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Filomena Cecere: la scrittura è sacrifico e solitudine, ma se si inizia poi non si può più rinunciare

                                                        
Abbiamo incontrato Filomena Cecere, giovane scrittrice pontina che sta cercando di dare al fantasy italiano una nuova visibilità ed un nuovo stile, anche tramite contaminazioni più cupe e urbane

 

 Lei è una grande appassionata del genere fantasy. Come è nata questa passione?

La passione per il fantasy nasce dalle mie letture d’infanzia. I libri d’avventura di Verne, Salgari, Defoe e Stevenson mi hanno accompagnata fino all’adolescenza. Poi negli anni ’80 mi sono avvicinata alla fantascienza, in particolare al cyberpunk. Ma La Storia infinita di Michael Ende mi ha aperto un mondo che non ho più abbandonato. Inoltre ho sempre approfondito gli studi sulla mitologia celtica e greco-romana e la passione per le armi e le armature antiche ha fatto il resto. Tutti questi elementi hanno scaturito in me la voglia di scrivere. Inizialmente I cavalieri di Elidar doveva essere un racconto breve, ma le idee continuavano a fluire ed è nato il primo romanzo, seguito poi da Il sacro diaspro e Il pugnale di ghiaccio che ha concluso la trilogia.

 

Pur svolgendo un’altra attività oltre a quella della scrittrice negli ultimi tre anni ha pubblicato tre libri, due raccolte e vari racconti. Come riesce a farlo?

Scrivo regolarmente tutti i giorni, quando torno a casa dal lavoro. È una passione, ho bisogno di scrivere. Quando non lo faccio sento la mancanza e le idee si affollano nella mente. È un’esigenza che non posso trascurare. Spesso è difficile conciliare entrambe le attività, ma non potrei rinunciare a nessuna delle due.                                               Scrivo di sera, nel fine settimana poi intensifico il lavoro. Tutto questo cercando di non trascurare la famiglia e senza rinunciare a presentazioni, reading e incontri vari che mi permettono di incontrare il pubblico.  La scrittura è sacrificio, è anche solitudine a volte, ma entra nel sangue e non si può rinunciare ad essa.

 È stato difficile pubblicare il primo libro? Cosa ha provato quando ha visto la sua opera passare dallo schermo del pc alla carta?

Quando ho scritto il primo romanzo non intendevo pubblicarlo. Ero già appagata quando ho digitato l’ultima parola dell’ultimo capitolo. Ho sempre pensato, e lo credo tutt’oggi, che bisogna scrivere per se stessi, senza lasciarsi condizionare dalle mode o dalle richieste commerciali, né tanto meno farsi trascinare dall’ossessione di pubblicare a tutti i costi.

In realtà mi ha convinta mio marito a pubblicare, dopo aver letto il manoscritto. Sono stata fortunata, mi era stata consigliata la Ego edizioni, ho proposto il mio romanzo ed è stato accettato dopo un periodo di valutazione.

Quando ho preso il libro tra le mani per la prima volta mi sentivo euforica. L’emozione si ripete ogni volta che arriva il nuovo romanzo fresco di stampa.

 Come nasce la trama di un suo libro?

Non sono una scrittrice che programma nel dettaglio ogni capitolo. Stabilisco una trama generale che scaturisce da un’intuizione. Su questa rifletto qualche settimana perché la storia deve convincere prima me stessa. Nel frattempo creo il background dei personaggi principali: la storia e la psicologia dei protagonisti e antagonisti. Mi documento sulle tematiche che voglio affrontare, aggiungo particolari e nuovi personaggi. Solo quando mi sembra che tutto funzioni passo alla scrittura. Preferisco che la storia si sviluppi progressivamente. Come se i personaggi, dotati di vita propria, mi raccontassero le loro gesta. Spesso vengo travolta della narrazione a tal punto che le storie continuano attraverso i sogni notturni . La mattina poi prendo appunti e, dopo un’attenta e oculata elaborazione, quei sogni fatti di visioni sceniche diventano parole scritte.

