pari a 1.400 miliardi di yuan e il numero medio di brevetti ogni 10.000 abitanti era fermo a 6,3.

In ambito di tutela ambientale, l’intensità delle emissioni di CO2 della Cina nel 2019 ha registrato un calo complessivo del 48,1% rispetto ai livelli del 2005 e la percentuale di consumo di energie non fossili si è attestata al 15,3%. Gli investimenti in energie rinnovabili hanno superato i 100 miliardi di dollari per 5 anni consecutivi, la quota dei veicoli a nuove fonti energetiche rappresenta più della metà di quella mondiale. Dietro questi numeri, che fanno brillare gli occhi, ci sono le azioni e i risultati della Cina nel suo sforzo di promozione e creazione di una società ecologica.

In futuro, la Cina si muoverà verso lo sviluppo di una serie di settori come l’intelligenza artificiale, l’informazione quantistica, i circuiti integrati, la vita e la salute, la riproduzione biologica, le tecnologie aerospaziali, l’esplorazione terrestre e marittima. Le imprese e gli enti legati a questi settori in Cina godranno di nuove politiche di sostegno alla ricerca e sviluppo e di politiche più aperte in ambito di risorse umane qualificate. Inoltre, a Pechino, Shanghai e nella Bay Area Guangdong-Hong Kong-Macao nasceranno centri internazionali per l’innovazione scientifico-tecnologica, che attrarranno talenti di alto livello da tutto il mondo.

La Cina continuerà a sviluppare con decisione la green economy e la green finance nonché a sostenere l’innovazione tecnologica eco-sostenbile, promuovere la produzione pulita e sviluppare il settore della tutela ambientale. La Cina preserverà con forza l’ambiente e aumenterà la stabilità e la qualità degli ecosistemi, al fine di dare un contributo per la tutela della casa comune dell’intera umanità. La Cina ha dichiarato che si adopererà per raggiungere il picco delle emissioni di anidride carbonica entro il 2030 e la neutralità carbonica entro il 2060. Lo abbiamo detto e lo faremo.

 

La pandemia ha inizialmente messo in crisi le relazioni diplomatiche tra la Cina e quei governi che hanno accusato Pechino di non essere intervenuta tempestivamente a Wuhan. Le evidenze scientifiche fin qui emerse, tuttavia, non consentono nemmeno di affermare che il SARS-CoV-2 si sia originato in Cina. Ciò che è indubbio è che siete riusciti a tenere sotto controllo la circolazione del virus, ripartendo in sicurezza dopo tre mesi di paura, soprattutto nella provincia dello Hubei. Quali misure sanitarie ed economiche ha adottato il governo cinese per l'emergenza?

Tutti i Paesi hanno subito il colpo di una pandemia senza precedenti e per valutare se le azioni di un governo nella lotta alla pandemia siano state adeguate o meno, l’unico giudice è il popolo e i fatti ne sono le prove. Molti amici italiani si chiedono: qual è il segreto che la Cina ha utilizzato per contenere con successo l’epidemia? Voglio dire che la Cina non ha fatto ricorso ad alcun "segreto". I principi a cui ci siamo affidati sono stati: la vita umana prima di tutto, solidarietà nazionale, spirito di sacrificio, rispetto per la scienza e idea di comunità umana dal futuro condiviso.

Durante la lotta contro il Covid-19 in Cina, ogni singola vita umana, che fosse quella di un bimbo appena nato o di un anziano centenario, che fosse quella di un cinese o di uno straniero residente in Cina, è stata tutelata e protetta al massimo. Di fronte alla diffusione di un virus mai visto prima abbiamo sempre sostenuto e rispettato la scienza. Questo è dimostrato in tutto il processo, tanto nelle decisioni e nelle indicazioni quanto nella cura dei pazienti e nella gestione degli aspetti tecnici e sociali. Dalla costruzione degli ospedali da campo alla creazione di diversi percorsi di ricerca per i vaccini, dall’avviamento di test-tampone su ampia scala all’uso dei big data per il tracciamento dei contatti e del "codice salute", dalla creazione di procedure di contenimento diversificate per aree geografiche e livelli alla ripresa ordinata del lavoro e della produzione. In tutte queste circostanze è stato evidente il rispetto per la scienza e come tutto ciò abbia costituito un sostegno forte per il contenimento della pandemia e l’accelerazione della ripresa.

