Rigore scopre altri altarini: Passaportopoli! Intanto scoppia il caso-Borriello in Roma-Juventus

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(ASI) Nonostante il limite dei cinque tesserati extracomunitari, si fa largo tra i club la strada che porta all’acquisto di calciatori extracomunitari, ma comunitari di passaporto. Il fenomeno viene definito  Passaportopoli.

Alcune società arriveranno ad averne in rosa anche undici tra sudamericani ed africani che riusciranno – scrive Rigore - nella maggior parte dei casi, a produrre documenti europei. Il malcostume di fondo di queste pratiche è legato - come sottolinea sempre Rigore - ad un concorso di interessi. I procuratori sono pronti a rendere più appetibili i loro assistiti e le società sviluppano parallelamente vantaggi di bilancio, nel senso che i costi di questi acquisti sono dilazionati in più annate, mentre le cessioni vengono contabilizzate subito. In tutto questo bailamme di permessi, passaporti e immigrazioni calcistiche, svetta sovrano il silenzio della Federcalcio.

Il caso Veron, solo il primo di una lunga serie

Il settimanale diretto da Gianfranco Teotino smuove le acque e la Guardia di Finanza decide di far visita alla sede della Federcalcio. Una settimana a spulciare documenti e ad acquisire carte e a far luce sui tanti silenzi. Come quello relativo al caso-Veron, supportato dal principio, del tutto difforme dalle regole da sempre seguite, che l’Ufficio Inchieste debba attendere l’esito delle indagini della giustizia ordinaria. Nel calderone viene tirata in ballo la regolarità del campionato 1999/2000.

Scrive Rigore“Se si andasse a fondo si dovrebbero ridiscutere tutti i risultati della scorsa stagione. Non solo la lotta per lo scudetto (vero Lazio?) è stata falsata dal mancato rispetto delle regole sugli stranieri, ma anche quella per l’Europa e quella per la salvezza. Adesso giocatori che un anno fa erano considerati comunitari, sono improvvisamente diventati extracomunitari (come lo stesso Veron e il romanista Assunçao). E ora chi risarcirà le squadre che hanno sempre rispettato le regole? Non è escluso che qualcuno si rivolga alla giustizia ordinaria, considerata l’inerzia della giustizia sportiva”. 

Anche il giornalista Paolo Franchi, sempre attraverso le colonne di Rigore, dice la sua: 

“Che io sappia, sono già quattordici i passaporti di calciatori extracomunitari più o meno contraffatti. Poi ce n’è un altro, il quindicesimo, quello di Veron, che è regolarissimo: meno regolare, invece, è la naturalizzazione del giocatore sotto un nome, Porcella, che non pare proprio quello di suo nonno”. 

Franchi parla anche dell’ipotesi sollevata da Vincenzo Morabito, agente Fifa, e punzecchia la giustizia sportiva: 

Secondo l’agente Fifa e vicepresidente dell’Associazione italiana dei procuratori, Vincenzo Morabito, all’origine dello scandalo ci sarebbe una perfida combine tra alcuni suoi colleghi senza scrupoli e associazioni malavitose internazionali. Può darsi, anzi è probabile che le cose stiano proprio così. Ma nemmeno la scoperta di una Spectre del calcio autorizzerebbe a concludere, come fa Morabito, che giocatori e società siano per definizione “parti lese” dell’imbroglio. Ripeto: in certi casi sarà così, in altri, forse, no. È evidente che, trattandosi di reati comuni, la questione riguarda la giustizia penale. Ma non mi convince affatto l’idea che, in attesa che la giustizia penale faccia il suo corso, la giustizia sportiva debba e possa tenersi alla larga da una vicenda che ha parecchio da spartire con la regolarità del campionato. Capisco bene le difficoltà: Dio ci scampi dal giustizialismo pallonaro. Capisco meno, invece, il silenzio plumbeo calato su questa vicenda. E capisco ancor meno che, per giustificare questo silenzio, si insista sulla demenzialità delle norme in vigore, e se ne invochino di nuove. Ammettiamo pure che le regole attuali siano pessime. Fatico a credere che ciò autorizzi ad aggirarle e a violarle in allegria. Secondo una concezione del diritto un po’ troppo evolutiva. Persino per il calcio italiano”. 

