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Festival del Giornalismo. Volevo diventare Rimbaud e invece mi hanno dato un tesserino

(ASI) “Tutto ciò che è parola rappresenta solo sollievo di qualche squinternato; questo testimonia la pochezza di noi italiani”: con questa frase a effetto, e tra uno scroscio di applausi, Pierangelo Buttafuoco conclude così l’incontro che, in questa penultima giornata del festival, si è tenuto presso la sala Raffaello dell’Hotel Brufani.

Un appuntamento atteso, quello che ha visto la partecipazione di due ‘liberi pensatori’, i noti scrittori siciliani Fulvio Abbate e Pietrangelo Buttafuoco: il primo direttore di una tv privata, Teledurrutti, il secondo giornalista di Panorama.

L’incontro si è svolto in un clima informale: una chiacchierata ‘in siciliano’ tra due amici, che non perdono occasione di dimostrarsi stima reciproca, su di un tema a loro caro: aspettative e delusioni di uomini.

“Volevo diventare Rimbaud e invece mi hanno dato un tesserino” vuole essere lo spunto per una riflessione più ampia, che assume ancora più valore davanti a una platea gremita di giovani. Quanto nella vita ciascuno di noi abbia il diritto di aspirare in alto, come fece il celebre poeta francese, e quanto in realtà si finisca poi per adattarsi a compromessi è quanto emerge dall’incontro.

“Questa realtà, propria di tutti i campi, è poi ancora più vera per i giornalisti- afferma Buttafuoco- La situazione è andata nel tempo peggiorando e due ne sono le cause: la mancanza di un pubblico curioso di informazioni, e un impoverimento, culturale e sociale, della nostra Italia”.

Responsabile di questo peggioramento è, sempre secondo il giornalista di Panorama, l’atteggiamento di una parte di quella sinistra che si è adagiata sul conformismo.

Disincanto politico che ritroviamo anche nelle parole di Abbate, fiero del suo ultimo lavoro, “La sinistra italiana è la più triste del mondo”, pubblicato su il Fatto Quotidiano, corredato graficamente da una fetta d’ananas.

Alla crisi politica si affianca quindi quella culturale: “Sono lingue morte, quelle della narrativa, del teatro, della televisione”- afferma Buttafuoco, che subito dopo prosegue: “L’unica prova di grande scrittura è quella offerta ancora dal giornalismo, che è lingua viva”.

Un barlume di speranza in un clima di disincanto affiora quindi dalle parole dei due scrittori che, per i giovani presenti, costituiscono il simbolo di chi ce l’ha fatta: un esempio di pensiero libero e non conformista, che trova luoghi in cui esprimersi; una cosa rara, e direi un lusso per pochi, nell’Italia di oggi, quella che Buttafuoco stesso non esita a definire con un pizzico di amarezza “una periferia e una provincia, priva di sovranità politica e culturale”.

In conclusione l’annuncio di Abbate, che invita tutti i presenti alla celebrazione del premio Durruti a Roma, in piazza Farnese, il 3 maggio: occasione in cui verranno premiati Claudio Lolli, musicista e cantante, e la giornalista Flavia Perina.

 

 

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