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Nuova Libia, san Francesco d'Assisi e... l'usura

(ASI) Di fronte alle migliaia di persone, che il 23 ottobre a Bengasi erano presenti alla cerimonia per la proclamazione della liberazione della Libia, il presidente del Consiglio Nazionale di Transizione ha definito la sharia "fonte basilare" di tutte le leggi in Libia. In conseguenza di ciò, tutte le leggi esistenti che non sono in armonia cogli insegnamenti dell'Islam verranno annullate.

Parole che suonano come un primo benservito a Francia, Gran Bretagna, Usa e ai loro modelli di società "avanzata" esportabili, come sempre più spesso, anche colle armi.
Ma, a quanto pare, ciò che del programma di governo di Mustafà Abdul-Jalil preoccupa di più i governi e i centri di potere finanziari occidentali (con in testa Wall Street e City di Londra) è stato l'annuncio che in Libia verranno istituite nuove banche per seguire il sistema bancario islamico, che vieta di caricare interessi usurari. Si restituirà così al sistema creditizio libico quella funzione economico-sociale, che per esempio in Occidente la Chiesa cattolica comprese, quando nel 15° secolo lasciò all'Ordine dei Francescani la creazione dei primi "Monti di Pietà", per sottrarre le popolazioni agli usurai (oggi forse si chiamerebbero "Banche d'affari" o "Finanza creativa"). Almeno in questo, dunque, l'Islam dimostra una straordinaria vocazione sociale, certamente estranea all'Occidente odierno, ma assai vicina allo spirito del Poverello d'Assisi.

 

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