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Dibattiti Storici. Il DNA di un Popolo che dimentica… III Parte
(ASI)La terza parte di una serie di articoli sulle opere fatte dal Fascismo. Riforma della scuola (Gentile):

RDL n°1054 del 06.05.1923

La data di promulgazione, solo otto mesi dopo la Marcia su Roma, essendo Giovanni Gentile Ministro dell’Educazione Nazionale del primo governo Mussolini, indica chiaramente l’attenzione particolare data dal Fascismo al problema della scuola. L’istruzione sarà sempre un’istanza primaria, forse anche per una deformazione professionale di Mussolini, che fu insegnante elementare; anche nell’ottica della strada maestra per il riscatto delle fasce più deboli, che la mancanza d’istruzione relegava ai più bassi gradini della scala sociale senza la possibilità di uscirne, per il semplice motivo che, come ebbe a dire Mussolini: “l’ignoranza significa esclusione dalla partecipazione”. La volontà di modernizzazione, che fin dalle origini pervade il movimento fascista, probabilmente influenzato anche dalla presenza nelle sue file di futuristi come Marinetti, spinge il nuovo governo a progettare la creazione di una numerosa e preparata classe dirigente, in grado di sostenere un vasto disegno di sviluppo nazionale: obiettivo, questo, non realizzabile senza una scuola moderna, razionale, dinamica, produttiva ed accessibile a tutti.

Definita, anche dagli antifascisti più prevenuti, la più importante ed organica riforma della scuola del XX secolo, la riforma Gentile pose mano ad una situazione disordinata ed approssimativa di una scuola che, oltre che essere vecchia, poco formativa e disorganizzata, era fortemente selettiva a favore dei ceti abbienti e trascurava il compito di dare preparazione e cultura a tutti i cittadini. La riforma Gentile succede alla Legge Casati del 1859, che stabiliva gli ordini d’istruzione, istituiva un corso di studi tecnici della durata di tre anni e rendeva obbligatoria l’istruzione sino alla seconda classe elementare. Il nuovo livello scolastico obbligatorio viene elevato alla quinta classe elementare; ma la proibizione dell’avvio al lavoro dei giovinetti prima dei 14 anni sposta di fatto tale obbligatorietà sino alla fine del ciclo dell’avviamento o della terza media. In antitesi all’utilitarismo arido e all’enciclopedismo, la riforma ha un’impronta umanistica, formativa e culturale, e comprende tra le materie d’insegnamento anche l’istruzione religiosa. Altre caratteristiche specifiche della riforma Gentile sono: l’introduzione dello studio del latino in tutti gli ordini di scuole medie, l’introduzione degli esami di Stato professionali per i laureati, la nomina ministeriale per rettori, presidi e direttori didattici, l’ammissione delle università libere, gli esami di Stato per l’ammissione ad ogni ordine e grado superiore d’istruzione e l’istruzione dei Provveditorati agli studi che vengono distribuiti, nel tempo, su scala provinciale. Vengono riordinati i cicli di studio medio superiore, in vista sia del conseguimento dei diplomi nelle varie specializzazioni sia dell’accesso all’università. Alle facoltà scientifiche si accede dal Liceo Scientifico, mentre il Liceo Classico da accesso a tutte le facoltà, anche non squisitamente umanistiche. In relazione alle dichiarazioni della carta della Scuola, che con la Carta del Lavoro emanata successivamente nel 1927 costituirà il binomio cardine della filosofia sociale del Fascismo, il principio dell’obbligo scolastico assume il nuovo significato di Servizio Nazionale e, in coerenza con la legge che ammette al lavoro i giovani solo dopo il compimento del 14° anno d’età, l’istruzione elementare viene suddivisa in quattro cicli:

1)      Scuola materna biennale, vera e propria scuola di Stato per bambini dai quattro ai sei anni, che non si sostituisce agli asili per età inferiori e di natura privata già esistenti, ma serve per un loro efficace orientamento.

2)      Scuola elementare triennale per i fanciulli di 6-7-8 anni, distinta in urbana e rurale.

3)      Scuola del lavoro biennale per i fanciulli dai 9 ai 10 anni, nella quale al normale insegnamento culturale era abbinata la conoscenza e la coscienza del lavoro in tutte le più salienti manifestazioni.

4)      Scuola media o scuola artigiana o scuola professionale, alle quali si accedeva dopo avere superato gli appositi esami di ammissione, per completare l’ultimo ciclo dell’istruzione primaria dall’11° al 14° anno d’età e che aveva la durata di tre anni.

La scuola artigiana, distinta in tipi a seconda delle caratteristiche dell’economia locale, mirava a dare, con la necessaria cultura generale e tecnologica, un rapido addestramento ai diversi mestieri, fornendo gli elementi fondamentali, scientifici e tecnici che valgono per tutti i lavoratori e per tutte le specie di lavoro. I ragazzi che dopo la scuola del lavoro intendevano prepararsi alle esigenze proprie del lavoro nei grandi centri, potevano scegliere di frequentare la scuola professionale triennale, seguita dalla scuola tecnica, biennale, orientare specificatamente agli impieghi minori ed al lavoro specializzato nelle grandi aziende industriali, commerciali ed agrarie. Chi accedeva alla scuola media, vi trovava una scuola propedeutica che lo preparava al proseguimento degli studi medi superiori. Per quanto riguarda l’ordinamento generale, in base alla Carta della Scuola è possibile distinguere, in definitiva, i seguenti ordini di studio:

1) Elementare

a)      Scuola Materna, biennale

b)      Scuola elementare, triennale

c)      Scuola del Lavoro, biennale

 

