Università di Teramo. Oggi nell’inserto Formazione de Il Sole 24 ore, in una doppia pagina dedicata a Teramo e Camerino, c’è la presentazione del Master Enrico Mattei in Vicino e Medio Oriente. Un bell’avvio: quando partiranno le iscrizioni?

(ASI) Università di Teramo. Oggi nell’inserto Formazione de Il Sole 24 ore, in una doppia pagina dedicata a Teramo e Camerino, c’è la presentazione del Master Enrico Mattei in Vicino e Medio Oriente.

Un bell’avvio: quando partiranno le iscrizioni?

Sì l’avvio è molto buono, il Master Mattei è l’unica presenza di Uniteramo nell’inserto della prestigiosa testata di Confindustria. E’ l’ennesima prova che ad ogni presunta difficoltà del mio postlaurea, inaugurato nel 2006 da una prolusione di Andreotti su Enrico Mattei – lo stesso giorno di un editoriale di Angelo Panebianco sul Corriere, contro i pericoli del ritorno dell’andreottismo in politica estera – nasce una reazione diretta o indiretta di alta professionalità, che dà spazio a un corso di studi la cui offerta formativa - come ricordato nell’articolo – ha sempre garantito profili di eccellenza in campo didattico, e una capacità di analisi a 360 gradi, sia dal punto di vista della multidisciplinarietà, sia nel merito: “un sapere oltre i luoghi comuni”, utile e anzi necessario per capire il groviglio di conflitti, di trame diplomatiche e belliciste, di sigle, di religioni che caratterizza oggi più che mai il Medio Oriente.

Un tema all’ordine del giorno nella regione è l’ISIS. Che ne pensa?

Sull’ ISIS e sulle modalità di contrastarlo, il Master darà spazio a diverse analisi. Personalmente ho una certezza e un dubbio: la certezza è che il terrorismo ISIS – una sorta di territorializzazione di Al Qeda, la centrale eversiva transnazionale e senza un territorio di radicamento certo, nemica dei legittimi governi del Medio Oriente, a cominciare da quelli più antisraeliani - nasce in Iraq da due eventi cruciali seguiti all’invasione anglo-americana del 2003, vale a dire la distruzione ad opera del governatore Bremer del partito Baath, espressione di un sunnismo laicheggiante e modernizzante, tutt’altra cosa dal sunnismo tradizionale; e inoltre, la nuova Costituzione post Saddam, ispirata a un federalismo economico che garantendo maggiori proventi petroliferi ai Curdi a nord e agli Sciiti a sud, ha indebolito la regione centrale sunnita. Di qui, a fronte del monopolio sciita del governo centrale di Bagdad, la reazione ISIS, in cui trova spazio un estremismo sunnita impensabile ai tempi della dittatura di Saddam Hussein.

E il dubbio?

Riguarda due unità di notizie fondamentali: la prima è l’accusa dell’Iran. che ha additato il leader dell’ISIS, Al Baghdadi, come un sionista agente del Mossad: bisogna pensare al proposito che il primo acronimo dell’organizzazione terrorista è stato ISIL, dove le due ultime lettere signficavano l’Iraq e il Levante, e cioè, appunto, l’Iran . Questa prima unità di notizia sembrerebbe contrastare con un’altra, di cui ha parlato più volte Gian Micalessin: e cioè la presenza di ex ufficiali baathisti dentro l’ organizzazione dello “Stato islamico”: Micalessin è un giornalista eccezionale, un vero inviato capace di rischiare per andare a caccia di informazioni, dunque la sua lettura va presa in seria considerazione. Bisognerà vedere comunque se gli ex ufficiali di Saddam da lui ricordati, sono militari rimasti fedeli al baathismo, oppure nell’Iraq destabilizzato dalla guerra del 2003 e da Al Qaeda, se sono sbandati che pur di coltivare una vendetta storica contro chi ha distrutto un paese un tempo sostanzialmente pacifico anche se sotto dittatura, hanno tradito il messaggio del loro leader di un tempo.

In effetti la notizia di oggi, l’apertura di un nuovo fronte dell’ISIS anche in Cecenia, in funzione antirussa, sembra smentire la presa di posizione di  Saddam Hussein, quando nell’autunno del 2003, dalla clandestinità, assunse una posizione di netta condanna dell’attentato ceceno al Teatro di Mosca …

Infatti, è proprio così. Saddam Hussein condannò il terrorismo islamista ceceno, un po’ come Gheddafi, anni prima, aveva attaccato i musulmani bosniaci. Che oggi i Ceceni siano guidati da uno sciita non conta; nel Master riproporremo un tema già trattato, e cioè quella sorta di ‘terzo Islam”, trasversale alle due principali tendenze (sciismo e sunnismo), e che è contiguo a Israele. Tutti fatti acclarati dalla grande stampa di informazione, ma poi spesso dimenticati. Dei rapporti tra musulmani bosniaci e Israele, ne parlarono con due paginate, Massimo Nava sul Corriere  e Janiki Cingoli su il Giorno: quanto alla Cecenia, l’ex presidente della Sinagoga di Mosca Boris Berezovsky ammise su El Pais di averla sostenuta finanziariamente ai tempi di Eltsin, e di nuovo Il Corriere svelò i contenuti di una telefonata tra il grande finanziere russo-ebreo e un leader ceceno degli anni Novanta.
Quanto all’Isis, la presenza di ex ufficiali saddamisti non toglie che la sua è una strategia non solo antiIran e antiAssad, ma anche antirussa. Alleato di chi, non è difficile capirlo: l’oltranzismo occidentale, l’Occidente ieri dei neocons, oggi di Kerry, della Clinton, e del nuovo capo del Pentagono, successore del ‘proarabo’ Hagel, Ashton Carter. Quanto alle azioni concrete dello ‘Stato islamico’, la distruzione di reperti archeologici, i massacri di cristiani, il perfetto inglese degli esecutori delle sue vittime, lo stesso agitare l’idea di un abbattimento dei confini degli Stati legittimi riconosciuti dall’ONU a fini di una presunta unficazione, corrisponde nei fatti a una strategia del caos gradita a tutti coloro che in Medio Oriente – gli estremisti islamici eredi di Al Qaeda e quelli sionisti in Israele – e in Occidente – il fronte bellicista, forte anche nell’Amministrazione Obama – non vogliono risolvere i conflitti della regione euromediterranea, ma moltiplicarli all’infinito, per puntare magari a una nuova guerra mondiale. Di fronte a questo pericolo, un’analisi corretta è la base per un’operare corretto. Questo è il nostro tentativo, ripeto attraverso il ricorso a una pluralità di voci come si conviene in una Università pubblica

Nel Master parlerete anche di immigrazione?

Senz’altro, ne abbiamo sempre parlato. Le migrazioni sono un problema centrale nelle relazioni internazionali tra Europa, Medio Oriente e Africa. Nel 2014 abbiamo fatto un convegno dal titolo, “Se 800mila vi sembran pochi …”, mutuato dalla vecchia canzone degli inizi del Novecento, “se 8 ore vi sembran pochi …”. Già, perché oggi è evidentissimo che esiste una contraddizione tra la politica della porta spalancata e le necessità dei cittadini italiani, nella morsa di una disoccupazione e di una crisi molto grave.  Ma anche in questo caso, abbiamo dato la parola a tutti, anche a sindacalisti e giuristi ‘buonisti’. Anche se adesso mi chiedo, se tante certezze del passato possano resistere di fronte ai drammatici scena.

Redazione Agenzia Stampa Italia

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