Il Gruppo di Puebla rilancia la necessità di integrazione in America Latina

(ASI) Il Gruppo Puebla, forum politico ed accademico della regione indiolatina, è tornata a sottolineare la necessità di rafforzare l’integrazione nell’area. Questo quanto emerso dall’VIII Incontro del Gruppo di Puebla che si è aperto ieri a Città del Messico con l’appello di alcuni dei relatori che hanno preso parte alla sua sessione di apertura dedicata all’integrazione politica ed economica dell’America Latina e dei Caraibi, mentre la Bolivia ha denunciato un tentativo di colpo di Stato in corso.

I partecipanti hanno anche festeggiato l’elezione di Xiomara Castro in Honduras.

Tra gli impegni presi quello di fornire nuove proposte per promuovere il modello di sviluppo solidale nella regione iniziative che, nelle intenzioni dei proponenti, saranno utili per combattere la disuguaglianza, la povertà e l’emarginazione politica in altre aree del pianeta, come spiegato dal ministro degli Esteri messicano Marcelo Ebrard.

Ebrard ha ricordato che al di là delle differenze, i membri del Gruppo si uniscono con l’aspirazione a costruire società più giuste ed egualitarie, a ridurre le disuguaglianze, a fermare la violenza e la corruzione ea consolidare la pace.

Il presidente della Bolivia, Luis Arce, è intervenuto nella sessione di apertura del forum per denunciare che la destra locale si sta ricomponendo e sta cercando di rilanciare il golpe che ha preso il potere al popolo nel novembre 2019. Il primo mandatario del paese andino ha detto che attraverso i cosiddetti movimenti civici e facendo appello a varie questioni dietro le quali c'è sempre un'agenda politica chiara, l’oligarchia cerca di destabilizzare e ottenere in questo modo ciò che non può vincere alle urne.

Arce ha poi ricordato che il suo governo dà la priorità all’assistenza sanitaria dalla pandemia, alla ripresa dalla recessione economica causata dal Covid-19 e dal governo golpista, nonché all’amministrazione della giustizia sulle violazioni dei diritti umani avvenute durante il mandato autonominatosi di JeanineÁñez.

Il presidente dell'Argentina, Alberto Fernández, nel suo intervento ha precisato che la pandemia legata al Covid-19 ha fatto precipitare il mondo in una crisi globale e che ora è necessario lavorare insieme per recuperare la logica dello sviluppo produttivo per l’intero continente. Il politico peronista ha anche denunciato la distribuzione ineguale dei vaccini contro il Covid-19 e il fatto che le nazioni più ricchi abbiano trattenuto il 90% delle dosi quando rappresentano solo il 10% della popolazione mondiale.

A questa denuncia si è aggiunto anche l’ex presidente dell’Ecuador, Rafael Correa, cheda parte sua ha assicurato che l’integrazione regionale deve portare anche allo sviluppo della conoscenza e alla produzione di questi e altri farmaci, per non dipendere dalle nazioni più ricche nello sforzo di salvare vite umane.

La necessità di integrazione basata su bilanci politico-sociali e non solo economico-commerciali ha occupato parte dell'intervento dell’ex presidente del Brasile, DilmaRousseff, che ha invitato a sfruttare le migliori esperienze raccolte dai governi democratici e progressisti.

L’ex premier spagnolo, José Luis Rodríguez Zapatero, ha invece spiegati che siamo di fronte a nuove sfide globali e, tuttavia, le istituzioni create dalla comunità internazionale per affrontarle mancano di forza e legittimità; quindi ha messo in guardia dalla destra, che ha diffuso l’idea che il problema sia il comunismo in America Latina e nei Caraibi, quando in realtà è la povertà e la disuguaglianza.

Alla sessione di apertura hanno partecipato anche la Vicepresidente del Perù, Dina Boluarte; l’ex candidato alla presidenza del Cile, Marco Enríquez-Ominami; il direttore esecutivo della Commissione economica per l'America Latina ei Caraibi (Cepal), Alicia Bárcena, e il presidente del Partito Morena del Messico, Mario Delgado.

Fabrizio Di Ernesto - Agenzia Stampa Italia

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