Covid-19: Amm. De Giorgi, portare aiuti nei Paesi amici per rilanciare ruolo internazionale appannato

(ASI) L'Italia deve tornare a essere protagonista in campo internazionale, "magari ricominciando dal Soft Power, valorizzando l'esperienza maturata nella guerra al Covid 19 e alle conoscenze acquisite dalla Sanità italiana, per dare una mano ai Paesi amici in difficoltà e che sono ancora nella fase crescente della malattia.

Non solo faremmo del bene, ma rilanceremo la percezione dell'Italia in molte aree del mondo dove la nostra immagine è oggi appannata. Torniamo in Libia con medici e infermieri qualificati tramite la Cooperazione della Farnesina. Contribuiamo a ricostruire le infrastrutture vitali, ridare la corrente elettrica. Potenziamo con accordi bilaterali la nostra collaborazione militare con i Paesi strategici per la nostra sicurezza". Così l'ammiraglio Giuseppe De Giorgi, ex capo di Stato Maggiore della Marina Italiana dal 2013 al 2015, in un'editoriale pubblicato sul quotidiano Avvenire. 

Sulla questione libica, spiega De Giorgi, "l'unico attore che tace e sembra costantemente distratto e in altre faccende indaffarato è proprio il nostro Paese. Come se la questione del nuovo equilibrio che va prendendo forma in Mediterraneo non ci riguardasse, rassegnati a rimanere subalterni e ancillari a qualunque Potenza, grande o piccola, pur di non affrontare le responsabilità connesse con lo status di Nazione indipendente e libera. In Libia, così come in Somalia, la Turchia si è inserita scalzando l'influenza storica italiana nelle sue ex-colonie. Lo ha fatto grazie a un mix di "soft power", costruendo grandi opere pubbliche e di "hard power", fornendo assistenza militare. Per essere più efficace, la Turchia si muove tramite accordi bilaterali, in modo da non diluire il ritorno politico del suo impegno nell'ambito di coalizioni internazionali, in cui finirebbe per recitare la parte del comprimario al seguito di una grande potenza". 

"La Turchia, allo stato attuale, la sta facendo da padrona sia con il pesante intervento militare in Libia, nel quale è possibile rintracciare una conferma del cosiddetto "neo-ottomanesimo" di Erdogan, sia con il programma di trivellazioni nel Mediterraneo". In questo quadro è evidente "come sia ancora flebile la risposta europea, dalla quale manca comunque la voce italiana; nonostante sia stata proprio l'Italia, il 10 febbraio 2018, la prima e per ora unica Nazione Europea, a subire senza reagire, a differenza della Grecia, la prepotenza di Erdogan, quando le navi della sua Marina bloccarono illegittimamente in acque internazionali la piattaforma petrolifera Saipem 12000 sotto contratto dell'Eni, impedendole di raggiungere i giacimenti ottenuti in concessione nel Mediterraneo Orientale".

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