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Fiducia al Governo Berlusconi e ribaltoni, fra incertezze e conferme

 

(ASI) Il presidente del Consiglio dei Ministri, Silvio Berlusconi, questa mattina, nell'aula del Senato, ha reso le comunicazioni sulle quali ha posto la questione di fiducia. Nel pomeriggio, il Presidente svolgerà il suo intervento alla Camera dei Deputati.


Vi proponiamo un estratto e i punti salienti del discorso tenuto al Senato dal Premier Silvio Berlusconi:

“Signor Presidente, onorevoli senatori, per la seconda volta nel volgere di poche settimane, il Parlamento è chiamato a decidere sulla fiducia al Governo. 

-Abbiamo bisogno di continuità operativa, di un Governo in perfetta efficienza, di una cooperazione istituzionale e politica ampia. Abbiamo bisogno di capacità di decisione. Abbiamo bisogno di tutto tranne che di una crisi al buio, senza che vi siano alternative valide al quadro politico stabilito degli italiani con il loro voto.

-Se un Governo non ha ben operato e deve lasciare, deve essere il popolo a deciderlo. Il popolo al quale il primo articolo della nostra Costituzione attribuisce la sovranità. Se questo principio viene violato, si tradisce la lettera e lo spirito della Costituzione.

- I liberi Parlamenti sono chiamati a interpretare e a rappresentare la volontà popolare, non a sostituirvisi per ragioni di interesse di parte. Ecco perché la questione che abbiamo di fronte si pone in termini semplici e chiari; in termini comprensibili da tutti i cittadini e da tutti i parlamentari: fiducia o sfiducia, crisi al buio sì, crisi al buio no. Su questi due punti maggioranza e opposizioni discuteranno oggi al Senato e alla Camera.

- Ora, ripeto, comprenderei chi volesse sfiduciare il Governo ed aprire una crisi invocando elezioni anticipate o, almeno, potendo indicare un Premier diverso ed essendo sicuro di poter formare una maggioranza diversa. Non riesco, viceversa, a comprendere quale spirito animi chi vuole a tutti i costi aprire una crisi al buio.

-A chi serve una crisi al buio? A cosa serve una crisi al buio? A cosa mira chi la pretende? Forse spera che dalla confusione e dalla paralisi nasca il doppio risultato di ribaltare questo Governo e di evitare elezioni anticipate?

- Dal voto delle Camere dipendono la prospettiva di stabilità e la speranza di crescita di un sistema economico e finanziario impegnato in una competizione durissima e in una sfida, finora vincente, contro una costellazione di forze che vorrebbero trascinare il Paese in una spirale di declassamento e di dequalificazione che gli Italiani certo non meritano.

- Gravati come siamo dal terzo debito pubblico del mondo, pur non avendo la terza economia del mondo, l'Italia è entrata nella crisi in condizioni assai più difficili di altri Paesi perché ha dovuto affrontare la crisi finanziaria, la crisi economia globale, con un debito pubblico imponente e più alto tra i Paesi in Europa. Un debito - non dimentichiamocelo mai - ereditato dai Governi del compromesso storico. Questo debito sovrano dell'Italia la esponeva più di altri ad attacchi speculativi. All'inizio, nell'acronimo PIGS, con cui da tempo si indicano i Paesi a rischio di sostenibilità finanziaria, la «I» stava per Italia.; oggi questa «I» non si riferisce più a noi e il nostro debito sovrano non è sotto attacco. Le aste dei titoli del debito italiano procedono regolarmente e non incontrano ostacoli.

- Mi rivolgo in particolare a coloro che hanno aderito ad altri Gruppi parlamentari che, insieme all'intera opposizione, hanno presentato alla Camera una mozione di sfiducia al Governo eletto dai loro stessi elettori. Sono certo che in questo momento nessuno di voi intende gettare via così frettolosamente tutto ciò che in questi anni abbiamo costruito insieme, dal bipolarismo alla nascita del partito unitario dei moderati, dall'alternativa alla sinistra italiana alla guida di un Governo riformatore.

- Sono assolutamente convinto, infine, che ciascuno di voi sa che qualunque dissenso è legittimo, che qualunque critica è possibile, ma la rottura no, la sfiducia al Governo no, la divisione del campo dei moderati no! Tutto si può dire e tutto si può fare, ma non progettare un'alleanza con la sinistra in questa legislatura, camuffata da un Governo di transizione, e neppure unire i propri voti a quelli dell'opposizione, sommando grottescamente i voti sottratti al Popolo della Libertà a quelli del Partito Democratico e dell'Italia dei Valori.

