Le due crisi “in più” dell’Iran oltre al coronavirus

mediciran(ASI) Mentre il coronavirus coinvolge oltre 190 nazioni del globo ed è purtroppo una pandemia, l’Iran sta iniziando a sorprendere per la “reazione” del suo popolo dinanzi alla malattia infettiva.

La reazione decisa degli iraniani, che in alcuni casi sembra incredibile, soprattutto se paragonata a quella delle altre nazioni, avviene mentre il paese dei persiani è afflitto da 2 gravi problemi che vanno ad appesantire il problema coronavirus: le sanzioni internazionali sulle medicine e l’attacco mediatico, entrambi coordinati dagli Stati Uniti. Ma la reazione sorprendente degli iraniani, non è motivata anche da questo accanimento ignobile dell’amministrazione Trump?

Il coronavirus, un problema serio

Ad oggi, 23 marzo, non si può certo parlare ancora di segni di contenimento del morbo in Iran.

I contagiati sono aumentati di 1400 in un giorno, superando i 23 mila e i morti in 24 ore sono stati 127, oltre 1800 il dato complessivo.

Dati preoccupanti che però sono meno gravi dell’Italia e degli Stati Uniti, per numero di contagiati e che comunque segnalano un contenimento relativo del contagio. È prevedibile che presto anche nazioni come Francia, Germania e Inghilterra superino per numero di contagiati, l’Iran.

Cosa è accaduto in una delle nazioni dove il virus si era diffuso prima, dopo la Cina?

Alla fine di febbraio, quando l’Iran si era ritrovato all’improvviso con il virus, mancavano mascherine, gel, tamponi, medicine e la gente non sapeva come comportarsi.

C’erano addirittura parlamentari, ministri e autorità contagiate.

Uno-due micidiale: l’aggressione mediatica e le sanzioni sulle medicine

Gli Stati Uniti di Donald Trump cercano dall’inizio del suo insediamento di effettuare il “regime change” in Iran.

La tattica adottata dall’amministrazione Usa, alla luce del sole, è quella della “massima pressione” attraverso le sanzioni e, questo non viene detto, azioni di sabotaggio e misure militari, come è l’attentato ai danni del generale martire Qassem Soleimani, il 3 gennaio scorso.

Con l’impazzare dell’epidemia, la Casabianca ha sperato di poter approfittare della situazione per raggiungere l’intento che difficilmente avrebbe potuto realizzare altrimenti.

E cosi Trump ha organizzato “un quartier generale” in seno al ministero del Tesoro (incaricato di perseguire le sanzioni), per fare pressione sulle società farmaceutiche mondiali e impedire che l’Iran riuscisse a procurare le medicine in più che servono per l’epidemia. Lo stesso per le attrezzature mediche e sanitarie e i macchinari.

Contemporaneamente, l’amministrazione Trump ha messo in moto quella che è la sua arma più micidiale, ossia i media.

Siti americani e poi un pò in tutto il mondo (compresi quelli italiani), hanno iniziato a diffondere notizie false sull’Iran.

Chi ha scritto che in Iran ci sono 700 mila morti, chi ha scritto che ce ne sarebbero 3 milioni, altri che hanno parlato di fosse comuni, altri della mancanza di assistenza sanitaria.

L'operazione mediatica, effettuata anche attraverso una serie di media in lingua persiana (VoA in persiano, BBC in persiano, Iran International, MBC Persia, ecc...) mirava a diffondere bugie per danneggiare la fiducia degli iraniani nelle autorita' da una parte e dall'altra isolare ancor di piu' l'Iran a livello internazionale, e accrescere la paura degli altri Paesi nei confronti dell'Iran.

La verità dei fatti sulla reazione dell’Iran

Motivatissimi, probabilmente anche per via di queste azioni ignobili da parte degli Stati Uniti, la risposta dell’Iran è stata sorprendente. La risposta è stata decisa, non solo contro il coronavirus, ma anche contro le due “crisi” in più create dagli Stati Uniti.

La popolazione, senza l’entrata in vigore del coprifuoco, ha iniziato a limitare gli spostamenti e a stare a casa. Le misure del governo iraniano, sulla sospensione di attività sportive e la chiusura di stadi, cinema, teatri e attività commerciali non indispensabili, sono state anticipate dalle misure volontarie della popolazione.

Tantissimi medici e infermieri hanno rinunciato alle vacanze per far fronte all’emergenza; membri del corpo dell’esercito dei volontari o Basij hanno iniziato a prestare servizio negli ospedali; in alcune città i religiosi e i membri del clero sono entrati negli ospedali e nei cimiteri per aiutare il personale a svolgere il lavoro.

