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Sicurezza, il Viminale chiede 1 miliardo al governo per le attività istituzionali

(ASI) «Il momento economico non è facile, ma la sicurezza deve essere considerata tra le priorità». È chiaro il pensiero del ministro dell'Interno Maroni, intervenuto oggi a 'Insieme per lo sviluppo', il primo congresso della Uil-Polizia dedicato ai temi del lavoro, della sicurezza e dello sviluppo, in corso oggi e domani a Roma.

 

Per questo il ministro ha chiesto «1 miliardo di euro per le spese rimodulabili» nel 2011 al presidente del Consiglio Berlusconi e al ministro dell'Economia e delle Finanze Tremonti, con «un documento di sei pagine e di cinque allegati con tutti i capitoli di spesa necessari a garantire lo svolgimento di tutte le attività». Il ministero di cui è titolare, ha spiegato Maroni, ha subito infatti nel 2011 «un taglio del 36% su un bilancio complessivo di 29 miliardi». Rispetto a queste cifre, il miliardo richiesto rappresenta «il 3% del bilancio, il minimo per garantire le attività istituzionali».

«Sono tanti soldi, ma spesi bene» ha commentato Maroni, portando ad esempio le cifre sui risultati della lotta alla criminalità comune nel biennio 2008-2010: furti diminuiti del 6%, reati contro le persone del 7,4%, in calo del 14% gli omicidi volontari e del 30% le rapine. Un'ulteriore conferma del fatto che «la macchina funziona» viene dai numeri del contrasto alle mafie, che ha portato «in tre anni a 46mila beni sottratti alla criminalità organizzata per un valore di 21,5 miliardi di euro». Tutto questo, ha proseguito, «è il risultato di una presenza costante delle Forze di Polizia sul territorio e di un complesso di misure adottate dal governo».

Maroni ha poi annunciato la realizzazione entro l'anno «da un Libro bianco sulla sicurezza con le criticità e le proposte per migliorare l'efficienza del sistema, al quale lavorerà una commissione ministeriale che insedierò al Viminale entro giugno, e per il 2013 contiamo di approvare la riforma». Il Libro bianco riguarderà, tra l'altro, «la revisione dei presidi territoriali, il riordino delle carriere e la modifica della legge n.121/1981 sulle Forze di polizia». La 121, per il ministro, va aggiornata perché «oggi è un altro mondo rispetto a 30 anni fa». Si lavorerà, ha aggiunto Maroni, anche per superare gli attuali limiti alle libertà sindacali perché «i poliziotti sono lavoratori ed hanno diritto alle libertà di tutti gli altri lavoratori».

Durante il convegno il ministro ha parlato anche di immigrazione, facendo riferimento al rischio di una nuova ondata migratoria dalla Tunisia a settembre dovuta all'instabilità economica e politica. Le elezioni che dovevano tenersi nel Paese a luglio, ha ricordato Maroni, sono state rimandate a ottobre, motivo per cui «l'instabilità politica è destinata a proseguire. Temo così un nuovo flusso di migranti dopo l'estate e l'Italia non può essere lasciata sola».

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