Zamparini:”Non tutti i giornali tacciono” e poi punzecchia Beppe Marotta

Maurizio Zamparini, presidente del Venezia retrocesso in serie B al termine della stagione sportiva 1999/2000, alza la voce e lo fa attraverso una intervista rilasciata sulle colonne di Rigore al giornalista, Enzo D’Orsi

“Mi sento danneggiato, mi batterò per il recupero dell’etica nel calcio. Sono curioso di vedere quanti mesi di squalifica prenderà Galliani per aver discusso l’operato dell’arbitro Tombolini. A me per aver criticato lo stesso arbitro (dopo Fiorentina-Venezia 1-1 di coppa Italia del gennaio 2000 ndr) che, detto tra parentesi, continua a dirigere nonostante tutto, sono toccati tre mesi di inibizione. In merito ai passaporti stavo per essere truffato anch’io, ma siccome ho quasi sessant’anni, prima di portare in Lega una certa documentazione, ho compiuto i miei accertamenti. Ho dato un paio di colpi di telefono alle ambasciate, ho ascoltato qualche amico in Portogallo. Chiunque si sarebbe comportato così. Un giorno, il mio ex direttore Marotta, mi dice che un tal procuratore gli ha spiegato che due miei giocatori, il brasiliano Bilica e io croato Cvitanovic, possono diventare comunitari. La cosa mi insospettisce e comincio a chiamare. Capisco che c’è qualcosa di strano in questa storia e scopro che il Portogallo è un Paese che si diverte a dare i passaporti. Mi arrabbio, blocco ogni operazione e dico a Marotta: sei un fesso, non dovresti più frequentare certe persone. Dentro ci sono pesci molto grossi. Non mi meraviglierei se molto presto sparisse ogni differenza tra comunitari ed extra. Io, invece, sono per la chiarezza e voglio aprire il coperchio. La Federcalcio sarebbe dovuta intervenire da molto tempo, e non capisco come mai del trisavolo di Veron non si sapesse nulla quando Veron giocava nella Sampdoria e nel Parma. La Federazione è sottomessa ai poteri forti del calcio, in conflitto tra loro ed in lotta per il controllo del governo e delle istituzioni del calcio, ad ogni livello. Io non voglio portare la Federazione in tribunale: in fondo la retrocessione del Venezia è stata tecnicamente giusta, così come lo scudetto della Lazio. Voglio contribuire ad eliminare il malcostume. Non mi arrendo, è la mia battaglia da sempre, anche se vedo che i giornali e le Tv preferiscono occuparsi di altri argomenti. Non tutti, per fortuna.” 

Chiaro il riferimento a Rigore, sempre con occhi aperti ed antenne dritte. 

Antonio Baldassarre, ex presidente della Corte Costituzionale e, all’epoca, membro del consiglio di amministrazione del Napoli, rilascia attraverso Rigore, un’ intervista al giornalista Andrea Scanzi. Secondo Baldassarre, prima di condannare andrebbero accertati i falsi. Bisogna, in definitiva, attendere la giustizia ordinaria che, a differenza di quella sportiva, possiede mezzi più efficaci per appurare la verità. In buona sostanza, citando le parole di Baldassarre “uno scudetto si può sempre togliere, più complicato è rendere retroattiva una retrocessione”.

 

Anche Sergio Grasselli, professore associato dell’Università di Siena, attraverso un articolo realizzato per Rigore, esprime la propria opinione. Le società, in buona sostanza, sarebbero punibili anche se parti lese. La responsabilità oggettiva esiste ancora e chi trae vantaggi sportivi, deve risponderne. I casi vanno distinti perché in alcuni si ha a che fare con veri e propri passaporti falsi, in altri con eventuale falsa documentazione per acquisire un passaporto in sé tecnicamente idoneo.

 

Il caso-Borriello prima di Roma-Juventus

 

Se Passaportopoli  è solo all’inizio, le polemiche arbitrali non accennano a placarsi. Il caso-Borriello scoperchierà altri altarini. Nella prossima puntata vedremo perché.

A distanza di 20 anni una domanda è d’obbligo: iil calcio è diventato così virtuoso da non aver esaurito gli scandali della portata di quelli scoperti da Rigore, oppure c’è una sorta di lungo sopore che non incentiva a far sapere cosa avviene dietro le quinte? In definitiva, va tutto bene madama la marchesa per non sgonfiare definitivamente il pallone?

 

Raffaele Garinella – Agenzia Stampa Italia

 

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