Tutto si può fare, ma non si può tradire il mandato ricevuto dagli elettori. Chi persegue questi obiettivi lo può fare ad una sola condizione, che si torni dagli elettori e che si spieghi loro perché si è cambiato opinione, presentando al popolo italiano le proprie idee, le proprie critiche, i propri programmi e le alleanze politiche attraverso cui si ritiene di poterli realizzare. Se, invece, è sincera e reale la preoccupazione per la situazione difficile in cui si trova l'Italia, al pari di tutti gli altri Paesi europei, allora l'unica strada possibile è quella di rinnovare la fiducia all'attuale Governo. Di rinnovarla perché il Governo ha ben agito.

- Non solo, dopo aver seguito la linea del rigore, che ha messo l'Italia al riparo dai contraccolpi derivanti dalle crisi finanziarie internazionali che si sono succedute dal 2000 ad oggi, e tenendo conto di questo quadro, riprenderemo il dialogo con le parti sociali - come, d'altronde, abbiamo sempre fatto in passato -, anche sulla base delle proposte recentemente avanzare insieme da Confindustria e sindacati, cercando di coniugare il necessario rigore con gli interventi per la crescita. Su questo punto terremo anche conto dei suggerimenti e delle proposte di tutti, comprese quelle del Partito Liberale in ordine alle privatizzazioni.  Il nostro è da sempre il Governo dell'ascolto e dell'apertura a quanto di meglio propone la società civile, perché vogliamo perseguire il bene comune di tutta l'Italia e di tutti i suoi cittadini, senza alcuna distinzione sociale e geografica.

- Sono convinto che le difficoltà e le divisioni interne, che sono insorte non siano affatto insormontabili. Devono tornare a prevalere il buon senso ed il senso della misura. Questo è quanto il popolo dei moderati ci chiede. Non ci chiede di dividerci: ci chiede di unirci per il bene dell'Italia. A tutti i moderati di questo Parlamento propongo quindi un patto di legislatura per garantire coerenza e continuità con il programma elettorale e con le scelte condivise, rinnovando quello che c'è da rinnovare nel programma e nella compagine di Governo. Decidiamo insieme quale sia la strada e quale sia lo strumento più indicato. Onorevoli senatori, oggi non è in gioco la persona del Presidente del Consiglio; oggi è in gioco la scelta tra il proseguimento di un progetto di cambiamento e la restaurazione ovvero il ritorno all'indietro, il ritorno a quei vizi tradizionali della politica che sono all'origine dei problemi di cui ora soffre l'Italia.

- Il nostro Paese ha bisogno di stabilità e di governabilità, condizioni indispensabili per realizzare quelle riforme di cui vi è urgente necessità. Garantire oggi la stabilità è la prima condizione per mettere al sicuro gli interessi del Paese e cercare di comporre l'area moderata.

Se il Governo otterrà la fiducia da domani lavoreremo per questa finalità, per ricomporre l'area moderata, per allargare quanto possibile l'attuale maggioranza a tutti coloro che condividono i valori e i programmi dei moderati, a partire da chi si richiama alla forza politica più forte in Europa, alla grande famiglia della democrazia

- Se questo non dovesse avvenire sono certo che, quando verrà il momento, il popolo italiano, dal quale questo Governo e questa maggioranza hanno avuto un chiarissimo mandato ed una piena legittimazione a guidare il Paese, saprà valutare con buon senso e giustizia i meriti e le responsabilità”.

Dopo l’intervento di Berlusconi al Senato Pier Ferdinando Casini, leader dell'Udc  esprime il suo giudizio:  “Se Berlusconi si dimette prima del voto dell'aula alla Camera allora vuol dire che crede a quello che ha detto 'al Senato, 'se no sono chiacchiere'. Lo dice interpellato a Montecitorio.  Casini giudica il discorso del premier al Senato 'ottimo' ma 'per essere credibile - spiega - mancava solo un chiarimento: la ragione per la quale non si va a dimettere poiché si e' avventurato in questa caccia all'ultimo voto , una megacompravendita parlamentare non si capisce perché se è credibile il suo proposito di appellarsi alla responsabilità il primo responsabile non sia lui”.  

Invece Anna Finocchiaro, presidente dei senatori del Partito democratico, il discorso di Berlusconi non convince e anzi lo giudica: ” Un intervento di stupefacente debolezza, probabilmente Berlusconi voleva tenere un profilo basso ma impressiona la totale assenza di riferimenti alle condizioni reali del Paese”. l’intervento con cui il premier Silvio Berlusconi ha chiesto la fiducia al Senato. ”Non penso – afferma Finocchiaro – che un discorso del genere possa convincere chi ha deciso nella maggioranza di non votare la fiducia”. Finocchiaro non fa pronostici sull’esito del voto ”ma comunque mercoledì niente sarà più lo stesso perché la maggioranza è finita e Berlusconi si è ridotto a fare il contabile”.