Attualmente, il virus continua a circolare in tutto il mondo e presenta ancora vari rischi. Le autorità cinesi, a tutti i livelli, continueranno a gestire un lavoro di prevenzione e contenimento dell’epidemia di routine e, al contempo, ad avviare ed attuare, sulla base dell’idea di comunità umana dal futuro condiviso, la cooperazione scientifica con la comunità internazionale su tutti gli aspetti connessi alla pandemia, per vincere la lotta contro il virus quanto prima e fornire un contributo attivo alla creazione di una comunità di salute condivisa.

 

Tornando al quinto plenum di Ottobre, stando agli obiettivi ambiziosi che il Comitato Centrale ha indicato per il 2035, la Cina dovrà diventare un leader globale nell'innovazione ed un grande mercato di consumo grazie alla continua crescita della classe media, che già oggi è la più numerosa al mondo. Quali sono le nuove opportunità per le imprese straniere? La maggiore apertura della Cina ai mercati esteri aiuterà a superare le incomprensioni e le tensioni degli ultimi anni?

'Innovazione' e 'consumi' sono due parole-chiave della "Proposta", ma in particolare lo è la prima. La Cina ha sottolineato di voler dare vita ad uno sviluppo trainato dall’innovazione e di voler aumentare la capacità di innovazione scientifico-tecnologica delle imprese. Negli ultimi anni, gli investimenti della Cina in innovazione e in ricerca e sviluppo si sono attestati saldamente al secondo posto a livello mondiale mentre il Paese ha raggiunto non pochi risultati in settori come l’intelligenza artificiale e le tecnologie di nuova generazione. La Cina, in futuro, incrementerà gli investimenti nei settori di avanguardia ed aumenterà la sua capacità di innovazione. Per quanto riguarda i consumi, la Cina ha già creato un ceto medio  che conta oltre [ho aggiunto 'oltre' perché credo che ormai siano aumentati... che ne pensi?] 400 milioni di persone ed è il secondo mercato di consumo al mondo. L’anno scorso, il totale delle vendite al dettaglio ha superato i 40.000 miliardi di yuan (circa 5.900 miliardi di dollari). È il mercato di consumo con maggior potenziale e può portare vantaggi ad ogni altro Paese, perché ci impegneremo ad ampliare la domanda interna e promuovere i consumi a tutto campo per stimolare quel doppio ciclo di sviluppo nazionale e internazionale di cui parlavamo prima.

Sullo sfondo della grave pandemia di quest’anno, la Cina ha comunque organizzato la terza edizione della China International Import Expo (CIIE), che ha visto un totale di intenzioni di acquisto convertite in transazioni concluse pari a 72,62 miliardi di dollari, segnando un nuovo record. Questo mostra il grande potenziale del mercato dei consumi cinese e lancia un chiaro segnale sulla forza dell’apertura della Cina.

Nei prossimi 10 anni, la Cina importerà prodotti per un valore superiore a 22.000 miliardi di dollari. Che si parli di innovazione o consumi, la Cina non può far a meno del resto del mondo ed offrirà grandi opportunità al pianeta intero. Speriamo che il mercato cinese diventi un mercato del mondo, un mercato di condivisione, un mercato di tutti. Credo che qualsiasi azienda con una visione chiara si espanderà verso il mercato cinese per godere dei grandi profitti che lo sviluppo economico della Cina può generare. L’Italia ha un settore del design e dell’innovazione sviluppato, quello della salute e della sanità maturo e la tutela ambientale è un valore diffuso. Le porte del mercato cinese resteranno sempre aperte, sono convinto che lo sviluppo basato sulla qualità verso cui la Cina sta andando e la sua sempre maggior apertura creeranno ulteriori opportunità per la cooperazione tra i due Paesi.

 

Lo scorso 15 novembre, dopo otto anni di negoziati, è arrivata in videoconferenza la firma del Partenariato Economico Regionale Globale (RCEP), un grande accordo di libero scambio che unisce quindici importanti economie della regione Asia-Pacifico: Cina, Giappone, Corea del Sud, Australia, Nuova Zelanda e i dieci Paesi membri dell'ASEAN [Sud-est asiatico]. Cosa cambia tutto questo negli equilibri commerciali globali?