2) Medio

a)      Scuola Artigiana, triennale

b)      Scuola Media, triennale

c)      Scuola Professionale, triennale

d)     Scuola tecnica, biennale

 

3) Superiore

a)      Liceo Classico, quinquennale

b)      Liceo Scientifico, quinquennale

c)      Istituto Magistrale, quinquennale

d)     Istituto Tecnico Commerciale, quinquennale

e)      Istituto Tecnico per Periti agrari e industriali, per Geometri e Nautico, quadriennale

 

4) Universitario

a)      Facoltà di Giurisprudenza, di Scienze Politiche e di Economia e Commercio

b)      Facoltà di Lettere e Filosofia e di Magistero

c)      Facoltà di Medicina e Chirurgia e di Medicina Veterinaria

d)     Facoltà di Scienze Matematiche, Fisiche e Naturali, Scienze Statistiche, Demografiche ed Attuariali

e)      Facoltà di Farmacia

f)       Facoltà di Ingegneria, Ingegneria mineraria, di Chimica Industriale

g)      Facoltà di Architettura

h)      Facoltà di Agraria

i)        Scuole dirette a fini specifici

 

I corsi di studio per il conseguimento dei titoli accademici hanno la durata da quattro a sei anni. Eccezionalmente, alcuni corsi possono avere una durata inferiore. Presso le facoltà possono inoltre essere istituiti, per i laureati, corsi di perfezionamento e corsi di specializzazione. Oltre agli ordini di studio sopra citati, costituiscono ordini speciali di studio e di addestramento:

1) Istituti d’Istruzione e d’Arte così distinti:

a)      Corso di avviamento all’Arte, triennale

b)      Scuola d’Arte, quinquennale

c)      Istituti d’Arte della durata di otto anni

d)     Corsi di Magistero per il disegno e per l’Arte applicata, biennali

e)      Liceo Artistico, quinquennale

f)       Accademia d’Arte, quadriennale

g)      Conservatorio di Musica, da sei a dieci anni a seconda delle discipline

h)      Accademia d’Arte Drammatica, triennale

 

2) Gli Istituti per l’educazione e la preparazione della Donna, così distinti:

a)      Scuola Media Femminile, triennale

b)      Magistero Femminile, biennale


3) Corsi per la Formazione ed il Perfezionamento dei Lavoratori

Come si può vedere, la Riforma Gentile è stata, oltre che fortemente innovativa e moderna, anche molto articolata e specifica, tanto da ricoprire non solo tutte le necessità di cultura e d’istruzione che la società degli anni Venti voleva soddisfare, ma da essere ancora moderna ed efficiente, con gli eventuali aggiornamenti necessari, anche negli anni 2000. Tant’è che, nonostante i tentativi pasticcioni dei vari ministri che hanno tentato di modificarla, e le cui riforme sono state quasi sempre peggiorative dello “status quo ante”, vedi l’abolizione del latino e dello studio dei classici, essa è ancora la colonna portante della scuola italiana ed ha formato generazioni di professionisti e d’intellettuali che costituiscono uno dei vanti dell’Italia.

Opera Nazionale Dopolavoro

Quasi in parallelo a ciò che per i giovani era la GIL, nasce per i lavoratori l’O.N.D. Questo organismo ha il compito di portare cultura e svago tra la classe operaia, che nel passato era stata costretta ad una vita esclusivamente di lavoro, di sacrifici e d’ignoranza. La data di collocazione temporale dell’O.N.D., è da porsi intorno ai primi anni del Regime Fascista, stante che la legge istitutiva del Dopolavoro Ferroviario, vigente, è del 25 ottobre 1925. L’O.N.D. organizza:

1)      Circoli ricreativi che, senza scopo di lucro, offrono ai lavoratori un ritrovo economico e dignitoso per trascorrere qualche ora di svago

2)      Sedi per teatri popolari

3)      I Carri di Tespi, compagnie teatrali itineranti che operano su tutto il territorio

4)      Corsi di recupero scolastico per analfabeti e semianalfabeti

5)      Biblioteche popolari

6)      Gite turistiche e culturali con accesso a spettacoli teatrali di prosa e di lirica

7)      Treni popolari

Tutte realizzazioni che non necessitano di particolari spiegazioni, tanto il loro significato ed il loro valore sono palesi. Sui treni popolari vale forse la pena di spendere qualche parola in più. Interi paesi, intere città erano popolati da persone che, per la stragrande maggioranza, nascevano e morivano senza mai vedere altri posti se non quelli dov’erano nati. Pochissimi piemontesi avevano mai visto il Trentino o Venezia o Roma o Palermo; pochissimi toscani avevano visitato Torino o Genova o Milano o Napoli; pochissimi calabresi avevano mai visto Firenze o Padova o Pescara o Udine. Insomma gli Italiani non si conoscevano tra loro e non conoscevano il proprio Paese.

Al giorno d’oggi, abituati ai mezzi di comunicazione veloci e diffusi di cui godiamo, può sembrare quasi impossibile una situazione di quel genere, ma allora era così ed anche peggio. Per la prima volta nella storia del Paese, l’istituzione dei Treni Popolari a percorsi ragionati ed a prezzi assolutamente economici o gratuiti permise a grandi masse di cittadini di spostarsi sul territorio nazionale e di conoscere altri Italiani, altre città, altri costumi ed altre tradizioni, arricchendo il bagaglio culturale, infrangendo le barriere etniche tra le varie regioni e contribuendo a cementare l’unità nazionale.

Fonte: I Danni del Fascismo, di Alessandro Mezzano

Davide Caluppi - Agenzia Stampa Italia

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