 Pur appassionata e specializzata nel fantasy non disdegna capatine nel mondo del giallo e del noir. Come mai?

Due anni fa ho incontrato I duri della palude, un movimento letterario di scrittori pontini che abbraccia il genere giallo e noir. Mi hanno contagiata con la loro passione e il loro entusiasmo per un genere di cui conoscevo veramente poco. Ho iniziato a scrivere racconti noir, prediligendo l’analisi del profilo introspettivo degli assassini. Più che scoprire il colpevole preferisco narrare sentimenti come la paura, l’odio, l’insicurezza, la rabbia, generati da menti contorte.

Questo genere ha contaminato anche i miei ultimi fantasy che hanno assunto una connotazione più urbana e dark. I protagonisti sono spesso i reietti e non sempre lottano per il bene.

 Quanto sono importanti le presentazioni ed il contatto diretto con il pubblico per promuovere i suoi libri? Le case editrici con cui ha pubblicato l’hanno aiutata da questo punto di vista?

Il contatto con il pubblico è fondamentale non solo per far conoscere il proprio romanzo ad un numero sempre più vasto di lettori, ma anche perché i fruitori oggi sono attenti e critici. Spesso notano dettagli che allo scrittore sfuggono ed elargiscono consigli e critiche costruttive.

La Ego editrice mi ha sempre sostenuta organizzando le presentazioni ufficiali nell’ambito di manifestazioni di rilievo e altre presentazioni nelle scuole. Il compito dell’editore però non è questo. Si è fortunati ad incontrare direttori editoriali disposti a promuovere il romanzo pubblicato, soprattutto nella piccola e media editoria.

 Quali sono gli autori che più hanno influito sul suo stile e sulla sua formazione?

L’autore di high fantasy che più di tutti ha influenzato il mio stile e che più ho amato è sicuramente John Ronald Reuel Tolkien con tutta la sua vasta produzione partendo da Il signore degli anelli. Ma anche Clive Staples Lewis con Le cronache di Narnia e Terry Brooks con La saga di Shannara.

Ci sono però tantissimi altri autori che stimo come Philip Pullman con Queste oscure materie, Bernhard Hennen e la sua trilogia La luce degli elfi e Neil Gaiman con Stardust. Ma anche scrittori italiani come Francesco Falconi che in quattro anni ha prodotto ben otto romanzi e potrei citarne tanti altri ancora.

Che consiglio si sente di dare a chi sogna di fare lo scrittore?                                                      

Innanzi tutto direi di non rinunciare mai ai propri sogni. Di provarci e non farsi demoralizzare dai giudizi negativi. Di credere in se stessi.

Consiglierei anche di non spedire manoscritti solo alle grandi case editrici, ma di tentare anche con quelle piccole, purchè oneste.

Di prendere la scrittura seriamente. Non credo molto in chi scrive aspettando l’ispirazione. La scrittura è sì passione ma è soprattutto impegno.

 Adesso a cosa sta lavorando? Quando potremo leggerlo?

In questi giorni sto ultimando l’ultima stesura di una raccolta di racconti gotici che sarà pubblicato dalla GDS edizioni prima della fine dell’anno. I racconti hanno in comune due elementi fondamentali: uno è legato alla figura della strega, l’altro è relativo all’ambientazione ma non voglio anticipare di più.  Contemporaneamente sto lavorando a due progetti con altri scrittori e ad un romanzo Urban fantasy con contaminazioni gotiche e noir.

 

Bibliografia: 2008 I cavalieri di Elidar – Ego

2009 Il sacro diaspro – Ego

Ritratti di sangue (libro istantaneo) – Gds

La tredicesima costellazione (libro istantaneo) – gds

2010 Il pugnale di ghiaccio - Ego

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