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Spazio: il fallimento europeo

(ASI) Lo spazio continua a rappresentare il sogno di grandezza dell’Unione europea che impossibilitata a diventare una potenza economica e militare si è vista costretta a ripiegare su altri campi, in primis quello spaziale, anche se ora Strasburgo sembra vicina all’ennesimo fallimento.

 

La Commissione europea ha di recente pubblicato la proposta di finanziamento al piano pluriennale, arco temporale 2014-2021 escludendo da questo uno dei principali programmi spaziali dell’Unione; non a caso nell’occasione è stato lanciato l’allarme sul finanziamento del programma spaziale europeo.

Tutto nasce con il Trattato di Lisbona, nel quale lo spazio viene riconosciuta come nuova politica della Ue; ora però i nodi stanno venendo al pettine.

La Commissione infatti ha gradi difficoltà a finanziare e gestire grandi programmi scientifici come il Gmes, global monitoring for environment and security. Questi infatti risultano troppo dispendiosi ed inoltre sono soliti comportare ritardi e costi che si protraggono ben oltre i sette anni del finanziamento.
Per ovviare a questo problema la Commissione ha deciso di escludere il Gems dalla programmazione economica ufficiale passando l’onore e soprattutto l’onere agli Stati membri, che lo finanzieranno su base volontaria, potendo decidere nella massima autonomia
se e quante risorse dedicargli.

Per l’Ue si tratta di una clamorosa retromarcia che tenta goffamente di nascondere un fallimento epocale, visto che lasciando tutto in mano ai singoli Stati, già alle prese con una grave crisi economica, il Gems finirà inevitabilmente per naufragare o fine nelle mani di uno, forse due Stati, ottenendo una posizione egemonica sul resto del vecchio continente.

Voci di dissenso si sono alzate dall’Esa, l’agenzia spaziale europea, che, in qualità di cofinanziatore del progetto, ha chiesto ai singoli di stati di fare pressioni sulla Commissione affinché riveda la propria precisione.

Tutto invariato, almeno per il momento, per quanto concerne il programma Galileo, per il quale è stato ribadito il finanziamento di sette miliardi in sette anni. A giocare in favore di questo progetto il fatto che la sua proprietà è tutta in mano alla Ue.

La crisi economica dopo aver colpito i singoli cittadini, aver messo con le spalle al muro gli Stati sta ora facendo saltare i conti anche alla fantomatica Unione europea. E pensare che Bruxelles sogna la luna.

 

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