Papa Francesco all’Angelus di domenica 3 luglio 2016

(ASI) Roma “È necessario invocare Dio”, così il Santo Padre ha esordito in occasione dell’Angelus celebrato nella Città del Vaticano, alla presenza di una gremita folla di fedeli da tutto il mondo. Il Pontefice ha commentato il brano domenicale tratto dal Vangelo di Luca, vv 1-12. 17-20., in cui Gesù parla dell’abbondanza della messe che attende di essere raccolta. Secondo il Vescovo di Roma, gli operai citati nel Vangelo sono i missionari.
Non soltanto quelli “che vanno lontano, ma anche noi”, nel nostro ambiente di lavoro, nella nostra casa, nella nostra vita quotidiana ed ordinaria. L’operaio evangelico deve portare un dono, annunciare, cioè, che il Regno di Dio è vicino perché “Gesù ha avvicinato Dio a noi”. Comunicare la cosa più incredibile che esista, che Dio, contrariamente alle divinità lontane dall’uomo, è in mezzo a noi ed interviene per vincere gli errori e la miseria umana, solo attraverso il suo grande amore misericordioso.

La Buona Notizia è proprio questa. A questo scopo il Signore inviava i discepoli a due a due davanti a sé. Perché dopo aver ascoltato da Cristo questa novità assoluta, la potessero portare al mondo intero, con l’invito di invocare la pace sulla case che accoglievano i missionari. Da ciò si evince che il Regno di Dio va costruito quotidianamente ed offre sùbito, “già su questa terra i suoi frutti di conversione, di purificazione, di amore e di consolazione per gli uomini”. Da qui l’importanza di costruire, e non di distruggere, quotidianamente il Regno di Dio.

Con il suo solito taglio pratico, papa Francesco ha spiegato come si devono comportare i missionari, con quale spirito i discepoli dovranno svolgere questa missione. Innanzitutto non sottovalutando la realtà. Il maligno vuole ostacolare in tutti i modi, questo còmpito assegnato da Dio. Ecco perché l’operaio dovrà essere libero da ogni condizionamento umano. Papa Bergoglio spiega che la borsa, la sacca e i sandali, che secondo Gesù i missionari non devono avere, sono simboli del vanto personale, del carrierismo e della fame di potere. L’obiettivo è farsi strumenti di salvezza, portata dal sacrificio di Gesù. Non c’è spazio per secondi fini.

Verso la conclusione, il Pontefice ha sottolineato quanto il cristiano abbia, nel mondo, una missione stupenda, che richiede tanta generosità, con lo sguardo rivolto al Signore. Il mondo ha bisogno di cristiani che testimonino con gioia, come i discepoli inviati da Gesù che... “tornarono pieni di gioia”. Il Santo Padre, a questo punto, si è rivolto ai tanti giovani presenti, chiedendogli quanti di loro sentano la chiamata del Signore a seguirlo. E, come Papa Wojtyla, li invita a non avere paura. Questo sentimento che frena tanti cristiani dal realizzare i sogni che Dio ha messo nel loro cuore.

Nella preghiera finale, papa Francesco ha invitato tutti a pregare il Signore, perché non manchino persone generose per portare a tutti l’amore e la tenerezza del Padre celeste.

Ilaria Delicati – Agenzia Stampa Italia

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