Dello stesso avviso è  Dario Franceschini, capogruppo del Pd alla Camera: "Anche se Berlusconi strappasse, con metodi non ortodossi, la fiducia per un voto, non riuscirebbe comunque a governare per un solo giorno, non solo politicamente ma anche numericamente - da quando è sorta Fli, il governo è andato sempre sotto di 15-20 voti. Dal 15 poi, Fli ha detto che passerà all'opposizione e quindi Berlusconi non riuscirà a far approvare nemmeno un decreto ".

Mentre per Antonio  Di Pietro leader dell’Italia dei Valori: “Berlusconi oggi con il suo discorso ha riempito di vuoto il nulla raccontando un paese e una politica che non ci sono, illudendosi e pensando di poter illudere i cittadini che va tutto bene” quando “la realtà è del tutto diversa” e “le categorie sociali sono stanno tutte protestando”. Lo ha detto il leader dell’Idv Antonio Di Pietro che questa mattina ha incontrato i sindacati delle forze di polizia che stanno protestando di fronte a Montecitorio. Per Di Pietro è “il classico dittatorello chiuso nel suo bunker che parla solo a se stesso”, a questo punto “é necessario darci un taglio e prepararsi alle elezioni perché qualsiasi altra ipotesi non avrebbe agibilità politica perché non avrebbe la maggioranza in Parlamento”.    
Anche Felice Belisario, capogruppo Idv a palazzo Madama, ha commentato: “Il discorso di Berlusconi è stato inutile, ha detto le solite bugie che ripete da 16 anni, ha cercato di dare a tutti una lezioncina di educazione civica di quart’ordine. Berlusconi deve lasciare palazzo Chigi ma sa bene che appena lascerà la presidenza del Consiglio dovrà presentarsi davanti al tribunale di Milano. Da parte nostra, se potessimo votare due volte contro questo governo lo faremmo ben volentieri, con tutt’e due le mani”. Sulla compravendita di deputati, Belisario ha detto che “sappiamo che chi passa con facilità dal centrosinistra al centrodestra non lo fa di certo per ragioni politiche ma per altri motivi che di certo non sono onorevoli”. Non sono soddisfatti nemmeno gli uomini di Futuro e Libertà. A dirlo e a farsi portavoce della posizione di Adolfo Uso ( Fli) è, coordinatore del partito di Fini: “Il discorso di Berlusconi al Senato è stato deludente”. Urso ha detto di non aver apprezzato un discorso di fatto solo “difensivo, poco attento alle esigenze di sviluppo e crescita che interessano agli italiani”.
Invece di diverso avviso sono: Daniele Capezzone, portavoce del Pdl: "Il Presidente del Consiglio ha pronunciato un discorso ispirato ad un altissimo profilo istituzionale e a una profonda considerazione degli interessi nazionali. C’e’ da augurarsi che tutte le persone di buona volonta’ che hanno a cuore il Paese piu’ della propria fazione, vogliano raccogliere questo appello. Le forze moderate, liberali, riformatrici hanno un’opportunità, che Silvio Berlusconi si e’ impegnato a garantire: ora sta a loro - conclude - non sciupare questa occasione".                                                        
 Il vicepresidente dei senatori della Lega Nord, Sandro Mazzatorta intervenendo in aula al Senato sul voto di fiducia al governo. ''Siamo davanti alla crisi di Governo forse più preoccupante che abbia mai investito il nostro Paese. E per di più in un momento estremamente difficile della congiuntura economica mondiale e mai come in questo momento, per far uscire il Paese delle sabbie mobili della peggior crisi finanziaria dell'ultimo secolo, avremmo bisogno di una maggioranza stabile, decisa e soprattutto coerente rispetto al patto con gli elettori''. Lo ha dichiarato Per Mazzatorta ''questo sistema elettorale tanto vituperato e criticato ma consono ad un'ordinata democrazia maggioritaria ha individuato nettamente i partiti vincitori ed i partiti vinti, il verdetto delle urne nell'aprile del 2008 è stato chiaro e limpido: da un lato il Popolo della Libertà e la Lega Nord come partiti vincitori, dall'altro lato il Partito Democratico, l'UDC e l'Italia dei Valori come partiti vinti''. ''Dovrebbe quindi suscitare disprezzo ad un sincero democratico - ha detto Mazzatorta - un possibile scambio di ruoli con i partiti vinti al Governo ed i partiti vincitori all'opposizione perché ciò suonerebbe come una operazione del peggior trasformismo parlamentare che, come diceva il senatore Pera, è il vero ed antico male del nostro sistema politico. Un Governo di salute pubblica, o di solidarietà nazionale, o di come diavolo lo vorrete fantasiosamente chiamare, altro non è - ha concluso - che un Governo in totale contrasto con la sovranità popolare''.

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