La RCEP è attualmente l’accordo di libero scambio più grande al mondo, è un accordo completo, moderno, di alta qualità e di mutuo vantaggio. In base al testo, il commercio di beni con zero dazi doganali supera il 90% del totale e per quanto riguarda il commercio di servizi e gli investimenti, il livello di apertura supera quello del precedente accordo di libero scambio tra i 10 Paesi ASEAN e la Cina; inoltre include altri temi attualissimi come un alto grado di tutela della proprietà intellettuale, l’e-commerce, le politiche antitrust e gli appalti pubblici. In base alle previsioni, nel 2030, la RCEP si auspica avrà portato a un incremento annuale netto delle esportazioni dei paesi aderenti pari a 519 miliardi di dollari e a un incremento del reddito della popolazione pari a 186 miliardi dollari.

Ciò che vorrei sottolineare particolarmente è che la RCEP è stata siglata dopo 8 anni di negoziati e ha fatto sì che le persone vedessero una luce di speranza tra le nubi oscure, mostrando che il multilateralismo e il libero scambio sono la via maestra e dimostrando che questa è la giusta direzione per l’economia mondiale. La RCEP, con le sue regole connesse a quelle della WTO, è complementare anche con le altre zone di libero scambio e rappresenta un’integrazione positiva del sistema del commercio multilaterale. Non solo: sono anche benefiche per promuovere la globalizzazione economica e la liberalizzazione del commercio. La RCEP è un accordo aperto ed inclusivo e mostra come questi 15 Paesi vogliano sostenere il multilateralismo e tutelare insieme l’apertura dell’economia mondiale.

 

Sempre più italiani studiano la lingua e la cultura cinese, così come anche l'italiano e l'italianistica stanno ritagliandosi uno spazio crescente in Cina. Il Memorandum bilaterale siglato lo scorso anno prevede inoltre un'attenzione particolare alla cooperazione tra siti UNESCO cinesi ed italiani. Che ruolo può giocare la cultura nel futuro delle relazioni sino-italiane?

La Cina e l’Italia sono rappresentanti d’eccezione rispettivamente della civiltà orientale e di quella occidentale. I contatti tra i loro popoli hanno radici profonde nel tempo e le attività di cooperazione culturale negli ultimi anni si sono moltiplicate. 

Italia e Cina sono, insieme, al primo posto per numero di siti UNESCO ospitati. Nel marzo dello scorso anno, il presidente Xi Jinping ha effettuato una storica visita di Stato in Italia e i due Paesi hanno siglato proprio un accordo di cooperazione per i gemellaggi tra i siti UNESCO. Quest’accordo rappresenta una nuova piattaforma di incontro e scambio di esperienze e culture, è stato molto apprezzato dai popoli dei due Paesi e ha ricevuto molta attenzione dall'opinione pubblica. Nel 2022, Cina e Italia riprenderanno l’organizzazione dell’Anno della Cultura e del Turismo, prevista per il 2020 e poi rinviata, dando vita a centinaia di attività variegate ed eterogenee che includeranno spettacoli, arte visiva, patrimonio culturale, presentazioni turistiche, innovazione e design.

Vale la pena sottolineare che l’insegnamento delle lingue dei nostri due Paesi e la cooperazione in questo senso viaggia ad alta velocità e sta dando frutti evidenti. Attualmente, in Italia vi sono 12 Istituti Confucio, con 20.000 iscritti e in più di 40 università sono stati attivati corsi di lingua cinese. Al contempo, in Cina, l’italiano è molto apprezzato, ci sono in tutto 22 istituti di alta formazione con specializzazione in lingua italiana e vi sono decine di scuole medie con corsi di italiano. Senza alcun dubbio, la conoscenza delle rispettive lingue avrà un ruolo sempre più preponderante nella cooperazione culturale tra Cina e Italia. Le prospettive sono rosee.

 

 

Ettore Bertolini, Andrea Fais e Fabrizio Di Ernesto - Agenzia Stampa Italia

 

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