Umbria, gli scavi archeologici di Vaiano Gioiella giunta al termine con successo

(ASI) Castiglione del Lago -  Nella splendida cornice del Palazzo della Corgna, sede del Municipio e dell’Antiquairum del Trasimeno, si è tenuta, venerdì 8 luglio 2016, la relazione conclusiva della campagna di scavi relativa al sito della “Villa” romana in località Vaiano.

 Un gruppo di appassionati studenti americani, sotto la direzione di Giampiero Bevagna (The Umbra Institute), della prof.ssa Rebecca Schindler e del prof. Pedar Foss, entrambi della De Pauw University e Stefano Spiganti (Intrageo), hanno condotto, in base ad una ricognizione del 2015, le prime operazioni di scavo del sito, la cui importanza si era tramandata, di generazione in generazione, nella popolazione locale e presso i contadini della zona.

L’insediamento esplorato doveva essere di notevoli dimensioni e occupato dal II sec. a. C al III sec. d. C. Situato in cima ad una collina a nord del Lago di Chiusi, si trova in prossimità di una strada ed una cisterna di raccolta delle acque, anch’esse di epoca romana. Dall’abbondanza e dalla varietà dei materiali trovati, gli esperti ritengono che si sia trattato di un insediamento di notevoli dimensioni, ove si svolgevano molte attività rurali, da quelle prettamente agricole a quelle manifatturiere. I fabbricati risultano essere due: uno a sud, simile ad un impianto termale ed uno a nord.

Le piogge battenti ed incessanti non hanno aiutato gli archeologi, che, pur iniziando gli scavi il 6 giugno, hanno dovuto pazientare per un’intera settimana l’arrivo del bel tempo, che gli ha concesso di dedicarsi all’attività per due settimane intense, riuscendo a scavare due quadrati.

Tra le scoperte, due distinte aree di accumulo, con materiali risultanti da riporti e da un crollo di un tetto, dato che sono state portate alla luce ben 153 kg di tegole, in un’area molto ristretta di 1x4 metri.

L’attenzione degli studiosi si è concentrata su di una canaletta dalla funzione ancora misteriosa, in quanto il suo fondo è costituito dal terreno nudo, mentre l’apice è formato da due tegole unite a formare un triangolo. Non si comprende bene se sia stato un normale canale di drenaggio o se abbia assolto altri scopi. Anche la sua lunghezza rimane, per ora sconosciuta.

La presenza di un complesso termale è invece sicuramente attestata dal ritrovamento di tegole, relative al riscaldamento del pavimento, frammenti di mosaici e pilastrini, per creare l’intercapedine in cui doveva passare l’aria calda.

Gli scavi hanno restituito anche alcuni frammenti di Sigillata Italica (Arretina) con bolli di fabbrica. La scoperta, invece, di materiali con tracce d’incendio, fa pensare al fatto che forse, nel sito, fossero presenti fornaci per ceramiche e metalli.

Tutti gli intervenuti, dalla Sovrintendenza, al Comune di Castiglione del Lago, all’Archeoclub Trasimeno, hanno espresso la loro gratitudine e soddisfazione per la meritoria iniziativa che ha portato gli archeologi americani sulle rive dei nostri laghi.

Ilaria Delicati – Agenzia Stampa Italia

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