Il monaco di Monza - l’Abate Maroni o l’Abate... Farias? Il nostro monaco e il suo amico Adriano parlano di mercato

monacodimonza(ASI) La notizia dell’arrivo di Barberis mi aveva suscitato un entusiasmo che, faticosamente, riuscivo a controllare. Adriano mi aveva contattato per la solita chiacchierata calcistica, ma avrei dovuto attendere - come sempre - il calar della notte. Da un po’ di giorni l’Abate Maroni mi guardava con maggior sospetto. Le ore canoniche senza campionato trascorrevano molto lentamente, e solo l’ufficio divino riusciva a calmare la mia anima poco quieta. 

L’Abate Maroni controllava i miei spostamenti sia dopo i vespri, sia dopo la compieta, e per me diventava sempre più complesso lasciare il Duomo senza esser visto. Ma Adriano aveva una notizia di quelle - come era solito definirle - da far tremare i polsi. Dopo la compieta, l’Abate Maroni mi raggiunse per la consueta buonanotte. Mi finsi assonnato e risposi - per non dar troppo nell’occhio - con un tono di voce volutamente basso. 

  • Ha sonno padre? Molto bene, si riposi. Ci vedremo domani per le lodi.

Quando udì i passi dell’Abate Maroni ormai lontani dalla mia cella, mi diressi verso la porticina laterale del Duomo e sgattaiolai fuori come un topolino che l’ha fatta franca al cospetto di un gatto furbacchione. Adriano era lì, in auto, e si fregava le mani. 

  • Ce ne ha messo di tempo, padre. 
  • Spero che ne valga la pena, mio caro Adriano. L’Abate Maroni potrebbe mangiare la foglia, ed io finire presso la Santa Inquisizione. 

Adriano sparò il nome del misterioso calciatore trattato dal Monza

  • Padre, stiamo trattando Diego Farias, lo scorso anno al Lecce, ma di proprietà del Cagliari. 

Dopo aver appreso la notizia, esultai come un bambino che riceve il primo pacchetto di figurine.

  • Farias? Se lo soffiassimo a Verona, Parma e Crotone, potremmo parlare di miracolo di mercato. 

Adriano sghignazzò col fare tipico di chi ha sempre un asso nella manica da calare al momento opportuno. 

  • Abbia fede, Padre. D’altronde se non ce l’ha lei... 
Dopo averlo salutato e benedetto, raggiunsi la porticina laterale del Duomo e rientrai nella mia cella. Mancava ancora un po’ di tempo prima delle lodi, e decisi di investirlo sognando ad occhi aperti un Monza che, di lì a poco, secondo le parole di Adriano, sarebbe diventato realtà. 
 
Raffaele Garinella - Agenzia Stampa Italia 
 

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