Il governo iraniano ha cercato di affrontare la crisi con diverse iniziative.

I tamponi che mancavano per identificare i contagiati e che non venivano venduti all’Iran per le sanzioni, sono stati prodotti dal ministero della difesa iraniano.

Decine di case farmaceutiche iraniane hanno iniziato la produzione aggiunta di mascherine e gel disinfettante e oggi questi generi abbondano sul mercato iraniano, e non mancano come nei primi giorni.

La nazione che non aveva tamponi, oggi effettua 10 mila test al giorno e li fa alle persone con sintomi dubbi identificate attraverso un metodo capillare di setaccio, che va a contattare tutta la popolazione (finora sono stati interrogati 36 milioni di iraniani su un totale di 82 milioni) prima via telefono o internet, poi invita nei centri sanitari le persone con sintomi dubbi e che infine procede al ricovero degli ammalati con sintomi gravi.

Il governo iraniano ha iniziato a fare versamenti ai conti dei capofamiglia iraniani con la fascia di reddito minore ed ha abolito l’obbligo di pagare le rate dei mutui alle banche fino a nuovo ordine. Inoltre sono stati messi a disposizione mutui con basso interesse per operai e lavoratori con basso reddito.

In giorni che sono quelli delle festività del Nowruz, la gente ha rinunciato anche alla tradizione di andare a far visita ai cari e rimane in casa.

Il rappresentante dell’Oms, Richard Brennan, che con una delegazione di medici ha visitato l’Iran per diversi giorni, ha definito di ottimo livello i servizi sanitari della nazione ed ha definito “giusta e ragionevole” la risposta scelta dalla nazione per contenere l’epidemia.

In Iran, bisogna sottolinearlo, non sono venuti a mancare gli alimentari, perchè proprio le sanzioni hanno indotto il Paese ad essere autosufficiente sul mangiare e quasi autosufficiente anche sulle medicine (il 97% è di produzione interna).

Non ci sono state nei supermercati le resse e le risse dei paesi occidentali e la gente ha affrontato con serenità ma soprattutto altruismo l’emergenza, anche perchè quella religione e quella fede nel Signore che l’Occidente ha presentato come “l’oppio delle masse”, in Iran è ancora un valore e domina la vita della gente.

Per ultimo, anche il mondo del giornalismo ha cercato di far fronte alla pesante aggressione mediatica, spiegando le verità della nazione. Consapevoli di questa aggressione, anche chi non fa il giornalista ha voluto rispondere con misure “mediatiche”. A partire dai medici che si sono fatti riprendere ballando, per dimostrare che la nazione non è allo sbando e che lotta con un morale alto. Addirittura gli artisti e gli attori, hanno scritto una lettera aperta chiedendo la fine delle sanzioni sulle medicine.

Nazioni come Russia, Cina, Turchia, Qatar e organizzazioni internazionali come l’Unicef e Medici senza Frontiere hanno inviato aiuti e hanno chiesto la fine delle sanzioni sulle medicine.

Forse grazie al nostro piccolo contributo, persino in Italia giornalisti indipendenti si sono accorti che le storielle sulle fosse comuni in Iran, narrate dal Washington Post e ripetute da quotidiani come La Repubblica, sono ben distanti dalla realtà.

Come andrà a finire? La storia non dimenticherà

Come le tantissime sfide degli ultimi anni, soprattutto come gli 8 anni dell’invasione di Saddam (anch’essa incoraggiata dagli Usa), il popolo iraniano ce la farà anche questa volta e risolverà con i suoi strumenti e le sue ricche risorse la crisi, ma rimarrà la vergogna per gli Stati Uniti, che hanno intensificato le loro azioni ostili in un momento di difficoltà della nazione, dimostrando che per loro i diritti umani sono solo parole, e che sono pronti a qualsiasi tipo di “sciacallaggio”, pur di raggiungere i loro loschi obiettivi per quanto riguarda l’Iran.

La storia non dimenticherà che il governo degli Stati Uniti ha intensificato il giro di vite sulle società farmaceutiche per impedire l’arrivo di medicine ad un popolo colpito dal coronavirus.

Quale iraniano crederà mai più ad una sola parola del governo statunitense, quando si ricorderà che è quel governo che ha cercato di accrescere le morti tra gli iraniani?

Gli iraniani non dimenticheranno, dopo questo dramma, che gli Stati Uniti sono non solo un nemico, ma un nemico ignobile e pronto a tutto per raggiungere i suoi obiettivi.

Davood Abbasi

Pars Today Italian

 

 

 

 

Fonte: https://parstoday.com/it/news/iran-i211550-le_due_crisi_in_pi%C3%B9_dell%E2%80%99iran_oltre_al_coronavirus

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