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Umbria. Il PD in fermento: un “caso accardi” a Città di Castello?
(ASI) Che a Città di Castello (PG) ci fosse qualche problema nelle fila del PD, partito di maggioranza, era cosa nota, ma ristretta agli addetti ai lavori. Adesso, però, c’è l’ufficialità, dopo che un giovane iscritto al partito di Bersani, Lorenzo Accardi, ha rotto gli indugi e scritto una lettera aperta a Gionata Gatticchi, Segretario del Pd della città di Burri.

E’ da notare che Accardi, a suo tempo, si era candidato alla carica ora ricoperta da Gatticchi “nello spirito, si legge nella lettera, di poter dare un contributo al dibattito di partito, nell’interesse della città, e non certo per farti un dispetto”. Accardi fa capire che, con la gestione Gatticchi, è nulla cambiato rispetto ad allora, in una situazione contrassegnata dall’ “ormai annoso immobilismo provocato dalle divisioni interne al partito, più personalistiche che politico-programmatiche e che nulla hanno a che vedere con la vera politica, la quale, in questo particolare periodo, dovrebbe interessarsi delle difficoltà che stanno attraversando la nostra città, il nostro territorio e le nostre famiglie, a causa della grave crisi economica in cui versa il Paese e larga parte del mondo”.

Per di più, secondo Accardi, a Città di Castello vi sono problemi specifici e ulteriori che devono essere “affrontati e non sottaciuti da un partito che si definisce di sinistra riformista e aperto”. Accardi cita l’incremento di circolazione di droga, le infiltrazioni mafiose e gli arresti del luglio scorso, l’attentato incendiario della scorsa settimana: fenomeni nuovi e un tempo estranei alla realtà tifernate.

Ma la critica di Accardi spazia a tutto campo su problemi concreti e sentiti in Alto Tevere. “La nostra città, scrive il giovane esponente del PD, ha perso le sedi distaccate dell’Università, la Fondazione Cassa di Risparmio, la sede di Equitalia, l’Ufficio del Giudice di Pace; vengono messi in discussione il Tribunale, la Sogepu, l’ASL, con il rischio di far retrocedere la nostra città, conosciuta invece nel passato come realtà dinamica, anticipatrice di eventi, laboriosa ed innovatrice”. Inoltre, con il raddoppio della discarica di Belladanza, Castello si candida a diventare “la pattumiera dell’Umbria”.

Ma Accardi non parla solo dei problemi amministrativi della città e stigmatizza anche l’immobilismo e l’arroccamento conservatore del partito e del livello istituzionale in materia di riforme, un argomento di cui avrebbe auspicato che si parlasse “in maniera propositiva”. Complessivamente, dice Accardi, “il rischio è di far ricadere sulla città e sul territorio, gli errori causati da certe scelte, come ad esempio il fatto di aver accettato di diventare la ‘pattumiera dell’Umbria’, raddoppiando le dimensioni della discarica di Belladanza”.

Di fronte a questo quadro, sia pur se “con spirito costruttivo”, Accardi richiama pesantemente Gatticchi e il PD tifernate a prendere “posizioni chiare rispetto agli enormi problemi che sono sul tavolo” anziché perdere “tempo prezioso, tirato dalla giacca da tutte le parti” sulla diatriba della nomina di un nuovo assessore, che sembra paralizzare la politica a Castello negli ultimi tempi. Nomina peraltro discutibile, per Accardi, visto che l’assessore dovrebbe avere deleghe “così eterogenee tra loro” che “potrebbero essere tranquillamente redistribuite tra gli altri assessorati”. “Alla città, conclude il firmatario, non interessano le beghe correntizie di partito, ma i problemi reali sopracitati!”. Per questo, Accardi chiede a Gatticchi “un colpo di reni…nell’interesse del partito e del rilancio della sua immagine presso i cittadini”, garantendo costruttivamente, in tal caso, il suo sostegno pieno e quello di “tanti compagni ed amici che hanno a cuore le sorti di Città di Castello”.

Il sasso è caduto nello stagno; c’è da giurare, data la situazione politica di Città di castello, che l’acqua si agiterà notevolmente nei prossimi giorni.

 

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