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Ciò che “rasta” del Bolscevismo italico

(ASI)Forlì. Lettere in Redazione - Sono andato alcuni giorni fa a vedere la mostra “Novecento” al San Domenico e vorrei fare i complimenti agli organizzatori di questo evento culturale non solo per l’allestimento, per il numero e l’alta qualità artistica degli oggetti esposti,ma anche per la cura dei particolari. Tuttavia questa iniziativa non è stata apprezzata da tutti. Infatti ho trovato nella mia cassetta della posta un volantino di un gruppo di persone che, attaccando gli organizzatori, intende “contrastare con forza questa mostra perché attraverso questa vengono riproposti chiaramente gli intenti del fascismo”. Questa mostra non è in realtà un tentativo di restaurare un regime del passato, come vogliono affermare un gruppo di ragazzi coi capelli rasta, così me li hanno descritti mentre domenica distribuivano volantini nel loro “presidio antifascista” davanti al San Domenico. Sembra che i medesimi oltre a non aver molta dimestichezza col barbiere, non l’abbiano neppure con la cultura. Infatti per chi non lo sapesse, parlo abbastanza bene il russo e sono stato diverse volte a Mosca. Ho utilizzato come gran parte dei moscoviti la metro e sono pure sceso in una fermata “Arbatskaya” meravigliosa sia dal punto di vista artistico, sia da quello architettonico. Questa fermata, costruita all’inizio degli anni ’50 del XX secolo durante il regime staliniano, fu disegnata dal grande architetto, allineato col regime, Polyakov e si presenta con bassi pilastri squadrati ricoperti di splendido marmo rosso e con un alto soffitto a volte decorato con ornamenti e motivi floreali meravigliosi dal quale pendono lampadari bellissimi. Considerato che le mie idee politiche sono diverse dai rastamen di cui sopra, allora quando sono a Mosca, cosa dovrei organizzare un presidio anti – bolscevico davanti a queste bellissime opere artistiche celebrative del regime, invitando la gente a non guardarle e a non utilizzare la metro? Premesso che un tale presidio troverebbe favorevole accoglimento tra la gente e tra le stesse autorità, Putin in testa, non più bolscevico, quello che non troverebbe favorevole accoglimento è il disprezzo per queste opere d’arte di cui tutti i moscoviti ne vanno orgogliosi. Lo stesso Lenin, all’indomani della Rivoluzione d’Ottobre, disse che tutti gli edifici di valore storico ed artistico costruiti dagli zar andavano conservati! In aprile lessi un altro volantino dove si organizzava una “marcia antifascista” con lo scopo di denigrare l’architettura del Ventennio di viale della Stazione e con quello di attaccare il Sindaco Balzani che aveva (finalmente!) recuperato quegli edifici. A questo punto mi chiedo: dopo la mostra quello che resta, anzi quella  rasta del bolscevismo italico, connotato da un furore talebano verso tutto ciò che è di valore artistico ed architettonico creato in un’altra epoca e molto meno sensibile verso la cultura rispetto al bolscevismo russo, cosa farà? Vorrà distruggere il Palazzo delle Poste e la stazione FS? Con l’aeroporto ci sono già riusciti, ma non lo loro, i loro cuginetti…

Andrea Mantellini

cons. Circoscrizione 1 - Forlì

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