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Storia. Intervista esclusiva a Franz Eisl, il luogotenente Afrika – Korps di Roemmel

(ASI) Ho avuto il piacere di conoscere ed intervistare nel luogo di lavoro Franz Eisl, classe 1921, che lo scorso 17 marzo ha compiuto 91 anni anni. Inutile dire che trovarsi di fronte ad un luogotenente che collaborava strettamente col Feldmaresciallo Roemmel, non è un'esperienza di tutti i giorni, per diversi motivi. Dapprima, si vede il vigore di quest'uomo, a novant'anni passati, e la forza che trasmette a tanti anni dagli eventi. In secondo luogo, non ha scordato nulla. E' ancora oggi il vicino, il “marinaio” di Erwin... L'intervista è stata fatta in lingua tedesca, sebbene il Signor Eisl abbia una sporadica conoscenza dell'italiano.

Valentino Quintana: ben tornato, Signor Eisl, come sta?

Franz Eisl: Bene, bene, grazie. Quest'anno facciamo come promesso l'intervista. A tra poco.

V.Q.: A dopo.

F.E.: Allora, possiamo cominciare. Cosa vuole sapere di preciso?

V.Q: La sua esperienza di guerra in Africa Settentrionale, se si può... 1941...

F.E.: Certo. Io ero uno di quelli che da Tunisi ha fatto la lunga marcia verso El – Alamein. Ogni giorno era un colpo, un disastro, un inferno. Era una follia.

V.Q.: In che corpo era?

F.E: Nella Wehrmacht. Afrika – Korps.

V.Q.: Quelli della canzone “Panzer rollen in Afrika vor”?

F.E.: Du lieber Gott! (O mio Dio!) E come fa a conoscerla? Sì, proprio loro.

V.Q.: Però!

F.E.: A parte il buon equipaggiamento, vede questa foto? Questo sono io, e questo è Erwin Roemmel, il Feldmaresciallo. Ero il suo “marinaio”.

V.Q.: Cioè?

F.E.: Il suo aiutante. E che tipo che era Roemmel!

V.Q: In che senso?

F.E.: Un temerario, un audace, un dritto. Uno che non si fermava di fronte a nulla.

V.Q.: Uno che ha anche attentato al Führer...

F.E.: E' vero, perché la guerra non andava come avrebbe voluto Roemmel.

V.Q.: Beh, non è proprio questo il motivo dell'attentato ad Hitler.

F.E.: Anche.

V.Q.: Sarà... Comunque, la sua guerra come è stata?

F.E.: Partito dal grado di Sergente. Poi sono diventato Luogotenente nella 7. Panzerdivision. Avanzavo con la mia compagnia in direzione El Cairo. Nelle cruentissime battaglie contro gli angloamericani, siamo stati anche duramente feriti. Ho insistito parecchio affinché i reparti stessero uniti e si ricollegassero in unità. Spesso i miei camerati mi morivano tra le braccia. Le ultime loro parole erano spesso le seguenti: “saluta mamma per me”.

V.Q.: Tremendo. Quanto è rimasto in Africa settentrionale?

F.E.: Sotto gli ordini di Roemmel dal 4'1 al settembre del '43. Sì, il vostro settembre....

V.Q.: Già.

F.E.: Sì, ma le dico... non è che abbia un ricordo eroico di quei giorni. O meglio di quei due anni. Lei è fortunato, non ha mai vissuto la guerra. Sono solo graziato ad essere qui, a soggiornare in Italia. Potrei essere morto anche io nel '41 o nel '43. Mi è andata molto meglio dal dopoguerra in poi.

V.Q.: Nel senso che si è realizzato?

F.E.: Certamente. Io sono di Salisburgo. Ho fondato lì due ditte di forniture elettro-sanitarie, sono sposato con Erika da più di sessant'anni, ho due figli, e sono ancora qua...

V.Q.: Eh sì...

F.E.: Sì ma da dopoguerra, caro Signor Valentino, ho fatto una vita sana. Non ho nemmeno mai bevuto un bicchiere di vino...

V.Q.: Male, perché fa bene un quartino di vino al giorno...

F.E.: Sì, così dicono. Anzi, in verità una volta l'ho bevuto. Una volta sola. Era il giorno dopo la maturità, nel 1940. Volevo assolutamente entrare nella Luftwaffe (aeronautica tedesca del Terzo Reich, ndr), e mi sono diplomato un giorno prima dell'esame di ammissione. E ovviamente per festeggiare ho bevuto un bel po' di vino bianco.

V.Q.: Ma quindi lei è entrato o no nella Luftwaffe?

F.E.: No, non ce l'ho fatta. Ma tutti i miei amici che sono diventati piloti, sono morti. Forse il destino ha voluto così....

V.Q.: Indubbiamente ha avuto delle possibilità in più.

F.E.: Sì, poi una delle mie grandi passioni è lo sport. Una vita per lo sport direi.

V.Q.: Racconti..

F.E: I miei successi sportivi sono molteplici. Ma non chiamiamoli così, non sono un agonista. Ho partecipato alle olimpiadi a Roma del 1960, poi a Kiel. Poi ho fatto il marinaio ovunque, le regate in oceano, dalla Persia al Kilimangiaro.

V.Q.: I miei più vivi complimenti!

F.E.: Sono un uomo fortunato. O meglio sono stato fortunato, proprio in quegli anni. '41 – '45.

V.Q.: Era nazional-socialista?

F.E.: No. Noi che componevamo la gioventù dell'epoca eravamo entusiasti delle istituzioni del regime. Altrimenti non avrei sognato un futuro nella Wehrmacht. Nazista in senso stretto, non ero un gerarca. Ero un giovane, e come tutti i giovani inquadrato nelle formazioni. In Italia penso fosse la stessa cosa.

V.Q.: Lo era, lo era. Se in Italia c'era la Gioventù Italiana del Littorio, in Germania l'equivalente era la Hitlerjugend. Così come molte altre.

F.E.: Sì, perfetto capo. Ora vado.

V.Q.: La ringrazio del tempo dedicato e della disponibilità.

F.E.: E' un piacere, è stato un piacere.

V.Q.: Lo stesso per me. A più tardi.

F.E.: A più tardi...


E si allontanava per le strade di Montegrotto Terme, senza che il passo esitasse di un attimo, assieme alla moglie Erika. Mangia regolarmente, cammina, scherza. Un'energia invidiabile, Herr Eisl....


Valentino Quintana Agenzia Stampa Italia

 

 

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