Il ministro Fraccaro alla Cattolica di Milano per difendere la sua riforma costituzionale

Fraccaro«Meno parlamentari e referendum propositivo necessari per riavvicinare i cittadini alla politica». I dubbi dei costituzionalisti

(ASI) Milano- Con la pubblicazione dell'ultimo Documento di Economia e Finanza i tempi potrebbero allungarsi fino al 2020, ma per Luigi Di Maio e Riccardo Fraccaro le riforme costituzionali fanno ancora parte dei progetti dell'esecutivo gialloverde per il prossimo futuro, soprattutto per la sponda M5s. Da una parte la riduzione del numero dei parlamentari di circa il 30%, dall'altra l'introduzione del referendum propositivo. Sarebbero queste le due novità per incoraggiare una maggiore partecipazione dei cittadini alla vita politica, superando la crisi della democrazia rappresentativa.

«Alla luce dei tempi attuali è una riforma necessaria», ha detto il ministro per i rapporti con il Parlamento e la democrazia diretta Fraccaro. «Ormai siamo di fronte a uno scollamento del sistema politico dal proprio contesto sociale. I cittadini da anni non si sentono più rappresentati e non basta andare alle urne ogni cinque anni o abrogare qualche legge di tanto in tanto».

Fra gli scetticismi delle opposizioni e le obiezioni dei giuristi, il ministro ne ha parlato all'Università Cattolica di Milano con alcuni costituzionalisti, come il professor Alessandro Mangia, Enzo Balboni e Roberto Bin, quest'ultimo docente all'università degli studi di Ferrara.
Fraccaro ha fondato nel 2010 il Meetup di Trento, un servizio di rete sociale per avvicinare la classe dirigente ai cittadini, e inevitabilmente l'esperienza lo ha presto accostato alle posizioni politiche dei pentastellati. Nell'ultima legislatura e in quella in corso si è sempre occupato di affari costituzionali, prima in commissione e ora come ministro. Fra le sue posizioni più note, quella di promuovere gli strumenti di democrazia diretta per superare la crisi del sistema partitico e la sfiducia nella politica italiana: «Ora i palazzi del potere sono troppo autoreferenziali, diventando incapaci di prendere decisioni efficaci per risolvere i problemi del Paese. Ormai i tempi sono cambiati e ci sono strumenti e tecnologie che permettono ai singoli cittadini di seguire attivamente la vita politica, ma non hanno possibilità di incidere nelle scelte dei loro leader».

Il referendum propositivo, con l'eliminazione del quorum e l'eventualità di essere rimesso nelle mani di Parlamento e Presidente della Repubblica, pone però diversi problemi di costituzionalità, prontamente sollevati dai professori Mangia e Bin. Per loro si tratta di una rivoluzione che porterebbe con sé alcune criticità, invece di risolverne, creando dei conflitti fra le istituzioni stesse e quindi un rallentamento dei processi decisionali. Inoltre per il referendum propositivo, ha argomentato Bin, non sono state finora prese in considerazione le limitazioni che già riguardano da anni le consultazioni popolari per abrogare le leggi.
Fraccaro, rispondendo quasi a un question time parlamentare, ribadisce però che la politica ha per troppo tempo seguito i propri interessi, anche incostituzionalmente, ignorando il mandato dell'elettorato, e che i referendum abrogativi sono stati per troppi anni vittime dell'astensionismo. «Viviamo in un'epoca di referendum continuo, dove tutti i giorni si dibatte su un argomento. È giusto per voi escludere i cittadini da questo processo?», chiede il ministro. «A mio giudizio dobbiamo sfruttare le opportunità odierne che ci permetterebbero di canalizzare in una forma istituzionale la voglia dei cittadini di tornare padroni delle decisioni che li coinvolgono direttamente».

Nel giorno in cui si svolge tutto questo dibattito, in Parlamento si era già aperta un'aspra discussione con le opposizioni, con il Pd che ha promesso di fare ricorso alla Consulta. Entro la fine di aprile si saprà se i giudici avranno ritenuto la proposta del ministro M5s ammissibile o meno. Non è escluso che, come accaduto per il revenge porn, alcune obiezioni sollevate in Senato e alla Camera possano essere considerate per qualche ritocco e che il governo ripresenti il testo con delle modifiche più avanti.  

Lorenzo Nicolao - Agenzia Stampa Italia

 

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