×

Attenzione

JUser: :_load: non è stato possibile caricare l'utente con ID: 113
REFERENDUM del 12 e 13 GIUGNO

Per cosa siamo chiamati a votare?
Il referendum del 12 e 13 giugno chiederà agli italiani di esprimere il loro parere circa quattro differenti quesiti.

 

Il primo quesito, fortemente voluto dall’Italia dei Valori, chiede l’abrogazione della legge oggi famosa come “legittimo impedimento”.

La legge scudo con la quale il presidente del consiglio Silvio Berlusconi, contrariamente alle persone “normali” che non possono usufruirne, non essendo dunque di fatto tutte uguali davanti alla legge può rinviare un’udienza di un processo, che lo vede imputato, non più soltanto per cause di forza maggiore o effettivi impedimenti, ma bensì, anche per semplici impegni di lavoro.

Con l’abrogazione di tale legge si richiede in sostanza di imporre nuovamente l’uguaglianza dei cittadini davanti alla Legge evitando che si possa fare eccezione per una carica istituzionale come quella della presidenza del consiglio.

Per richiedere tale abrogazione e cioè la cancellazione di suddetta legge è necessario votare “Si”, altrimenti qualora si voglia preservare la legge in questione allora sarà necessario votare “No”.

Il secondo quesito chiede l’abrogazione e dunque la cancellazione del decreto-legge del governo Berlusconi che ha concesso il via libera alla costruzione di centrali nucleari sulla penisola italiana.

I dati rilevano che la produzione autonoma nazionale di energia elettrica incrementerebbe di meno dell’otto percento, e il rendimento effettivo arriverebbe non prima dei prossimi venti anni, mentre a crescere notevolmente, e da subito, sarebbe il rischio di catastrofe ambientale, come in questi giorni sta avvenendo in Giappone.

Le associazioni ambientaliste esprimono tutta la loro preoccupazione al riguardo, considerando due fattori che aumenterebbero il rischio di incidente nel suolo italico, la forte sismicità che la struttura geologica offre e la presenza della mafia che potrebbe insinuarsi nella gestione dello smistamento delle scorie radioattive, con conseguenze gravissime prima di tutto per l’ambiente e immediatamente di riflesso per chi lo abita “tutti noi”.

Per fermare la costruzione di tali centrali nucleari è necessario votare “Si”, cioè “Si, voglio che il nucleare venga eliminato dai progetti politici futuri”, mentre per chi fosse favorevole alla costruzione delle centrali nucleari proprio nel nostro territorio dovrà recarsi alle urne e votare “No”.

Terzo e Quarto quesito, infine richiedono al cittadino di esprimere un giudizio favorevole o contrario alla cancellazione della possibilità di privatizzare l’acqua.

Tale concetto se pure possa sembrare assurdo è invece più che mai reale, c’è chi vuole privatizzare l’acqua. Votando “Si” il cittadino chiede che l’acqua venga ancora considerato un bene prezioso, di tutti, e dunque non privatizzabile.

Chi invece fosse favorevole alla privatizzazione dell’acqua, prima fonte di sostentamento per tutti gli esseri viventi, dovrà votare “No”, permettendo la nascita di un nuovo mercato che eleggerà coloro che saranno i padroni dell’acqua, già da questi definita non più come semplice acqua ma bensì come “Oro Blu”.

In sostanza chi è contrario alla privatizzazione dell’acqua, al nucleare in Italia ed alla legge sul “legittimo impedimento” sarà chiamato a votare “Si” ad ogni quesito, mentre chi fosse favorevole ad uno o più di questi quesiti referendari sarà chiamato a votare un “No” per ciascun quesito che intenda mantenere integro. Ovviamente è dunque assolutamente possibile votare “Si” per un quesito e “No” per un altro, ma di certo è fondamentale andare a votare, poiché è giusto esprimersi circa questi quattro quesiti appena esplicati, che riguardano il cittadino in prima persona e con lui il futuro del nostro paese e del nostro ambiente.

Infine, e solo per aggiungere un dato importante, si ricorda che il mancato accorpamento del referendum con i ballottaggi delle amministrative, è costato al paese 400 milioni di euro di soldi pubblici, che potevano tranquillamente essere risparmiati e reinvestiti in qualsiasi altra opera, qualora il ministro Maroni avesse semplicemente accettato di far coincidere le due date, organizzando con un po’ di attenzione il calendario. L’intento è più che mai chiaro, altrimenti non sarebbe costato nulla, si spera che così non venga raggiunto il Quorum.

Continua a leggere