Confermato asse strategico Cina-Iran tra equilibri mondiali, Via della Seta e nuovi investimenti

Rouhani Xi Jinping (ASI) L’alleanza strategica tra Cina ed Iran potrebbe alterare gli equilibri internazionali. Non si parla più solo di investimenti o di scambi di materie prime ma anche di cooperazione militare. Come riferisce la testata giornalistica multimediale Pars Today, e secondo il quotidiano New York Times, "l’accordo di cooperazione di ben 25 anni tra Cina ed Iran potrebbe segnare la svolta contro le politiche del presidente in carica Donald Trump".

Le due potenze si avvicinano sempre di più a degli accordi che coinvolgono gli arsenali dei rispettivi Paesi. Si parla di circa 400 miliardi di dollari da investire in Iran nel settore energetico ed in altri progetti relativi ai settori bancario, delle telecomunicazioni, portuale e ferroviario. Sempre secondo il quotidiano statunitense, si assicurerebbe alla Cina l'esportazione di petrolio per un ventennio. Il piano di cooperazione prevede anche collaborazioni nel settore dei servizi segreti e nella lotta al terrorismo, al narcotraffico e al crimine organizzato. E’ sempre il New York Times a sottolineare come la cooperazione tra le due nazioni (non nuova) possa mettere in crisi le relazioni con gli Stati Uniti.

Già dal 2017, l’Iran era considerato dalla rivista “Panorama” il principale alleato della Cina in Medio Oriente. Tehran si è con il tempo trasformata in uno dei corridoi strategici lungo la Nuova Via della Seta cinese, il mega-progetto infrastrutturale attraverso cui il presidente Xi Jinping cerca di costruire una rotta commerciale preferenziale per collegare in maniera più efficiente l’Asia all’Europa.

I primi contatti tra le due civiltà risalgono al 138 a.C., quando l’inviato cinese Zhang Qian, dopo aver attraversato l’altopiano dell’Asia Centrale a cavallo, si ritrovò ai confini dell’Impero Persiano. Appare chiaro come l’amicizia tra Pechino e Tehran sia oggi ancora viva inserendosi in un contesto geopolitico non ottimale che, tuttavia, li ha resi più uniti.

Si parla dunque di rapporti secolari. Possono questi impensierire lo scacchiere delle democrazie europee? Le voci che arrivano da oltre Atlantico sono preoccupanti. Gli Stati Uniti si sentono minacciati da tale “asse” strategico tra i due Paesi asiatici. Consideriamo come per la Cina sia importante la fornitura di idrocarburi. Per l’Iran, la collaborazione con Pechino conferisce grande spessore alla propria azione diplomatica nel panorama mediorientale, mettendo forse in penombra  nella Mezzaluna sciita attori come Pakistan, Afghanistan e Russia. Secondo Panorama, "l’interscambio commerciale tra le due nazioni passa da 55 a 600 miliardi di dollari in appena dieci anni".

Molti osservatori si chiedono se l’Iran resterà dunque il perno dell’avanzata cinese verso Occidente. Si parla di un corridoio economico di importanza fondamentale. Le incognite dell’alleanza impediscono di dormire sonni tranquilli. In tema di pandemia globale risuona il detto popolare: “Quando Mao (la Cina) starnutisce, il mondo si ammala”. Ci si può interrogare su quanto questi imponenti patti economici e commerciali possano incidere sugli aspetti culturali. Come cambieranno gli equilibri geopolitici mondiali? Il gioco delle alleanze, da che la storia ricordi, può essere pericoloso o può portare ad una stabilizzazione dei conflitti.

 

Massimiliano Pezzella – Agenzia Stampa Italia

 

Continua a leggere