Pil, crescita acquisita del 2,2%. Tensioni geopolitiche e pressioni inflazionistiche aumentano l’incertezza. Dato occupazionale in miglioramento in Italia.

(ASI) Per la prima volta dopo quattro trimestri, l’Italia registra nel primo trimestre del 2022 un calo nella stima del PIL. Lo rivelano i dati dell’Istat, pubblicati il 10 maggio, inerenti al periodo gennaio-aprile. Questa fase di rallentamento dell’economia, non solo italiana ma anche internazionale, è stata principalmente causata dalle forti pressioni inflazionistiche e dal cambio di intonazione delle politiche economiche.

L’attività internazionale è stata anche influenzata da tensioni geopolitiche: l’incertezza dell’esito e della durata del conflitto russo-ucraino continua infatti a innalzare il prezzo delle commodity energetiche, specialmente quello del gas naturale e del petrolio, che hanno comunque subito un leggero calo nel mese di aprile a causa di aumenti dell’offerta.

Nei primi tre mesi dell’anno, in Cina il Pil è aumentato dell’1,3%, negli Stati Uniti c’è stato il primo calo da circa due anni di -0,4%, mentre nell’area dell’euro il Pil è aumentato dello 0,2% in termini congiunturali.

Per quanto riguarda la condizione italiana, la crescita acquisita del 2022 è del 2,2%: “Nel primo trimestre, il Pil italiano ha segnato una marginale contrazione legata dal lato dell’offerta a una flessione dell’attività dei servizi e dal lato della domanda a un apporto negativo della componente estera”

L’indice destagionalizzato della produzione industriale è rimasto invariato per via di un aumento dell’energia (+2,7%), dei beni di consumo (+1,0%) e quelli strumentali (+0,4%).

Le esportazioni di beni in valore invece sono aumentate a febbraio (+1,6% rispetto al mese precedente e +22,7% su febbraio 2021) mentre a marzo l’andamento degli scambi in valore del commercio extra Ue ha confermato la dinamica più accentuata delle importazioni rispetto alle esportazioni (+15,5% e +7,5%), aumento causato principalmente dall’ingente incremento degli acquisti da Russi, dai paesi OPEC e dalla Cina.

Un dato interessante è quello comunicato dai segnali delle famiglie, le quali hanno registrato una flessione delle vendite al dettaglio con importanti miglioramenti del mercato del lavoro. Per quanto riguarda le vendite, si è registrato un calo a marzo che ha toccato sia i beni alimentare sia i non alimentari (rispettivamente -0,6% e -0,7%).

Il dato occupazionale risulta essere invece in aumento (+0,4%, pari a +81mila unità), trainato dalla componente femminile (+0,9%, pari a +85mila unità), caratterizzato da una riduzione del numero dei disoccupati (-2,3%, -48mila) e di inattivi (-0,6%, -72mila). La causa principale è da ricollegarsi alla crescita degli occupati dipendenti (+0,7% +121mila).

Tommaso Maiorca -  Agenzia Stampa Italia

 

 

*Fonte dati Istat. 

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